Non dormì per davvero. Non era sveglia, ma il sonno non era per nulla ristoratore, i sogni agitati.
Lei era da sola, al buio. Vedeva ombre nere muoversi alla rinfusa, senza emettere suono. Il silenzio era perfetto, non udiva nulla al di fuori del suo respiro. Un vortice nero le si stringeva attorno fino renderla incapace di muoversi. Chiuse gli occhi e trattenne il respiro. Qualcosa le bagnava i piedi. Riaprì gli occhi e si accorse di riuscire a vedere. Era in piedi, davanti alla sorella, i piedi nella pozza di sangue. Elizabeth la guardava, gli occhi ancora pieni di vita. Il sangue continuava a sgorgare dalla ferita nella testa, e riempiva la caverna, ancora e ancora. Selene cercò una via d'uscita, ma non riusciva a vedere nulla al di fuori del liquido che già le arrivava alla vita. Lei continuò a muoversi in quel mare di rosso gridando e annaspando. La paura e l'impotenza la pervadevano. Il sangue le arrivava già al collo. Sentì un brivido lungo la schiena, poi qualcosa la prese la treccia e tirò la testa di Selene sotto quel mare di sangue. Si sentì i polmoni pieni di quel liquido denso, poi la paura giunse al culmine.
Si risvegliò di soprassalto. La testa le girava e il fianco le pulsava tremendamente. La ferita doveva aver fatto infezione e lei probabilmente aveva la febbre. Si guardò intorno. C'era molta più luce di prima. Non poteva provenire dal muschio, quella era tenue e verdognola, questa era azzurrina, molto più intensa. In effetti c'era una lanterna vicino al corpo di Elizabeth. Dietro due figure, figure umane, con la maschera, accucciate su di lei. La stavano toccando, la tagliavano con dei coltelli. La stavano mangiando.