5,16 Un volto amico

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La caduta fu così lunga che Luke ebbe il tempo di apprezzare la gelida carezza del vento, che finalmente asciugava il sudore e il sangue sul suo viso. Stava volando: era uno splendido modo per morire.

Ma dopo un lungo precipitare l'incanto si ruppe. Ci fu uno strano rumore di risucchio; quando Luke aprì gli occhi scoprì che un largo tubo di scarico lo stava aspirando.

Atterrò su una liscia superficie metallica e scivolò inesorabilmente verso il basso, incapace di opporre resistenza o trovare qualcosa a cui aggrapparsi. Quando ormai credeva che sarebbe finito in un deposito di rifiuti, un'apertura rotonda si spalancò sotto di lui. Per una frazione di secondo adocchiò una distesa di nuvole, e fu solo per puro istinto di sopravvivenza che si aggrappò al primo oggetto che trovò.

Soffiava un vento leggero e faceva freddo. Luke guardò in basso senza rendersi conto di aver chiuso gli occhi per lo spavento: la superficie del pianeta era ancora lontana, sotto di lui c'era solo una distesa di nuvole. Alzò lo sguardo: la sua unica mano si era serrata intorno a una fragile antenna orizzontale, salvandolo da una caduta sicuramente fatale.

Pensare di lasciar andare quell'ultimo appiglio era impossibile. Solo pochi minuti dopo aver scelto la morte, Luke si rese conto di non essersi mai sentito così attaccato alla vita. Voleva risalire, fare tutto il possibile per non precipitare ancora... forse sarebbe passata una nave e l'avrebbe recuperato. Era incredibile: aveva ancora tanta speranza dentro, nonostante tutto.

Cercando di allontanarsi il più possibile dal baratro, richiamò le ultime forze e scalciò verso l'alto, riuscendo miracolosamente ad agganciare la gamba destra all'antenna. Si era aggrappato in due punti, era salvo.

Impiegò solo un paio di minuti a rendersi conto che non era vero. Non poteva rimanere lì per sempre, anzi...
Sentiva di aver davvero dato tutto, questa volta. Era troppo debole e stava sanguinando ancora; il braccio mutilato pulsava atrocemente a ogni battito di cuore, facendogli venire la nausea. La mano ancorata all'antenna era sudata e scivolava...

"Per favore, qualcuno mi aiuti..." mormorò, avvinghiandosi alla sottile asta di metallo con tutte le sue forze. Pregò che la sua paura potesse viaggiare attraverso la Forza, ma non c'era nessuno ad ascoltarlo, la presenza di Leia era muta e inaccessibile...

⁓⁓⁓

Han Solo era esausto, furioso e grato allo stesso tempo. Non essendo abituato a dare voce alla sua sfera emotiva, aveva deciso di ignorare il disorientante miscuglio di sensazioni e si era messo alla guida del Falcon, in silenzio.

Aveva tutte le ragioni di essere confuso: mezz'ora prima si trovava sotto tortura, ma il fedele Chewie - come avrebbe fatto senza di lui! - l'aveva liberato facendo strage di assaltatori. Il wokiee aveva spiegato che era stato tutto merito di Padmé, quella scaltra donnina piena di sorprese, ma bisognava ancora aspettarla, per questo era presto per lasciare Bespin.

Da tutto questo venivano la stanchezza e la gratitudine; la rabbia, invece, era strettamente legata a un elegante imprenditore che si era pentito delle sue azioni appena in tempo per salire sulla nave, dicendo che Darth Vader l'aveva minacciato. Come se non bastasse, C-3PO piagnucolava da svariati minuti perché qualcuno gli aveva montato una gamba al contrario, e misteriosamente era stato trovato R2-D2 in uno scomparto per il contrabbando prima del decollo.

Il piccolo droide turbava molto Han, perché era di Luke, e Luke non era su quel pianeta, fino a prova contraria. Ma ci sarebbe stato tempo per chiedersi come mai un astromeccanico aspirasse alla libertà: per ora la cosa più importante era mantenere il Falcon nascosto tra le nuvole, sotto gli edifici della colonia mineraria, in modo da poter rimanere nei dintorni nell'attesa di Padmé.

Lontano dall'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora