Alice alla fine quella sera era stata di parola. Glenn era arrivata puntuale, con quel suo catorcio annoso e la consueta inoppugnabile voglia di fare baldoria. Aveva storto il naso quando aveva visto Alice con un tubino nero che le arrivava al ginocchio, ma se l'era fatto stare bene perché una volta nel locale, spogliatasi del cappotto, sul suo corpo pareva come seconda pelle scura. Voleva indietro la sua migliore amica, la voleva di nuovo tutta per sé. Avrebbe accettato di buon grado una denuncia per percosse al suo posto piuttosto che vederla soffrire per qualcuno che non la meritasse. Per qualcuno che l'aveva fatta sentire piccola, indegna, sporca.
Alice aveva rifiutato ostinata le avances di diversi ragazzi, nonostante le sue pressanti esortazioni. In particolar modo per uno, alto e prestante, dalla pelle olivastra e gli occhi color giada. Gli aveva detto no, quando Glenn ci si sarebbe fiondata con tutte le scarpe. Erano ormai finiti i tempi in cui la spigliatezza caratterizzante dei vent'anni le spingeva a godersi la vita senza poi così tanta assennatezza. Avevano per modo di dire, messo la testa a posto, be' non che Glenn l'avesse mai avuta attaccata al collo e non per aria, a volteggiare vorticosa, ma di certo le cosiddette 'avventure' avevano cessato di essere non poco sporadiche. Alice spesso ne soffriva di quel passato poco ragguardevole, Glenn invece no. Non che peccasse di superficialità, ma più semplicemente ne aveva custodito il ricordo, come promemoria per un futuro più coscienzioso.
Avevano perso il conto dei drink, e le risate avevano fatto eco dentro tutte quelle pareti alternate da luci stroboscopiche. Si erano divertite, erano state spensierate, ma Glenn sapeva che sarebbe successo, che una volta dentro, Alice si sarebbe fatta trasportare dalla corrente e se la sarebbe goduta. Non dubitava certo di quello, ma del dopo. Del loro rientro, del tragitto in macchina e degli occhi socchiusi di Alice, con la testa poggiata al finestrino. Del suo mutismo, del suo stare sempre a pensare anche quando non dovrebbe. Entrambe non erano molto avvezze al contatto fisico o al vicendevole scambio di dimostrazioni d'affetto, però Glenn dava per certo che Alice non avrebbe disdegnato le sue dita pizzicarle una coscia per dirle di smetterla, di smetterla una buona volta di pensare che le cose, tutte, prima o poi finiscano, salvo la loro amicizia, era ovvio. Alice aveva semplicemente sorriso, con gli occhi puntati sulla strada e su quella oscurità tipica della notte, artificialmente alterata dalle luci dei lampioni. Non le aveva detto del suo pomeriggio atipico, della sua nuova conoscenza. Glenn avrebbe iniziato a fare mille domande o peggio, a esultare come una mentecatto per l'eccitazione. E Alice non avrebbe retto, perché non c'era poi tanto di cui parlare a dire il vero. C'era? No che non c'era. Harry aveva la ragazza e due occhi scaltri. Harry aveva la ragazza e una bocca rossa che sapeva parlare. Harry aveva la ragazza e quel fascino, di chi sa. E ad Alice non è concesso fantasticare, perché Harry ha la ragazza e lei il sentore che una piccola parte di sé sia ancora ancorata al ricordo di qualcuno che sembrava averla amata sul serio: come si dovrebbe amare qualcuno, fino in fondo, fin dentro le ossa. Ma forse quello era stato solo un abbaglio, un colpo di sole preso... per sbadataggine. Avrebbe dovuto saperlo, che dal fango di fiori non ne sboccino, e che di alberi rigogliosi in prossimità di certo non se ne vedano. E che lei una stupida ci era, per starsene immobile, in silenzio, col freddo del finestrino aperto di Glenn, a insidiarsi negli indumenti e a rubarle calore. Harry l'aveva carpito, il suo ignorare persino l'aria che attraversa la gola e i polmoni, per tenerli tutti alla larga; ché di buono credeva d'avere veramente poco, se quel poco aveva fatto vacillare gli ideali altrui e persino i propri.
E non importa se per lei oggi sia appena iniziato un altro giorno, quella notte si era promessa di non invischiarsi più in situazioni deprecabili come quella. Deprecabili certo.
Alice d'un tratto alzò la voce dello stereo e iniziò a cantare a squarciagola. Glenn non si sorprese invece ingranò la marcia e si accodò. Le loro voci sconclusionate pronunciavano parole che forse nemmeno esistevano. Glenn guardò per un attimo la sua migliore amica e si sentii subito a casa: anche se spesso se ne andava, Alice, ritornava sempre.
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di fuori la finestra il mondo H.S.
FanfictionAlice Spencer ama lo scotch, i libri e la giustizia contrariamente detesta la vodka liscia, l'ottimismo e l'ingiustizia. Alice Spencer si ama ma si domanda se sappia amare, se il tempo poi, non lo trova mai per qualcun altro al di fuori della sua 𝑝...