41) Mavelina dell'oscurità

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Fedele e Lisifilio precipitarono sulle fronde di un abete, i suoi rami tesi li accompagnarono fino alle radici dell'albero, coperte di uno strato morbido d'aghi.

«Molto bello.» ammise Lisifilio «Ma non lo farei mai più.»

«Quando hai detto "lasciamoci cadere" pensavo scherzassi.»

«Non ce la facevo più, Fedele. Atterrare con cautela è molto più dura che decollare.»

Sdraiati pancia all'aria e fiatone in gola, i due guardarono l'ombra degli aghi striare la loro pelle e giocare con la luce sui loro occhi, i raggi colpivano inquieti l'ombelico del principe con un venire e andare come il battito d'ali di una libellula.

Voltato a guardarlo, Fedele vide il principe lampeggiare, apparire e sparire, presa una pigna provò a colpirlo, con la prima gli passò attraverso, anche con la seconda sicché l'esserci uomo e l'esserci mela si alternava senza ritmo, con la terza lo colpì in fronte

«Ehi!» il principe fece per chiedere spiegazioni, ma in realtà non le chiese proprio tutte in una volta «Per...» sparì riapparve «..ché...» sparì riapparve «lo... ha... i... fatt... o?»

Fedele gli assestò uno schiaffo che lo fece rotolare fino a un limpido e libero raggio di sole

«Perché?» protestò il principe apparso una volta per tutte.

«Molto strano a vedersi, ma sensato.» inutile che Lisifilio chiedesse cosa, Fedele già puntava gli occhi alle mura di pietra chiara di quel castello di fronte al quale erano atterrati, già immaginava come presentarsi alle porte.

«Io busso e mi fingo un ambasciatore e tu tiri un pugno a chi ci apre.»

«Abbiamo fatto di tutto per non farci catturare e poi bussiamo alla porta della Regina?»

«Questo è il castello bianco.»

«Scusa ma...» il principe corrugò la fronte «I castelli della Regina Nera devono essere tutti neri?»

«Detta così fa ridere, ma lo hai visto anche tu, c'era quello nero e questo qua che è bianco. È palese che qui ci siano i buoni.»

«Quindi la Regina Nera non può possedere due castelli uno bianco e uno nero, devono essere entrambi neri altrimenti niente.»

«Io scommetto» Fedele prese a frugare nel sacchetto delle monete «che in questo castello la Regina Nera non c'è.»

«Potrebbe comunque appartenerle!» il principe cercò di farglielo capire con le mani a coppa attorno alla bocca «Che ne sai che non l'abbia conquistato ieri e debba ancora ridipingerlo di nero.»

«Allora alzo il tiro, secondo me qui non c'è mai stata alcuna strega e non è conquistato da una strega.»

«Accetto!» ruggì quel soldato in armatura che atterrò su Fedele «Preso!» abbaiò quell'altro che nel cercare di prendere Lisifilio lo coprì con la propria ombra «Una mela d'oro» balbettò un attimo dopo.

Legato dai piedi alle spalle come un neonato Fedele vide i soldati raccogliere la mela d'oro e nasconderla in un panno. Vide loro muoverla come si trattasse di un prezioso cimelio, nasconderla al centro del gruppo e controllare senza sollievo di averla davvero trovata.

«Perdonatemi, gentili cavalieri» trasportato sulla spalla di uno di loro Fedele cercò ancora di vincere la propria scommessa «Stiamo andando al castello bianco, vero?»

«Sì.»

«E per quale motivo vi interessa la mela?»

«La nostra regina ce l'ha chiesta.»

Pomo d'oro fuorilegge || Vincitore Wattys 2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora