Capitolo 4

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"Cosa fai a Firenze e per quanto ti fermi?" "Sono qui per imparare a conoscere il paese in cui sono nata e mi fermo per due settimane." "Ma se sei nata in un paesino vicino a Venezia, perché hai scelto Firenze?"
"Perchè non è finita qui poi vado a Roma per qualche giorno e poi, appunto, a Venezia, per una settimana."
"Wow ti piace viaggiare eh?"
"Si moltissimo, in realtà sono in giro già da 3 mesi. Sono stata in diverse capitali europee ma ho voluto tenere l'Italia per ultima, per dedicarci più tempo." Mentre parlo lo stupore cresce sul suo viso.
"Okay sono colpito e tutto questo da sola?"
"Si, sola." Ammetto fiera
"E perché? Se mi è permesso chiedere."
"Oh perché non c'era più niente che mi trattenesse in Inghilterra."
"Mi piacerebbe aver avuto il tuo coraggio."
"Tu cosa fai a Firenze, vivi qui?"
"No, vivo a Milano e studio architettura, sono qui solo per degli studi."
"Hai sempre saputo di voler fare l'architetto?"
"No, ma mio padre si, lui lo sapeva da quando sono nato. Sarei stato un architetto proprio come lui e mio fratello, caso chiuso."

Ecco un bel progetto ben riuscito, come sarebbe fiera mia madre di un figlio così, invece la sorte le ha assegnato me.
"Tu cosa vorresti fare invece?"
"Dipingere, lo so sembra stupido, che razza di lavoro è il pittore, potrebbe essere al massimo un hobby. Eppure io amo dipingere, l'ho capito quando ho iniziato a frequentare l'artistico, solo che poi ho dovuto seguire l'indirizzo di architettura e mettere da parte i pennelli."
"La trovo una cosa fantastica invece, al giorno d'oggi se ne trovano pochi di ragazzi appassionati di qualcosa come lo sembri tu della pittura."
"Grazie."

Ora che lo osservo meglio vedo delle macchioline di colore sulle sue mani, ha anche un tatuaggio sul palmo destro, alquanto singolare come cosa.

Cavolo! Il grande orologio sopra le nostre teste segna le 7.10 devo proprio andare se non voglio perdere la mia visita. Mi alzo di scatto dalla sedia e Dimitri fa un balzo per lo spavento "Scusa, si è fatto tardi devo andare. Grazie per il caffè, è stato un piacere conoscerti."

Mi incammino verso l'uscita del bar quando la sua mano mi tocca la spalla.
"Aspetta posso almeno avere il tuo numero? Sai studiando architettura so molte cose su Firenze, nel caso ti servisse una guida io sarei disponibile." Dice con un sorrisetto furbo
"Non ti conosco nemmeno."
"E allora? Cambiamo la situazione, dammi il tuo numero e conosciamoci."

Nessun ragazzo mi aveva chiesto il numero prima d'ora, ma penso funzioni così. Conosci qualcuno, ti trova interessante perciò ti chiede di uscire. Alla fine un numero non è una proposta di matrimonio, potrei sempre non rispondergli o bloccarlo.
Basta paranoie Brooke, è carino dagli il tuo benedetto numero!
"Si mi farebbe piacere, dammi il telefono."

Non vorrei ma mentre lo sblocca vedo la foto che ha come sfondo, ritrae un lui più giovane che ride all'obiettivo mentre la ragazza che tiene tra le braccia lo guarda ammaliata. Mi dico che non sono affari miei, non lo conosco, per quanto mi riguarda potrebbe anche avere la ragazza tanto non ci sta provando con me, uno come lui non potrebbe mai interessarsi a una come me. Non stiamo facendo nulla di male e nel caso in cui le cose cambiassero gli darei immediatamente il ben servito.

Odio i traditori, sono stata tradita un sacco di volte nella mia vita a partire dai miei genitori sfuggiti al loro compito, poi le mie amiche che non hanno battuto ciglio quando mi sono allontanata da loro, facendomi capire che infondo la mia presenza non contava poi molto. Non farei mai un torto a qualcuno anche se non lo conosco, non se lo merita. Conosco bene la sofferenza che c'è dietro. Stringo i denti e scrivo il numero poi gli restituisco il cellulare e con un ciao al volo esco dal bar.

Mi devo sbrigare. Alle 7.25 riesco ad essere fuori dalla cattedrale, la fila non è molta, senza neanche rendermene conto sono in cima alla cupola. Non ci sono parole, amo vedere le città dall'alto, da quassù siamo tutti uguali, minuscoli puntini che si muovono caoticamente. Nessuno si sente migliore, più forte e io mi sento bene, niente e nessuno può toccarmi qui. Prendo una boccata d'aria, lascio entrare tutte le emozioni, tristezza per la nonna e gioia per questo splendido viaggio che si concluderà come me felice in qualche posto, una volta per tutte.

Quando la terrazza si inizia a popolare di persone decido di scendere.

Mi perdo nelle vie del centro, scopro che Firenze non è poi così grande, la si riesce a vedere tutta anche a piedi. Entro in ogni libreria che mi capita di vedere e compro qualche libro in italiano, mi dico che mi servono per esercitarmi ma in realtà io amo i libri e una volta che inizio non riesco a fermarmi. Mi ritrovo con 5 libri prima dell'ora di pranzo e con 10 dopo aver fatto una pausa e aver mangiato. Mi dovrò inventare qualcosa, non me li posso portare in giro per Amsterdam e tanto meno a New York! Entro in un ufficio postale e chiedo informazioni su come spedire i libri a casa della nonna, ho già detto che gli italiani sono chiassosi e gentili? Mi fanno morire dalle risate. La signora della posta è super abbronzata con unghie lunghe appena fatte e messa in piega ai capelli. Molto gentilmente mi spiega come fare, una volta uscita dalla posta capisco che è la fine, ora che ho capito come comprare libri, senza che mi siano d'intralcio durante il mio viaggio, credo che quando tornerò in Inghilterra casa mia sarà invasa da pacchi. Casa mia, che strano pensare che ora ho una casa tutta per me, che non sento nemmeno come tale. Se ci ripenso ora mi fa paura il pensiero di stare lì da sola, è troppo grande. A cosa può servirmi tutto quello spazio? Prima o poi dovrò scendere a patti con me stessa e decidere cosa fare di quel posto, ma ora è troppo presto.

Si fa sera così decido di rientrare, ripenso a Dimitri e mi dispiaccio per lui, mi dispiace che non possa fare quello che ama. Quando ripasso nella via dove l'ho visto per la prima volta mi chiedo se lo vedrò ancora seduto su quei gradini, ma lui non c'è. Chissà se quando mi ha visto oggi anche lui si è ricordato di me, lo credo difficile, le ragazze come me si notano poco. Mi vibra il telefono in tasca, quando lo sblocco vedo la notifica di un messaggio da un numero sconosciuto, c'è scritto:

'Ei Anastasia, ho un paio di ore libere domani pomeriggio e mi chiedevo se ti andava di venire agli Uffizi con me? -Dimitri' inconsapevolmente sorrido.

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