7. portali

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Seguire la sua preda nell'oscurità era piuttosto semplice. Nessuno la notò mentre scivolava lungo le pareti, passando di ombra in ombra come fossero portali magici. Il concetto di muoversi nello spazio assumeva un significato diverso quando sprofondava nella trance del Dio del giudizio, il cui Dominio era sull'oscurità: esisteva il mondo reale e al contempo tutta una serie di scorciatoie invisibili a chiunque a parte lui, che poteva muoversi attraverso le ombre.

In un certo senso, quell'abilità somigliava alla capacità di Brihaspati di manipolare lo spazio a piacimento, anche se rispetto a lui il suo controllo si limitava alle ombre. Sarebbe bastata un po' di luce per renderlo inoffensivo, impedendogli di usare il buio come metodo di teletrasporto improvvisato e bloccandolo nel suo Dominio. A quell'ora, però, era più semplice trovarsi immersi nel rassicurante abbraccio dell'oscurità che della luce.

Nel corpo di una Kiriyo resa nera come la notte, Shani si mosse abilmente seguendo Pierre attraverso i corridoi vuoti del museo. Non un suono, non un passo falso: anche se si era lamentato fino a quel momento, sapeva benissimo come portare a termine la sua parte del piano.

Osservarono in silenzio Pierre mentre, una volta raggiunta la biglietteria del museo, staccò con estrema cura il dipinto dalla sua cornice dorata aiutato da un paio di donne che lavoravano per il museo. La piccola squadra infilò con estrema cura il quadro all'interno di un grosso contenitore in alluminio che le due addette tenevano poggiato alla parete vicino a loro, lo stemma del Louvre stampato in nero su uno dei lati. Pierre chiuse abilmente il contenitore che sembrava una specie di elaborato pacco pressurizzato e sorrise galante alle due signorine.

«A tra poco, ragazze» disse, facendo loro l'occhiolino.

Non credevo fosse un seduttore,” commentò Kiriyo con una punta di divertimento nella voce.

Le due donne ridacchiarono, civettando con lui in modo così palese da farle tenerezza. Agli occhi esperti della sciamana, quel gesto appariva per ciò che era davvero: un modo per ingraziarsi qualcuno e magari ottenere dei favori senza sforzo. Si chiese per un attimo che tipo di favori avrebbero potuto fargli quelle due, escludendo tutto ciò che aveva a che fare con la sfera sessuale.

Ti stupisce?

Direi più incuriosisce. Ma magari penso troppo.

Tacque, pensando che forse era davvero troppo abituata a vedere il marcio delle persone. Avrebbe dovuto essere un po' più ottimista, come spesso la Dea Prithvi le suggeriva.

Pierre, nel frattempo, si era di nuovo incamminato verso l'uscita della piramide inversa, che l'avrebbe condotto alla piazza fuori dal museo. La Mona Lisa riposava al sicuro all'interno del suo contenitore protettivo, che l'uomo si portava al seguito apparentemente senza sforzo.

Sta arrivando all'uscita.

Ottimo,” sospirò lei, “aspettiamo che posi il quadro nel camion.

Il Dio tornò a concentrarsi, di nuovo muto. Il corpo di Kiriyo si sciolse come pece densa, sprofondando nel nero del corridoio buio. Come uno squalo invisibile, tallonò l'uomo fuori dal museo: su per le scale e fuori dalla splendida piramide di vetro, finalmente all'aria aperta della piazza.

Una volta fuori, il Dio per un attimo sorrise con le labbra della sciamana: all'esterno ormai era tarda sera, il che significava che il suo Dominio si estendeva praticamente a tutto l'ambiente circostante. Di notte, erano davvero pochi i luoghi su cui non aveva controllo.

Spiriti - Come derubare una città e farla francaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora