Prologo

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Se c'è una cosa che Lucas non sopporta, quella cosa è il sangue. A dire la verità odia anche il pesce e soprattutto l'odore e la puzza che emana, perché nella zona del Messico da dove proviene non ne mangiano, ma di quello ora non si preoccupava più di tanto, c'era altro che lo spaventava maggiormente.

Non sapeva dove fosse, chi lo avesse portato lì e perché, e soprattutto ignorava perché avesse una profonda ferita nel braccio destro, oltre ad essere legato mani e piedi ad un muro con delle possenti catene. Sembrava un film, ma lui non riusciva a capire quale fosse il suo ruolo.

Quella piccola stanza, tutta dipinta di un giallo spento, sembrava la classica camera sudicia di un motel fuori città dove le puttane di periferia vanno con i loro clienti. Vicino a lui c'era un letto matrimoniale, accuratamente rifatto, che doveva avere almeno 20 anni, a giudicare dal colorito del legno delle tegole, alcune anche spezzate, e dalla ruggine che aveva la rete, e proprio accanto alla sua testa era sistemato un comodino, con sopra la lampada più brutta che avesse mai visto nella sua vita.

Le catene che lo inchiodavano al suolo erano stranamente attaccate al muro, precisamente sopra la testa del letto, una cosa che Lucas non aveva mai visto prima, ma non gli ci volle molto per capire quali fossero i principali usi ai quali erano destinate, e al solo pensiero rabbrividì. Era apparentemente solo nella stanza, gli unici rumori che si sentivano erano le macchine che passavano e la gente che parlava con un tono di voce decisamente troppo alto. Di lì a poco le voci si sentirono sempre di più, e furono sempre più definite, e Lucas iniziò a sentire anche dei rumori metallici, che poi associò a dei passi: qualcuno stava salendo delle scale, e stava venendo proprio verso di lui.

Lucas ignorava chi fosse quella persona, se il suo rapitore o un semplice cliente del motel, ma il primo pensiero che ebbe fu "urla, urla forte Lucas". E urlò, urlò con tutta la forza che aveva, quella poca che gli era rimasta, ma dalla sua bocca non uscì niente. E allora si concentrò e cercò di ritrovare un po' di fiato, ma fu tutto inutile.

Era stremato, e mentre i passi, ora non più metallici e sempre più vicini, continuavano, lui sentiva i sensi andare lentamente via, sempre più lontani da lui. La vista era quella combinata peggio, si annebbiava sempre di più e Lucas iniziava a confondere tutto quello che si trovava davanti a lui. E proprio mentre era sul punto di svenire, i passi che prima sentiva si arrestarono, la porta della stanza si aprì, lasciando entrare una luce fortissima, e un uomo, che teneva in mano un oggetto che Lucas non riuscì ad identificare, entrò. In quel momento tutta la sua vulnerabilità venne fuori, l'uomo avanzò a passi lenti verso di lui, identificandosi però in una figura sempre più irriconoscibile e confusa, ma da quel punto in poi, per Lucas, si fece tutto nero.

The Bloody RoomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora