1,3 Nuovi amici e non solo

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Quando Padmé tornò a prendere i figli a scuola, i soli pomeridiani scottavano e la gente si era accalcata nel mercato all'aperto nonostante il calore asfissiante. Padmé sgusciò tra la folla per non arrivare in ritardo, attraversando di corsa tutti i vicoli della cittadina, ma aveva fatto male i conti e si ritrovò ad arrivare a destinazione con un quarto d'ora di ritardo.

Il cortile della scuola era deserto, solo quattro persone erano rimaste sul cancello. Leia, Luke e due sconosciuti, probabilmente un loro compagno di classe e sua madre. Leia era seduta sul muretto di cinta a chiacchierare con la donna, Luke stava facendo vedere all'altro bambino qualcosa su un sasso.

"Mamma!" strillò Leia non appena la notò, facendo saltare in aria la signora con cui parlava. "Non arrivavi più! Per fortuna questa signora è rimasta con noi". Anche Luke la vide, e le corse incontro per abbracciarla.

"Avete ragione, avete ragione" concesse Padmé con un sorriso "ma c'era tanta gente al mercato e sono arrivata in ritardo". Guardò poi la donna sconosciuta che le stava sorridendo, e strinse la mano che le aveva allungato.

"È lei la mamma di questi due bei bambini?" si sentì chiedere.

"Sono io la mamma in ritardo" scherzò. "Può chiamarmi Padmé".

"Angela" disse l'altra con un sorriso smagliante "molto piacere. Questo è mio figlio, Biggs".

Biggs alzò una mano timida per salutare. "È sempre così con le persone nuove" lo giustificò Angela, facendolo arrossire profusamente. Padmé sorrise al bambino e gli scompigliò i capelli. Assomigliava molto a sua madre, e già così piccolo era tutto braccia e gambe: superava Luke in altezza di quasi una testa. Ma a dispetto delle dimensioni non aveva niente di prevaricatorio mentre parlava con l'amico, anzi.

"È normale" disse Padmé ad Angela "sono un'estranea. In attesa di conoscerlo meglio, inizio a ringraziare lei per avermi aspettata con i miei figli".

"È stato un piacere!" rispose l'altra donna.

Dopo gli ultimi saluti, Padmé prese per mano i suoi bambini e si diresse verso il mercato, l'unico luogo in cui aveva trovato uno spazio per lasciare il landspeeder. I tre attraversarono di nuovo la marea di gente, poi finalmente salirono sul veicolo e si diressero verso casa.

"Allora, vi è piaciuto il primo giorno di scuola?" domandò la madre ai figli, una domanda di rito che si sarebbe ripetuta molte volte.

"Sì, sì, sì!" cinguettò Leia. "Voglio tornare anche domani. La maestra comanda, ma i bambini li ho messi a posto subito io".
Padmé si voltò verso il sedile posteriore con un'espressione illeggibile, alzando le sopracciglia.

"Dei compagni dicevano che il tuo lavoro non era bello e Leia li ha fatti stare zitti tutti" spiegò Luke. Dal tono della sua voce non si riusciva a capire se fosse orgoglioso dell'impresa della sorella o ancora mortificato dalle risate di quei bambini che l'avevano fatto sentire così fuori posto al mattino.

"Leia, l'importante è che tu non sia prepotente con gli altri bambini. D'accordo?". Conoscendo la sensibilità alla Forza dei suoi figli, Padmé era abbastanza inquieta, ma sperava che una buona educazione li avrebbe resi persone perbene anche senza addestramento Jedi. L'autocontrollo non era solo questione di meditazione, si poteva guadagnare in altri modi... l'unico problema era che, per ordine del maestro Kenobi, Luke e Leia non dovevano ancora sapere di avere quel dono.

La vocina penetrante di Leia riscosse la donna dai suoi pensieri.
"Va bene, mamma" stava dicendo con voce ingannevolmente innocente. Già Padmé stava immaginando la sua piccola arringa davanti ai compagni presuntuosi: era decisamente sua figlia, notò con una punta di orgoglio. Non poté poi fare a meno di chiedersi se, con lei ancora senatrice, i bambini di Anchoread avrebbero ancora preso di mira Luke.

Il percorso verso casa fu molto silenzioso, forse per le emozioni che montavano nel cuore di Padmé con tutti quei pensieri. Tenersi dentro tutto era molto difficile, e, anche se non voleva caricarli di pesi che non appartenevano a loro, non vedeva l'ora di confidarsi con i suoi figli non appena fossero diventati abbastanza grandi.

Sospirò pesantemente mentre frenava davanti alla fattoria, terminando finalmente il viaggio.
Per fortuna, come accadeva spesso anche grazie alla Forza, Luke era già lì per darle un po' di buonumore.

"Sai mamma che io e Biggs forse siamo amici?" disse con una certa baldanzosità. Evidentemente era molto fiero di sé per quella specie di infantile conquista.

"Ma davvero?" chiese Padmé con finta sorpresa.

"Davvero" continuò il bambino. "Abbiamo parlato nell'intervallo e mi ha detto che da grande farà il pilota stellare come papà e me. E lui è più grande di noi, perché l'anno scorso erano finiti i posti della scuola e lui compie gli anni al primo mese dell'anno quindi ha quasi otto anni".

"Che bello" osservò Padmé. "Se vuoi possiamo invitare Biggs a casa qualche volta". Luke sorrise contento e sgusciò via di corsa, con chissà cosa per la testa.

Leia invece, stranamente, era rimasta zitta accanto a sua madre, e solo quando il fratello fu sparito decise di parlare.

"Mamma... vero che non sono brutta e cattiva solo perché tu lavori con i vaporatori e perché papà non c'è più?" mormorò, gli occhi bassi.

Padmé si inginocchiò al suo livello e toccò una guancia della bambina, su cui stava scivolando una lacrima.
"Tesoro, tu sei bellissima e speciale. Va bene? Io faccio questo lavoro per qualcosa di molto importante e di molto più grande di un vaporatore". Fece una pausa e sospirò, sperando che Leia non avrebbe raccontato tutto a scuola. "Facciamo un lavoro umile, ma siamo felici e basta così. Non farti prendere in giro da nessuno, e non vergognarti di papà: lui era il migliore di tutti. E quando sarai più grande, diventerai così importante che nessuno scherzerà più su di te".

Leia annuì e si asciugò il naso sul dorso della mano. Orgogliosa com'era, non aveva certo preso bene le parole di scherno dei compagni.

Ma presto o tardi la sua personalità avrebbe vinto. Padmé sperava solo che Obi-Wan Kenobi capisse in fretta che, per quanto indispensabili per il futuro della galassia, i suoi figli si meritavano di sapere chi erano e di vivere una vita piena.

Guardò il pomello della porta avvicinarsi impercettibilmente alla mano di Leia senza che lei se ne rendesse conto, e dovette distogliere lo sguardo.

Lontano dall'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora