19. gioco

156 18 10
                                    

«Ti hanno dimessa presto».

Kiriyo sorrise al mezzo demone all'altro lato del lungo bancone di legno scuro. Una bella tovaglia color porpora lo ricopriva per intero, svolazzando alla brezza gentile del Mercato. La sciamana passò l'indice sui ricami di rune e cerchi magici che la decoravano, facendo guizzare lo sguardo da un oggetto all'altro. Il banchetto di Aris era sempre colmo di nuovi tesori: frequentandolo spesso, la donna era sicura che ogni giorno ci fosse una selezione differente in mostra su di esso.

«Li ho convinti velocemente. Il primario è un tipo piuttosto ragionevole, sai?»

"Beh, con le tue mani nei pantaloni sono tutti molto ragionevoli."

Shukra ridacchiò in un angolo remoto del cervello della donna, ricordando di preciso com'è che avevano convinto i medici a farla uscire dall'ospedale dopo una notte sola.

Aris emise un piccolo sbuffo divertito, facendole segno con il capo di seguirlo dentro la sua tenda. Come al solito lasciò la gestione dei suoi affari al suo aiutante, il mezzo demone dalla coda a tridente che quella mattina indossava una maglietta degli Aerosmith.

«Spero tu abbia quello che ti ho chiesto» gli disse entrando.

Lui ghignò, tirandola a sé per una mano e facendo aderire i loro corpi all'improvviso. Quel gesto così inaspettato non era molto da lui: il loro giochetto imponeva a entrambi una certa distanza, permettendogli di godersi la caccia.

«Pensavo fossi venuta per me» le bisbigliò a un soffio dal viso, sfiorandole le guance con qualche ciuffo di capelli neri. Kiriyo percepì le mani grandi e calde del mezzo demone percorrerle la schiena, frusciando sul tessuto verde bottiglia della elegante tuta intera che indossava. Stranamente non era scollata: si allacciava al suo collo sottile come un collare, aprendosi a triangolo e lasciando scoperte le spalle e la parte superiore della schiena. Anche se lui apprezzava di più vederla indossare abiti e gonne, non gli dispiaceva quell'aria da ricca ereditiera che i pantaloni larghi a campana le conferivano. In confronto a lui, che come al solito vestiva una semplice maglietta a maniche corte e un paio di jeans, Kiriyo sembrava provenire da un altro mondo.

«Sei deluso?» gli domandò lei mantenendo la distanza tra i loro visi. La punta di scherno nei suoi occhi venne colta dal mezzo demone, che indugiò per un attimo di troppo sulle labbra di Kiriyo tinte da un rossetto pesca.

«Terribilmente».

Sciolse l'abbraccio, liberando la sciamana e mettendo una paio di passi di distanza tra di loro. Prima di allontanarsi fece scivolare una mano lungo il suo braccio, tuffandola infine in quella di lei e tirandola gentilmente in avanti per costringerla a seguirlo.

«Ho quello che mi hai chiesto, sì. È lì che ti aspetta».

La condusse verso il quadro poggiato contro il drappo tirato della sua tenda, sulla sinistra, proprio vicino a un paio di cassoni dall'aria antica che strabordavano di abiti e libri di ogni epoca e cultura. Lei lo raggiunse, facendo scivolare l'indice sulla semplice cornice di legno sulla quale svettava il logo del negozio di riproduzioni d'arte.

«Lo sai, ero convinto fossi morta».

Kiriyo non si girò, continuando a percorrere il profilo del quadro con le dita bianche. Sentiva lo sguardo dorato di Aris sulla schiena, accarezzata dai suoi lunghi capelli biondi morbidamente arricciati.

Spiriti - Come derubare una città e farla francaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora