Capitolo undici

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Gabriel era scioccato. Rachel lo fissava con occhi sgranati ed un'espressione illeggibile sul volto delicato. Come ha fatto a non accorgersi di lei? Elric era confuso e disse :
<<Non puoi stare qui, a meno che tu non voglia un ballo privato>>
Gabriel si mise una mano sul viso, rassegnato. Elric non sarebbe mai cambiato.
<<Tu...>> iniziò Rachel
<<Lascia che ti spieghi>> disse dolcemente.
La ragazza scoppiò a ridere.
<<Spiegarmi cosa? Che sei uno spogliarellista?>>
<<Solo nei weekend>> disse, sorridendo, Elric.
<<Elric!>> lo ammonì, Gabriel.
Rachel andò via di corsa e l'uomo la seguì. Quasi la perse tra la folla, talmente era minuta.

Aveva usato un'uscita secondaria, non voleva tornare dalle altre. Inviò un messaggio a Madison dicendole che avrebbe preso un taxi e si sarebbero viste domani all'aeroporto per salutare Sharon. Era troppo arrabbiata. Si sentiva presa in giro e non capiva perché. Cosa gli importava di lui? Erano solo conoscenti, a malapena amici. Il buonumore del loro appuntamento era svanito via, come un ramoscello spazzato dal forte vento. Pensare che si era anche confidata con lui.
<<Sono stata una stupida. Una stupida e basta>> borbottò.
Quando iniziò a piovere, Rachel urlò facendo scappare un gatto. Nell'attesa del taxi si era bagnata dalla testa ai piedi.
<<Stupida pioggia! Stupido Autunno e stupido destino!>> sbottò, furiosa.
Continuando a camminare in cerca di un riparo, il tacco si spezzò e quasi cadde, ma due braccia la sorressero come quel giorno alla tavola calda. I capelli le si erano incollati al volto. Voltò la testa, osservando il suo salvatore, e quando notò che era Gabriel si divincolo' come un'anguilla.
<<Rachel, calmati...>>
Ma l'uomo si ritrovò colpito da una borsetta e lasciò la presa. Era davvero buffa in equilibrio precario a causa del tacco spezzato.
<<Non dirmi di calmarmi, Gabriel. Non osare! Siete tutti uguali. Chissà cosa avevi in mente!>> urlò, puntandogli il dito contro.
<<Come?>> chiese confuso.
<<Fai il finto tonto, ora? Tutte quelle belle parole sulla fiducia, i discorsi che dovevo credere in me stessa e che sarei diventata una grande scrittrice erano tutte menzogne! Quante donne hai sedotto in questo modo? A quante hai spezzato il cuore? Aveva ragione mia madre, il mio stupido cuore mi porta a fare cose irrazionali ed una di queste è stata fidarmi di te. Di uno sconosciuto, un uomo che conosco appena!>>
Le aveva gridate quelle cose e, per una volta, ringraziò la pioggia che copriva le sue lacrime. Perché ora si era messa a piangere? Perché Gabriel le faceva uscire questo carattere?
<<Rachel...>> iniziò, calmo.
<<No! Rachel, un corno! Mi hai presa in giro, ed io mi sono anche confidata con te>>
<<Te lo avrei detto al nostro prossimo incontro>>
<<E pensi che mi sarei sentita meglio? Non ci sarà nessun prossimo incontro. Io non voglio rivederti mai più, bugiardo seduttore!>>
Gabriel scoppiò a ridere e Rachel strinse i pugni lungo i fianchi come una bambina.
<<Cosa c'è da ridere?>>
<<Il fatto che tu mi abbia chiamato bugiardo seduttore. Rachel, non sono così. Quelle parole che ho detto, le pensavo davvero>>
Rachel avrebbe voluto colpirlo ancora con la borsetta ma, dato il suo equilibrio precario, sarebbe caduta. Stupide scarpe! E perché diavolo lo trovava bello nonostante la rabbia verso di lui? Iniziò a tremare. È il freddo, si disse. È solo il freddo della pioggia. Allora cos'era il nodo alla gola che sentiva? Gabriel si avvicinò piano.
<<Stammi lontano, non osare avvicinarti! Sembrate godere nel fare del male a chi si fida. Non solo mi hai tenuto nascosto ciò che facevi, tu mi hai...quando sono finita tra le tue braccia in quello spettacolo, tu mi hai...>>
<<Accarezzata, come tu hai fatto con il mio viso. Ma non potevo togliermi la maschera>> rispose con sguardo basso.
Rachel allora capì.
<<La ferita che avevi, qualcuno ti ha beccato. Hai sedotto la donna sbagliata?>>
<<Fa parte del nostro lavoro essere provocanti, ovviamente entro certi limiti. Io non seduco nessuno>>
Rachel era tentata di alzare le braccia al cielo, ma si trattenne. La situazione era già abbastanza assurda.
<<E non dire mai che il tuo cuore è stupido. Non è un difetto essere buoni e gentili>>
<<Vallo a dire a chi viene ferito continuamente>>
<<Lo sto dicendo a te>>
La ragazza si zittì e lo fissò con gli occhi spalancati. Gabriel aveva lo sguardo basso ed era bagnato fradicio come lei. Quelle parole la fecero andare su tutte le furie e si avvicinò traballante a lui, puntandogli il dito contro il petto. Una scena quasi comica.
<<Tu non sai nulla di me! Non sai cosa provo e sento. Tu non mi conosci e mai lo farai, Gabriel Flyners>>
E poi successe qualcosa che nemmeno Rachel poteva prevedere, Gabriel l'abbracciò. Era premuta contro il suo petto caldo, nonostante la pioggia gelida. La ragazza fu spiazzata. Cosa doveva fare? Ricambiare e gettare alle ortiche la sua sfuriata? Oppure lasciare che a vincere fosse il suo orgoglio?
<<Gabriel...>> sussurrò.
<<Io non sono come mi dipingi tu, Rachel. Se mi dessi un'altra occasione io...>>
Ma non finì a causa del suono di un clacson, il taxi era arrivato. Rachel si staccò frettolosamente da lui, quasi a malincuore anche. Non si voltò verso Gabriel, mentre saliva in macchina, e non disse una parola quando chiuse la portiera.

Il ritorno a casa fu strano. Credeva che dopo lo sfogo si sarebbe sentita meglio, invece stava solo peggio. Perché aveva indugiato tra le braccia di Gabriel? Perché si era infuriata così tanto per uno che non conosceva affatto? Queste domande non l'abbandonarono nemmeno sotto il getto bollente della doccia e nemmeno una volta infilata a letto. Ignorò i messaggi di Madison e le sue chiamate. Probabilmente era preoccupata e arrabbiata, ma lei era veramente stanca e domani avrebbe fatto i conti con la sua amica. Sprofondò in un sonno senza sogni.

Un amore piovuto dal cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora