Capitolo tre

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Si avvicinò titubante, quasi intimorita dall'altezza dell'uomo. Ignoralo, si disse. Entra dentro e prendi Teddy, continuò nella sua mente. Ora che lo vedeva meglio, notò il suo viso affascinante, nonostante la debole luce dei lampioni. Quando arrivò accanto a lui si sentì minuscola. Ma perché quella ferita? Armeggio' con la sua borsetta alla ricerca delle chiavi. Come mai si sentiva così agitata?
<<Bella serata, vero?>>
Rachel voltò il viso verso lo sconosciuto che le stava sorridendo. Aveva davvero un bel sorriso, di quelli rassicuranti. Ma di certo non si lasciava incantare da questo.
<<Pessima serata. Io odio la pioggia>> rispose mentre infilava le chiavi nella serratura.
<<Io la trovo fantastica>> disse sorridendo.
Aveva una voce profonda e calda. Piacevole da ascoltare.
<<Allora come mai sei sotto il cornicione?>>
<<Perché non avevo l'ombrello e la serata sembrava ottima. È difficile prevedere la pioggia>>
Rachel aprì il portone e guardò l'uomo. Le sorrideva ancora.
<<Cosa c'è da sorridere?>> domandò stizzita.
<<Sei buffa>> ammise, sincero.
Rachel si gelo' sul posto. Uno sconosciuto, con cui aveva scambiato due parole, le aveva appena detto che era buffa? Poteva essere tante cose :
- Goffa
- Impacciata
- Solare
Ma addirittura buffa? Buffa nonostante il vestito scelto personalmente da Madison? L'uomo si accorse del suo umore e ridacchiò.
<<Mi dispiace, non volevo offenderti. È che una donna così carina non dovrebbe avere quel broncio>>
<<Fatti gli affari tuoi!>> sbottò, chiudendo il portone.
Rachel salì le scale furiosa, rischiando di inciampare a causa dei tacchi. Liam fu molto gentile e le consegnò Teddy, nonostante il folle orario. Non appena tornata nella piccola bolla che era il suo appartamento, si infilò i pantaloni della tuta ed una maglia. Era ancora irritata da quello sconosciuto. Ma chi si credeva di essere? Aveva sbattuto talmente forte il portone da rischiare di svegliare tutto il condominio. Colpa sua, pensò. Eppure non riuscì a capire il perché di quel taglio sul sopracciglio. Era ancora fuori? Rachel sbuffò e andò in bagno a prendere una scatola di cerotti e il disinfettante. Perché lo faceva? Cosa le importava di uno sconosciuto che l'aveva definita buffa? Sua madre le aveva sempre detto che il suo cuore buono e dolce la spingeva a fare cose irrazionali. Uscì di casa e scese le scale. Come sospettava, era ancora lì. La pioggia non diminuiva.
<<Dovresti chiamare qualcuno>> gli disse.
L'uomo si voltò e le sorrise.
<<Ciao, faccina buffa>>
Che qualcuno la trattenesse dal lanciargli la scatola in faccia. Fortunatamente aveva pazienza, o quasi.
<<Quei cerotti sono per me?>> domandò curioso.
<<Non chiedermi il perché. Potresti benissimo essere un criminale o uno che cerca guai>> rispose, Rachel, indicando il sopracciglio.
<<E tu aiuteresti uno sconosciuto che potrebbe essere un criminale?>>
Ancora quel tono beffardo. Rachel sospirò.
<<Allora mettitelo da solo>>
<<Dai, ti chiedo scusa. Non sai scherzare?>>
Ancora irritazione da parte di Rachel.
<<No. In questo momento non voglio>>
Era consapevole del suo comportamento quasi infantile, ma non poteva farci niente. Calo' un silenzio imbarazzante e fu la stessa Rachel a spezzarlo.
<<Entra dentro e siediti su questo sgabello. Così potrò disinfettare quel taglio e tu sarai riparato dalla pioggia>>
L'uomo fece come le aveva chiesto e si sedette. Questa volta era lui ad essere buffo su quella sedia così piccola e a Rachel scappò da ridere.
<<Qualcosa di divertente?>> chiese.
<<Sei troppo alto>> rispose lei.
Inarcò un sopracciglio e la fissò con un piccolo sorriso. Rachel sbuffò e disse :
<<Okay, sono bassa. Ma non è colpa mia. Mi serve lo sgabello quando tocca a me pulire il portone>>
<<L'altezza è irrilevante>> rispose sorridendo.
Rachel iniziò a disinfettare la ferita. Era lunga, abbastanza profonda, ma fortunatamente non occorrevano punti. Ne approfittò per osservarlo meglio. I capelli erano castano scuro ed i lineamenti del viso molto rilassati. Gli occhi erano grandi, tra l'azzurro ed il verde, e le labbra sottili. Il naso era dritto, perfetto, e le sopracciglia appena folte. Aveva un viso davvero bello. Lo vide chiudere gli occhi quando tamponava la ferita, impedendo al sangue di uscire. Così rilassato, sembrava un bambino.
<<Come ti sei fatto questo taglio?>> domandò curiosa.
<<Rischi del mestiere>> rispose soltanto.
Ecco, lo sapevo che era un criminale, pensò sconvolta.
<<Tutto bene?>> domandò guardandola.
<<Appartieni alla criminalità?>>
L'uomo la fissò scioccato e poi scoppiò a ridere. Rachel lo zittì posandogli la mano sulla bocca.
<<Sono le tre del mattino e c'è gente che dorme>> sibilò.
Tolse la mano e lui ridacchiò ancora.
<<Sei davvero buffa>>
<<Era una domanda lecita>> si difese.
<<Questa piccola ferita non appartiene alla criminalità. Ben altre cose sono collegate ad essa. Non ho nemmeno una pistola>>
<<Io ho lo spray al peperoncino>>
<<Allora sei una donna da non fare arrabbiare>>
<<Mi prendi in giro?>>
<<Assolutamente no>> disse sorridendo.
<<Comunque dovresti chiamare qualcuno>>
<<Un amico sta per arrivare. Non prendo la macchina per un giorno e mi ritrovo sotto una pioggia fitta, a parlare con una bella ragazza>> rispose, facendole l'occhiolino.
Rachel gli mise il cerotto con forza, facendolo sussultare.
<<Okay, messaggio ricevuto. Non ti piacciono i complimenti>>
<<Non sono dell'umore adatto>> ammise.
Gli occhi dell'uomo divennero dolci.
<<Problemi personali? So che non sono affari miei... >>
<<Il mio ragazzo mi ha tradita. Fine della questione>>
Ma cosa diavolo faceva? Parlava della sua disastrosa vita sentimentale con uno sconosciuto? Non era da lei. Assolutamente no.
<<Spero che ora sia un ex>>
<<Figurati se lo perdonavo>> rispose lei.
Videro un'auto nera arrivare e lui si alzò dallo sgabello. Le sorrise.
<<È arrivato, grazie mille. Sei stata gentile, faccina buffa>>
<<Mi chiamo Rachel>> disse con il broncio.
<<Piacere, Rachel, io sono Gabriel>>
Le porse la mano che Rachel strinse titubante. Era grande e calda, con una stretta gentile. Gabriel andò via sotto la pioggia e Rachel fissò ancora il punto in cui la macchina era parcheggiata. Dopo tornò nel suo appartamento e dormì con Teddy nel suo letto.

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