3. orologio

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Kiriyo lanciò per l'ennesima volta in aria il costoso orologio dorato, che tintinnò. Passeggiava come niente fosse per i vicoli di Parigi con un soffice boa bianco attorcigliato attorno al collo. Una delle sue estremità, quella più lunga, penzolava alle sue spalle come una coda, oscillando a ogni suo passo.

Il ticchettare regolare dei suoi tacchi era quasi ipnotico sul bel ciottolato del vicoletto. L'aria primaverile era fresca sulla sua pelle scoperta, ma lo Spirito non sembrava patire il freddo. Il suo abito lilla, a metà tra una tunica e un kimono molto corto che le scopriva le cosce, era utile a distrarre i clienti più sciocchi.

Secondo me vale diecimila euro,” esordì Chandra, il Dio della luna, nella mente della sciamana. Lei, una maschera imperturbabile, continuò imperterrita a camminare e a giocherellare con quell'orologio rubato che si divertiva a far saltellare sulla sua mano.

Anche di più, probabilmente,” convenne Budha, la sua solita voce calma e rilassata di sempre. Chandra emise un piccolo sbuffo soddisfatto prima di continuare il discorso: “Beh, direi che abbiamo tutto quello che ci serve per godercela per un bel pezzo qui a Parigi!

IO CREDO PROPRIO CHE DOVREMMO INIZIARE CON UN BEL RISTORANTE DI LUSSO!

A quel pensiero, Kiriyo sporse leggermente in fuori le labbra, già pregustando cibi prelibati e ottimo vino. Surya non aveva torto: l'idea di fermarsi a mangiare in un bel ristorantino non era affatto male.

Ssssarebbe opportuno cercare anche un albergo dove dormire…” si intromise Ketu con la sua vocina sibilante che la fece rabbrividire. Anche dopo quasi due millenni, Kiriyo non sapeva se il Dio parlasse in quel modo perché gli piaceva far sentire a disagio gli altri o perché davvero non poteva evitarlo.

Lui e Rahu erano divinità particolamente difficili da gestire per Kiriyo anche dopo tutti quegli anni e sospettava che lo fossero anche per gli altri Dei. La loro storia era affascinante tanto quanto preoccupante: un tempo uniti, Ketu e Rahu formavano un terribile demone serpente che tormentava gli umani. Stufe del suo comportamento, le divinità decisero di porre fine alla sua vita e così lo giustiziarono tagliandogli la testa. Purtroppo per loro, così facendo non solo non lo uccisero, lo raddoppiarono: la testa rimase viva e prese il nome del demone originale, mentre la coda acquistò consapevolezza e divenne Ketu. Studiando la loro storia, Kiriyo aveva appreso che Rahu non aveva cessato di essere il demone malvagio e immorale che era sempre stato, acquistando il titolo di divinità del caos. Ketu, d’altro canto, si era distaccato in modo forte dalla sua metà, avvicinandosi invece agli umani che un tempo contribuiva a distruggere in veste di Dio della tentazione e dei veleni. Non era un caso che quei due fossero venerati da gente poco di buono.

Non vorrai certo dormire per strada…

O nel letto di qualcuno!

La sciamana alzò gli occhi al cielo ai commenti dei gemelli Yama e Kalindi. Il primo interveniva di rado, troppo occupato a farsi gli affaracci suoi per degnarsi di partecipare alle avventure della sua ancella, mentre Kalindi era talmente viziata da risultare snob e fastidiosissima in quasi tutte le sue interazioni. Mentre lei e Shukra aprivano un dibattito sulla questione partner occasionali in cambio di un tetto per la notte, la sciamana si fermò e strinse tra le lunghe dita il suo piccolo bottino dorato. Le era appena venuta un'idea.

Perché non andiamo al Ritz?

Conosceva bene quell'hotel. C'era stata pochi anni dopo la sua inaugurazione, avvenuta nei primi anni del novecento, come ospite di un suo avventore particolarmente benestante. All'epoca era solita alloggiare spesso in alberghi lussuosi, uno diverso ogni notte a seconda del cliente che richiedeva i suoi servigi, con gran disappunto di Kalindi e approvazione di Shukra.

Spiriti - Come derubare una città e farla francaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora