29 febbraio

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Dalla morte di Mattew, Anna aveva assunto una nuova abitudine: ogni giorno, subito dopo pranzo, iniziava a camminare fino alla scogliera e scriveva una preghiera per lui.
Ogni tanto le recitava anche ad alta voce, la domenica sulla sua tomba, oppure le leggeva a Mary, non per disturbarla, ma per fare delle prove.
Lei era stata seppellita nel cimitero dei Blythe, proprio accanto al padre di Gilbert e spesso se li immaginava seduti a un tavolino, a prendere il tè e parlare di tutto, dai luoghi visti agli aneddoti sui figli.
Anna andava spesso anche da Mary, dopo aver finito il suo turno di babysitting e prima di tornare a casa.
Si sedeva lì, immaginava i loro spiriti con leggeri sorrisi, poi parlava della famiglia Blythe-Lacroix, di Delfin, dell'Università, di come andavano tutte le cose.

A essere onesti, da quel giorno alla scogliera, si era fermata alle loro tombe molto meno.
Come poteva dire al signor Blythe e a Mary che aveva rifiutato la proposta di Gilbert?
In quel momento era stato tutto molto surreale: un minuto prima era seduta lì, a scrivere preghiere per suo padre e quello dopo il suo grande amore era accanto a lei, vestito divinamente, con un mazzo di fiori selvatici e una domanda che le avrebbe cambiato la vita.
Quando quel "no" lasciò le sue labbra, così morbido e soffiato dal vento, non ci credette neanche lei.
Lei lo amava, quello era innegabile e sicuramente se si fosse mai sposata sarebbe stato con lui, ma no.

No per tanti motivi: no perché non sapeva fare la moglie, no perché era giovane, no perché si sentiva come un'enigma ancora irrisolto, no perché non era pronta a essere così vulnerabile con chiunque, no perché lui era lontano, no perché lui aveva delle aspettative e no perché non era quello il momento.

Ma la sua lingua non seppe fermarsi a quel no, prendendo la decisione più brutta della sua vita: se per Gilbert fosse stato davvero il momento giusto, lei avrebbe preferito essergli amica e vedere che continuasse la sua vita, piuttosto che essere una zavorra per lui.

Così, dal bacio del giorno precedente, dai balli nel bosco, dalle cavalcate senza meta e dalle buffe gare improvvisate passarono a una platonica, casta e stitica amicizia che li fece...arenare.

Lui si sentiva così bloccato, così confuso e stupito di se stesso, perché non credeva si potessero provare tante emozioni, perché avrebbe voluto stringerla in un vigoroso abbraccio mentre litigavano furiosamente e perché ogni sguardo era un bacio d'addio, ma anche una promessa d'amore.
Quella proposta aveva scatenato qualcosa di nuovo in lui, come se avesse attivato un nuovo spettro di emozioni che aveva ignorato per tutta la vita.
Aveva cambiato anche la sua visione di Anna, la cui voce aveva accarezzato dolcemente quel "no", ma poi entrambi se ne erano resi conto ed era cambiata: gli occhi vivaci, cupi dalla morte del padre, erano diventati vitrei, poi la mano gentile si era posata su quella bocca famigliare e le lacrime avevano cominciato a rigarle silenziosamente le guance.
Avrebbe dovuto provare rabbia di fronte a lei, al suo negargli la felicità, al suo farneticare di "amicizia", ma non lo fece.
Ovviamente era ferito, come se lei lo stesse accoltellando, ma restava la persona che amava di più al mondo ed era da lei che voleva correre.

Questo era il guaio dell'amare: il tuo nemico e il tuo eroe sono la stessa persona.

...Comunque, un'altro giorno e un'altra preghiera.

Anna si trovava nella cappella, poiché aveva deciso di aiutare Diana a decorarla per il solstizio di estate.
Nel suo viso regnavano la concentrazione e la gioia, ma fu scossa quando all'improvviso un giovane uomo si precipitò dentro e si inginocchiò davanti all'altare, mugugnando come un disperato.
Lei lo guardò con cipiglio, attendendo di capire cosa sarebbe capitato dopo, ma lui non faceva che mugugnare.
Stette lì in ginocchio per una bella mezz'ora, prima di sedersi sulla prima panca e disperarsi ancora un po'.
Fu allora che lei gli si avvicinò, offrendogli un umile aiuto.
"Voi siete una donna." Constatò lui.
"È quello che mi risulta, si." Confermò lei ridacchiando un po', prima di affiancarlo.
Il sorriso lo illumino amaramente solo per qualche secondo.
"Ho bisogno di una nuova prospettiva: sono un mercante, di Charlottetown. Poche ore fa sono sceso dal treno per mangiare qualcosa, poi ho mandato un telegramma a mia moglie, che mi ha risposto subito con una...notizia." Raccontò lui.
"Una di quelle buone o una di quelle cattive?" Chiese lei.
"È incinta." Rispose seccamente l'uomo.
"Mi sembra magnifico! Congratulazioni!" Esclamò Anna gioiosa.
"No no, lei è troppo debole...nell'ultimo anno si è sempre fatta più cagionevole e ora questo! Quel bambino la ucciderà, ne sono sicuro. Io non posso vivere senza di lei, è la persona che amo di più al mondo, non ne sarei capace.
Come si può guardare in faccia un figlio sapendo che ha ucciso la persona più importante della propria vita?" Spiegò, ponendo una dalle domande più difficili al mondo.
"Non lo so, questo è un dilemma al di fuori della mia portata, che forse solo il signore lassù potrebbe risolvere...ma so per certo che amerà suo figlio.
Non dubito che sua moglie sia fantastica e che vi amiate in un modo puro e incantevole, forse miracoloso, ma il punto è che quel bambino è il vostro miracolo.
Posso non conoscervi, ma come ha detto lei, io sono una donna e so che non importa la paura o il dolore, noi donne per certi amori possiamo sacrificare tutto.
Il bambino la consumerà fisicamente, ma vi darà speranze nuove ed è tutto quello a cui si riduce davvero l'amore.
Un giorno potrebbe trovarsi solo e le sembrerà impossibile gestire tutto, ma non sarà solo e vi aiuterete a vicenda, vi spalleggerete.
Abbandonare il piccolo non salverà ne lei, ne sua moglie e nemmeno il vostro amore.
Torni a casa e la stringa forte a se fino alla fine, quando avrete paura, quando sarete arrabbiati e quando la fede verrà a meno.
Io lo so, sono una donna." Gli disse Anna, mentre lui la ascoltava come se gli stesse rivelando il più grande segreto dell'universo e forse era davvero così.
Poi, mentre lei lo osservava lasciare la cappella rincuorato, nella mente della rossa passarono di nuovo quelle sue ultime parole e si mise a ridere, ad esultare tra le lacrime.

Era una donna!

Lei era una donna!

Non importava se il mondo fosse ingiusto, se tutti l'avrebbero sottovalutata, se la vita la aveva provata, stancata, esasperata e travolta, perché lei era una donna e le donne combattono per certi tipi di amori.

La rossa iniziò a correre per tutta Avonlea, tra le strade, i campi, i sentieri e le fattorie, fino ad arrivare in una landa arata.
A una distanza che le sembrò infinita, scrutò la figura di Gilbert e iniziò a urlare il suo nome, mentre gli correva incontro.
Allarmato e spaventato dalla sua furia, il ricciolo mollò tutto e la raggiunse più in fretta che potesse, fino a che lei gli si buttò tra le braccia.
"Anna! Che succede? Va tutto bene? Stai bene?" Le chiese sconvolto.
A corto di fiato, con la nausea e prossima a un'attacco d'asma, lei prese tutta la forza che le era rimasta e parlò: "È forse la cosa più importante al mondo...vuoi sposarmi?"

Oltre ogni aspettativa di AnnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora