Capitolo 3

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La confusione regnava sovrana nella testa di Chris. Era ancora in macchina, fermo nel parcheggio del dipartimento da almeno 10 minuti. Stava pensando, ma non sapeva bene quali fossero gli oggetti dei suoi pensieri. Finalmente si decise a scendere e a entrare nel grande edificio, e si diresse subito, senza indugio, verso l'ufficio del capo Johnson, al secondo piano.

La stazione aveva ritrovato la sua normale tranquillità, e la confusione della mattina era ormai soltanto un ricordo, per la felicità di molti, tra i quali anche Chris. La porta dell'ufficio sulla quale era impresso a caratteri cubitali "MARTIN JOHNSON – CAPO DIPARTIMENTO OMICIDI" era chiusa, così decise di bussare, ma i troppi secondi che passarono gli fecero capire che lì dentro non c'era nessuno.

"Chris, cerchi il capo?" gli disse uno dei suoi colleghi che passava di lì.

"Si Liam, sai dov'è?" chiese impaziente il detective.

"Sicuramente non lì. Era programmata una riunione con i grandi capi, giù nella sala convegni. Penso siano tutti ancora lì"

"Capisco. In ogni caso non ricordavo ci fossero riunioni di recente" gli fece notare Chris.

"Si, in effetti questa è stata improvvisata proprio all'ultimo minuto. Sai, il caso Reed ha messo un gran subbuglio in giro, e ora bisogna organizzarsi bene per affrontarlo. A quanto ho sentito la situazione non è affatto semplice" disse Liam, scuotendo leggermente la testa.

"Si, questo caso non ci voleva proprio"

"Già. Oltretutto, non vorrei essere nei panni di quel pover uomo che deve indagarci su. A proposito, sai chi è stato designato?"

"Ce l'hai davanti, mio caro"

Liam spalancò incredulo la bocca.

"Davvero? Il caso è tuo?" gli chiese.

"Proprio così" esclamò fieramente Chris.

"Beh, buona fortuna amico, fossi in te non sarei così rilassato"

"E perché mai? È un caso come un altro"

"E tutto questo trambusto secondo te è stato causato da un caso come un altro? Non credo proprio Chris. Tu sei una persona intelligente, dovresti capirlo meglio di chiunque altro"

Ma Chris non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, perché proprio in quel momento spuntò il capo Johnson, diretto a grandi falcate verso il proprio ufficio. Era stremato in volto, quella giornata lo aveva provato moltissimo, eppure era solo l'inizio.

"Salve signori" salutò cordialmente entrambi, che ricambiarono.

"Finalmente è tornato il nostro bel sole californiano, non trovate?" aggiunse poi, indicando una delle tante finestre.

"Capo, le devo parlare" andò dritto al punto Chris, che non voleva certo perdersi in discussioni metereologiche.

"Temo di non potere proprio ora Christopher, sono troppo impegnato, e tu lo sai bene"

"Certamente, lo sono molto anch'io, ma credo che il suo più grande impegno coincida anche con il mio più grande impegno ora, quindi forse potremmo collaborare, e darci una mano a vicenda"

L'uomo lo squadrò dalla testa ai piedi, diede un'occhiata in giro, poi aprì la porta del suo ufficio e disse: "Va bene, entra e rimani qui, io torno subito" ed uscì frettolosamente. Quest'atteggiamento furtivo insospettì parecchio Chris, che però si attenne alle direttive. Dopo qualche minuto l'uomo fece ritorno, e chiuse la porta della stanza a chiave.

"Ho ripensato a quello che hai detto prima, Chris. Hai ragione, dobbiamo collaborare. Non abbiamo altre alternative per poter andare avanti" confessò il capo.

"Bene, ma credo che ci sia una condizione da rispettare, affinché si possa attuare questa collaborazione"

"E sarebbe?" chiese accigliato l'uomo.

"Dobbiamo essere entrambi sullo stesso piano"

"Io sono il capo Chris, non un semplice detective, come potremo mai essere sullo stesso piano..."

"Questo lo so bene, io infatti intendevo altro. Dobbiamo lavorare disponendo entrambi dello stesso materiale, in questo caso delle stesse informazioni sul caso. Devo sapere tutto quello che c'è da sapere, e devo sapere tutto quello che sa lei, subito. Non posso andare avanti, altrimenti"

"Spero che la tua non sia una minaccia, Christopher" gli disse, puntandogli contro l'indice.

"Assolutamente no, è un accordo che dobbiamo fare io e lei. Non posso indagare a pieno se non so tutto, quindi ho bisogno del suo aiuto per questo. E lei ha bisogno del mio aiuto perché sono l'unico qui che potrebbe risolvere questo caso, e lei lo sa bene. E poi, se non l'avessi preso io questo caso, lei sarebbe già stato divorato da tutta la città. Veniamoci incontro, Martin" concluse Chris, con una cordialità che non si sarebbe mai potuto permettere in un'altra occasione. L'uomo non aveva l'aria di qualcuno disponibile a siglare accordi interni e segreti, ma probabilmente sapeva che questa era l'unica opzione che aveva per rimanere ancora a galla.

"Va bene Chris, facciamo così. Io ora ti dico tutto quello che so, e ti terrò sempre aggiornato su tutto quello che sarà importante per il caso, tu invece usi quel bel cervelletto geniale che ti ritrovi e mi fai uscire da questo casino. Nessuno saprà niente, siamo solo io e te"

"Benissimo" e i due si strinsero la mano. Era un passo avanti per Chris ed era un passo avanti anche per il capo Johnson, ma ora quei passi non sono più sufficienti, bisogna iniziare a correre. 

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