10. aris

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«Tu vuoi fare cosa!?»

Il mezzo demone era fuori di sé. La sua espressione, fino a un attimo prima rilassata, si era trasfigurata all'improvviso in una maschera di rabbia: gli occhi erano strabuzzati, le sopracciglia folte aggrottate e i denti digrignati come una bestia pronta ad attaccare. Nonostante avesse cercato di non gridare per non attirare l'attenzione della folla fuori dal tendone, l'intensità delle sue parole rendevano chiaro il suo stato d'animo.

«Vendere la Mona Lisa, sì. Perché no?» rispose lei con un mezzo sorriso provocatorio. Intrecciò le mani dietro la schiena, iniziando a passeggiare sinuosa come un gatto per il tendone dell'amico, apparentemente senza una meta precisa, creando un largo cerchio attorno a lui.

«L'ho rubata, ma mica voglio tenermela. Insomma, è ingombrante!»

«Oh, dannata strega, ma sei impazzita?» sbottò Aris interrompendo il suo teatrino. Le venne incontro e la afferrò in malo modo per le braccia, sibilando: «Hai rubato la Gioconda! Il quadro più famoso del pianeta, ti rendi conto!?»

Lei, sorpresa da quel gesto improvviso, inarcò le sopracciglia verso l'alto. Nonostante il tatuaggio del loto sul polso del mezzo demone, il suo temperamento irrequieto saltava ancora fuori in certe occasioni.

"Wow, e pensare che con quell'incantesimo addosso dovrebbe essere 'calmo'!" si stupì Chandra. Kiriyo, nel frattempo, era intenta a lanciare un'occhiata preoccupata ad Aris per suggerirgli gentilmente di allentare la presa: le stava facendo un po' male.

"Ora sono curiosa di sapere come fosse prima... i mezzi demoni sono spaventosi, eh?" aggiunse Kalindi con voce velata di disgusto. A lei qualsiasi cosa non fosse scintillante, romantica e terribilmente cliché faceva ribrezzo: una vera principessa viziata. Forse per questo i gusti di Kiriyo in fatto di uomini erano diventati così strani con il tempo, arrivando a preferire le creature magiche più assurde che il mondo Spiritico potesse offrirle.

"In pratica, somigliava a Mangala?"

"Attento a quello che dici, Budha…!"

Sebbene fosse scattata per difenderlo, nemmeno la Dea della terra poté replicare quando Mangala intervenne nel discorso con uno dei suoi soliti versi animaleschi. Il Dio della guerra era l'adorato figlio di Prithvi e lei, da brava mamma, lo proteggeva sempre dagli scherni dei colleghi. Anche se da un lato la capiva, nemmeno Kiriyo poteva negare che i suoi modi di fare un po' bestiali fossero comici. Lui non parlava: grugniva. Lui non rideva: grugniva. Lui non piangeva: grugniva.

«E quindi?» lo incalzò la sciamana.

«E quindi ti troveranno!»

Aris la lasciò all'improvviso come se scottasse, tuffando invece le mani grandi e ruvide nella sua zazzera di capelli neri, scompigliandoseli con fare pensieroso e irrequieto. Alla sciamana piacevano particolarmente: lunghi fino alle spalle, ribelli e scuri, esaltavano ancora di più l'aspetto un po' demoniaco del giovane, che sembrava in tutto e per tutto una carbonella con le fattezze di un trentenne.

«Gli umani saranno un popolo di poveracci, ma non sono così stupidi come credi. Quel quadro è un tesoro mondiale, appena proverai a venderlo a qualcuno ti riporteranno alle autorità, te ne rendi conto?»

«Oh, ma Aris, tesoro» disse lei con voce bassa e suadente muovendosi sinuosa verso di lui. Lasciò che i loro corpi si toccassero e che i loro visi si facessero più vicini, facendo scorrere le mani sulle braccia di lui verso l'alto in un fruscio di tessuto. «È proprio per questo che sono venuta da te, non trovi?»

Spiriti - Come derubare una città e farla francaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora