Il Marchio Nero

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- COME UNA FENICE -

CAPITOLO 6 – IL MARCHIO NERO

«Draco, non devi dire queste cose ad alta voce».
Gli occhi scuri di Narcissa tremarono nel buio.
«E perché? Perché? Nemmeno tu sei contenta che vengano qui» sibilò Draco, un dito puntato contro di lei. Villa Malfoy risplendeva di luce e sontuosi abbellimenti.
«Io sono fiera di ospitare in casa mia la più grande congregazione di maghi al mondo» disse solenne sua madre, impettita nell'abito nero dagli orli in pizzo color malva.
«Cazzate!» sputò fuori Draco, in un ringhio. Cazzate, lo erano per davvero. Quante notti l'aveva udita piangere per come si fossero ridotti?
Ma, di tutta risposta, uno schiaffo a mano aperta lo colpì sulla guancia destra. La sua pelle delicata si arrossò subito.
«Non voglio più sentirti dire nulla a riguardo. Se ti sentisse tuo padre ti prenderebbe a bastonate» disse Narcissa, imperativa.
«Perché deve essere così, madre? Perché non scappiamo? Andiamo lontano. Rifugiamoci da qualche parte!» sussurrò Draco prendendola per un braccio ma lei, ostentandosi glaciale, trasse la mano e lo strattonò.
«Oseresti tradire il nostro Signore? Un vile, un codardo. È questo ciò che vuoi essere?»

Draco aprì gli occhi di scatto e si scoprì ricoperto di sudore freddo.
All'alba dell'otto di dicembre, era la prima volta da quando era uscito di prigione che sognava sua madre. I suoi incubi erano sempre stati incentrati ad Azkaban. Quel giorno invece si era svegliato provando un'inquietudine diversa.
Era un ricordo, quello, non un sogno. Un ricordo talmente vivido da fargli male. Prese l'anello di suo padre che teneva nel cassetto del comodino e se lo rigirò tra le dita, tastandone tutte le zigrinature del drago spinato raffigurato su un lato.
Un vile, un codardo.
Già, era quello che era sempre stato. Avrebbe dovuto combattere e tirarsi fuori da quella sotuazione, molti anni prima, ma non aveva trovato le forze di farlo. E se ne pentiva ogni giorno, ogni singolo giorno della sua schifosa e miserabile vita. Strinse l'anello in mano, poi lo scagliò contro la parete della stanza. Pesante, rimbalzò sul terreno con un rumore assordante. Rumore che gli ricordò di essere vivo, di dover andare avanti.
Così, quella mattina, si chiuse in bagno e tentò per l'ennesima volta di lavarsi via il marchio con una foga fuori del normale. Era tutto inutile. Sarebbe stato un vile e un codardo per sempre, ogni volta che si guardava quel braccio.

Quando Draco uscì di casa, alla consueta ora, trovò alla porta non solo il suo passaggio al lavoro, ma anche una squadra di elfi giardinieri e un'intera impresa di pulizie.
Spalancò gli occhi e li guardò entrare in casa senza che lo degnassero di uno sguardo. Gli passarono accanto di tutta fretta, con le bacchette levate e gli scopettoni che danzavano dietro di loro, in perfetto incantesimo Hockety Pockety.
«Cos'è, ho passato il test?! Sono stato un bravo bambino e quindi mi date il premio?» domandò Draco, rivolto ad Ackerley.
«Non è certo iniziativa del Ministero» si limitò a rispondere, poi lo prese per una spalla e si smaterializzarono direttamente all'ingresso sulla strada del Ministero.
Draco strinse le labbra e arrossì. Era chiaro che, anche quella volta, ci fosse sotto lo zampino di Potter. A distanza di una settimana gli aveva allacciato luce e gas, e ora gli aveva inviato una squadra di pulizie. Non era stato sufficiente dargli la possibilità di stare al caldo?
Non era forse troppo, tutto quello?

Draco camminò lungo i corridoi del Ministero arrovellandosi su cosa avrebbe potuto dire a Potter. Quello aveva la testa dura come il legno, non ci sarebbe stato alcun modo di farlo desistere! E lui non aveva alcun modo di ripagarlo, non finché non avrebbe percepito uno stipendio vero – e non mero un rimborso spese. Sarebbe mai arrivato, quel giorno?
Sospirò e scacciò via i pensieri nel tentativo di non pensare al proprio futuro, fin troppo fumoso. Non poteva pensare al passato, non poteva pensare al futuro. Era costretto a vivere nell'eterno presente e nell'incertezza.
Quando entrò nell'ufficio di Harry, lo trovò intento a intavolare una discussione piuttosto animata all'interfono con l'Ufficio Misteri. Draco si chiuse la porta alle spalle, incrociando poi le braccia attendendo che Potter la piantasse di urlare. Chissà cosa diamine era successo!

Come una fenice || 𝐷𝑟𝑎𝑟𝑟𝑦 || ᴡᴀᴛᴛʏꜱ 2022 ᴡɪɴɴᴇʀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora