Prologo

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Il maestro Jedi Obi-Wan Kenobi aveva le sopracciglia corrugate e il viso stanco mentre guardava una delle sue più care amiche, nonché moglie di un uomo a cui preferiva non pensare, che lottava per la vita in sala parto.
Aveva perso la voglia di vivere, diceva il droide medico: era sana, ma sembrava che la sua anima volesse farla finita.

E poi c'erano i bambini. Due gemelli, due inconsapevoli scrigni di Forza che stavano per affacciarsi alla vita. Le ultime speranze rimaste alla galassia... che non avrebbero avuto una madre a crescerli sulla retta via. Sarebbero stati i primi bersagli dell'Imperatore e del loro padre.

A questo pensava Obi-Wan mentre Padmé Amidala, con un'ultima spinta, regalava alla galassia un minuscolo fagottino urlante a cui diede il nome di Luke. Il bambino fu depositato tra le braccia del maestro Jedi, che non poté non notare quanto la presenza nella Forza del piccolo si allungasse istintivamente verso la propria. Era incredibile.
Obi-Wan cullò distrattamente il fagotto che si ritrovava in grembo mentre Leia, la seconda gemella, veniva alla luce con un prepotente urlo. La sua firma nella Forza era potente come quella di suo fratello, un patrimonio prezioso.

Doveva proteggere questi tesori da non perdere, pensò il Jedi.

Doveva farlo per Padmé... e per Anakin. Ma non poteva da solo... non ce l'avrebbe fatta.

"Obi-Wan...".

Il maestro Jedi si riscosse quando sentì la voce debole della donna in fin di vita. Lasciò Luke tra le braccia del droide e si avvicinò rapidamente a Padmé, prendendo la sua morbida mano fredda tra le sue grandi e tiepide.

"Dimmi, Padmé".

"In lui c'è ancora del buono..." mormorò la donna "lo so che c'è... ancora...".
Obi-Wan colse l'occasione. Non poteva lasciar morire una persona così straordinaria, essenziale per la galassia, che meritava di resistere più a lungo di così. "Se credi in lui, devi vivere" disse. "Se c'è una persona che può riportare indietro Anakin, quella sei tu. Pensa a lui, Padmé. Pensa ai vostri bambini!".

"Anakin...". Il viso della donna riacquistò un leggero colore mentre il suo biomonitor cantava un po' più forte. Obi-Wan rafforzò la presa sulla sua mano mentre infondeva una piccola parte della propria energia vitale nel suo spirito sfibrato. Ce la stava facendo... doveva farcela!

"Sembra fuori pericolo" gracchiò un droide medico sullo sfondo. Il maestro Yoda e il senatore Organa, discreti osservatori dietro una vetrata, rilasciarono un respiro che non si erano resi conto di aver trattenuto quando udirono la buona notizia. Sapevano entrambi che Padmé sarebbe stata un elemento imprescindibile nella lotta contro l'Impero, nella crescita dei suoi figli e in un eventuale tentativo di riportare Anakin alla Luce (nessuno ci sperava molto, anzi, ma se l'anima del marito era stata sufficiente per salvare la donna dalla morte ci doveva essere un motivo).

Quando le condizioni della neomamma si furono stabilizzate i due Jedi e il senatore vennero mandati in una sala attigua, in modo che Padmé potesse riposare.

~~~

Quattro giorni dopo Padmé fu dimessa dal centro medico e fu stabilito che si rifugiasse sul remoto pianeta Tatooine, lontano dall'ombra dell'Impero, con Luke e Leia. Obi-Wan l'avrebbe sorvegliata da lontano senza farsi vedere da nessuno, come un guardiano silenzioso, in attesa che i tempi maturassero: i bambini non avrebbero lasciato il pianeta finché non fosse stato strettamente necessario.

A Padmé fu detto che sarebbe stata chiamata non appena si fosse presentata una possibilità di parlare con Anakin. Sperava che fosse presto, o che non fosse mai: il suo cuore era spezzato, suo marito aveva intrapreso la strada che lei non avrebbe mai potuto seguire. Qualcosa si era rotto per sempre, anche se lei non riusciva ad ammettere a se stessa che la motivazione che l'aveva spinta a vivere era solo un sogno probabilmente irrealizzabile.

Sospirò, lasciando che la sua testa si appoggiasse allo stipite di pietra della porta che introduceva alla piccola abitazione desertica. La figura di Obi-Wan si stava allontanando verso l'orizzonte, coperta da un mantello bruno.

Quando il Maestro Jedi non fu che un puntino in lontananza, Padmé scese le scale che portavano alla parte interrata della fattoria dove avrebbe trascorso gli anni successivi, quelli che aveva sempre immaginato come i più belli della sua vita.

Crescere i suoi bambini nel paradiso di Naboo, non su una torrida palla di sabbia.
Condividere questa avventura con suo marito, non con le quattro mura di una fattoria.
Girare la galassia con la sua famiglia, non nascondersi nell'Orlo Esterno a fingere di essere una contadina.

Una lacrima sola quanto la donna stessa rotolò lungo la sua guancia, ma la cancellò con la mano prima che cadesse su uno dei due bambini che aveva in braccio.

Così era capitato, e adesso si sarebbe accontentata.



Ok, avevo questa idea che mi frullava in testa da un po' e ho deciso di iniziare una nuova storia. Fatemi sapere tutti cosa ne pensate! Buona lettura
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