14. falso

175 17 13
                                    

«E tu gli hai detto di sì!?»

L'espressione sconvolta sul viso di Aris era quasi comica. Kiriyo era abituata a vederlo impassibile o al massimo innervosito; tipiche espressioni che ci si poteva aspettare da uno come lui, abituato a non mostrare mai il suo vero volto al prossimo. Era parte del suo fascino, come era parte di quello della sciamana che adorava cambiare maschera all'occasione.

Ma Aris scioccato non l'aveva visto mai.

«Cosa potevo dirgli? Quel tizio è pericoloso, Aris».

Lui si nascose il viso tra le mani in preda allo sconforto ed emise un verso stremato, lasciandosi cadere senza forze sul pouf. Quello fece un leggero sbuffo nell'accogliere il suo corpo dalla pelle bruna, una sfumatura color cappuccino che Kiriyo trovava particolarmente attraente.

«Dimmi almeno che hai scambiato il quadro con Lahor per qualcosa di utile...»

Lei si sciolse in un sorriso, sedendosi nel nulla. Prima che potesse cadere nel vuoto, il suo corpo affondò in una piccola e soffice nuvoletta di fumo nero, che la abbracciò prendendo la forma di una poltrona a forma di conchiglia. Aris non poteva sapere che la cintura di tessuto nero che teneva in vita, dalla quale la camicetta bianca usciva allungandosi come un tulipano sui suoi pantaloni eleganti, era proprio quell'oggetto incantato che aveva scambiato con il collezionista. Non aveva affatto intenzione di dirglielo.

«Sì, penso sia stato uno scambio proficuo».

"IO NON SONO D'ACCORDO, LA SPADA MI PIACEVA MOLTO DI PIÙ, TE LO DICO!"

Mangala ruggì in approvazione: anche lui la pensava come Surya.

"Ma quale spada, la collana di rubini capace di far innamorare chiunque di te: quella sì che era uno spettacolo!"

Kiriyo represse l'istinto di sbuffare. "Shukra, quello è esattamente il tuo potere! Perché avrebbe dovuto servirmi un oggetto magico per replicarlo, se ci sei tu?"

"Perché era stra. Piena. Di. Rubini!"

Notando la sua esitazione nel rispondere, Aris ghignò. «Scommetto che ti sei presa qualche ninnolo strano e del tutto inutile in questa situazione, vero?»

Kiriyo rimase zitta, limitandosi al suo tipico sorriso enigmatico da strega. Inclinò la testa di lato, accavallando sinuosamente le gambe e assicurandosi che quel gesto non passasse inosservato dal mezzo demone. Notò con una punta di soddisfazione il suo sguardo dorato saettare su di esse per un attimo prima di tornare ai suoi occhi, l'espressione immutata.

Era molto bravo a non far trasparire ciò che pensava, ma la sciamana sapeva leggere gli sguardi. Quella era la consapevolezza con cui entrambi giocavano la loro partita di seduzione lunga secoli, la stessa sulla quale basavano ogni loro mossa.

«Sai almeno che tipo di Spirito è questo Radel? Non dovrei ricordartelo, ma più informazioni abbiamo meglio possiamo pensare a un piano...»

«Mmh...»

Lei ci pensò su portandosi l'indice alle labbra e ricordando l'incontro con il suo nuovo collega. Dall'aspetto era impossibile capire qualcosa sui suoi poteri e, a meno di casi eccezionali, era ugualmente improbabile poter dedurre che tipo di Spirito fosse. Però sapeva una cosa: Radel era forte. Ricordava come, la notte del furto, aveva sollevato la Mona Lisa come se pesasse pochi grammi. O anche il suo tocco d'acciaio su di sé, di cui aveva avuto assaggio di recente, o il suo fisico massiccio nascosto sotto ai vestiti umani: tutte cose che suggerivano la sua natura sovrumana.

«Non sono sicura» ammise. «È forte, te lo garantisco. Forse anche più di te». Ammiccò verso il mezzo demone. Lui raddrizzò la schiena con un guizzo, sporgendosi col busto in sua direzione come se quel commento lo avesse infastidito.

Spiriti - Come derubare una città e farla francaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora