5,10 La città delle nuvole

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Bespin, Orlo Intermedio

"No, veramente non ho un permesso di sbarco" disse Han con il suo miglior tono diplomatico, che ad onor del vero ricordava più un ragazzino che sta cercando di sorvolare sull'ultima marachella. "Sto cercando di raggiungere Lando Calrissian. Oh, un momento, lasciatemi spiegare!".

Padmé guardò Chewbacca e capì subito che anche lui non era molto convinto: non appena il Falcon aveva penetrato l'atmosfera di Bespin, era stato circondato da pattuglie di sicurezza locali.

Per una piccola colonia industriale era un fatto decisamente inconsueto, ma di certo quelli non erano tempi semplici. Padmé ne era fortemente convinta: l'umile sistema di Bespin era solo molto geloso - e a ragione - della propria indipendenza, un tesoro che pochi altri pianeti possedevano.

Si alzò in piedi per guardare dal vetro anteriore il paesaggio che scorreva sotto il Falcon, la prima novità dopo giorni di spazio aperto. La superficie del pianeta era nascosta da una spessa coltre di nuvole rosate e grigiastre, da cui soltanto gli edifici più alti facevano capolino. Si trattava di strane torri a forma di fungo, quasi tutte sorrette da strutture sottili che terminavano con larghe cupole. Sarebbe stato un luogo piacevole, se solo le guardie locali non fossero state così insistenti.

Per fortuna, parve che Han fosse riuscito a dare una spiegazione convincente del proprio arrivo.

"Ed ecco che ci fanno atterrare" disse il corelliano con aria baldanzosa. "Non vi preoccupate, Generale. Siamo buoni amici, Lando e io".

C-3PO, che poco prima era stato convinto da Han a starsene zitto con una serie di minacce, mugolò qualcosa di estremamente pessimista dal sedile posteriore.

"Non sono preoccupata, ma è meglio rimanere in allerta" rispose Padmé. "Prima lasceremo questo pianeta, meglio sarà".

Han non disse nulla, il che rendeva l'intera situazione piuttosto sospetta. La donna decise di non pungolarlo: ormai mancavano pochi secondi all'atterraggio.

Infatti, qualche minuto più tardi, i due umani, il wokiee e il droide dorato stavano scendendo dalla rampa del Millennium Falcon in silenzio. Padmé aveva indossato un casco, sperando di passare per una cacciatrice di taglie: negli ultimi anni aveva sempre nascosto il proprio viso in missione, e se qualche immagine fosse trapelata proprio ora sarebbe stata la fine.

I piedi creavano una strana eco battendo sulla piattaforma di atterraggio, come una musica lugubre. Non c'era nessuno, nemmeno le guardie che avevano tanto tormentato i Ribelli: solo nuvole.

"Oh, nessuno ad accoglierci" disse tristemente C-3PO.

Come se qualcuno l'avesse ascoltato, una porta scorrevole di un bianco perlaceo si aprì in fondo alla piattaforma. Ne emersero diversi personaggi: alcune guardie, un uomo calvo con un macchinario che gli cingeva il capo, e qualcuno che poteva essere soltanto Lando Calrissian.

Padmé lo osservò mentre si avvicinava: aveva la stessa espressione sfrontata di Han, ma indossava abiti più eleganti; sembrava un contrabbandiere travestito da borghese. Portava un lungo mantello celeste che svolazzava disordinatamente al vento, ma il suo viso era di acciaio: aveva la mascella serrata, gli occhi ridotti a fessure, e neanche una ruga increspò la sua pelle scura quando si piantò di fronte a Han.

"Razza di lurido avventuriero imbroglione" disse Calrissian, gelido. "Ne hai di coraggio a venire qui. Non ti ricordi più?".

Padmé trattenne il respiro e i suoi occhi scattarono immediatamente verso le guardie. Era armata e poteva difendersi, ma di certo non era quello il benvenuto che si aspettava. Si chiese distrattamente in che modo Han scegliesse i propri amici.

Ma anche Han stesso sembrava sorpreso: si portò l'indice al petto, come sperando che Calrissian stesse parlando con qualcun altro.

Ma Lando li aveva ingannati tutti: mantenne quell'espressione rigida per qualche secondo, poi esplose in una risata fragorosa e abbracciò il corelliano come se fosse un parente perduto da tempo.

"Come stai, vecchio pirata?" esclamò. "Che piacere incontrarti!".

Padmé rilasciò quel respiro e la sua mano si rilassò vicino al folgoratore che teneva nella fondina. Non schiodò lo sguardo da Lando, ma si sentì molto meglio mentre i due uomini, ora quasi a braccetto, si perdevano in chiacchiere su antiche scommesse, navi, soldi, gli ultimi anni in cui non si erano visti. Forse, si disse Padmé con la potente speranza di chi è pessimista da troppo tempo, questa volta avevano trovato un porto sicuro.
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Quel pomeriggio trascorse abbastanza piacevolmente con una lunga passeggiata per gli stabilimenti di Calrissian. Mentre le nuvole fuori dalle ampie finestre passavano dal rosa, al bianco a un profondo arancione, Padmé poté imparare molto di quello che l'imprenditore aveva fatto nella sua vita. Ne sapeva abbastanza di economia per capire che si trattava di un uomo furbo, ma non necessariamente disonesto - almeno non del tutto.

A lei non furono rivolte domande, quindi Han doveva aver fatto un buon lavoro nell'inventare la storia di una cacciatrice di taglie misteriosa.

Fu comunque un sollievo poter togliere il casco, ormai a tarda sera, quando fu finalmente possibile ritirarsi in una camera offerta da Lando in persona.

"Iniziavo a non ricordarmi più la vostra faccia, Generale" disse Han mentre si sedeva su un divanetto - per una sorta di strana cavalleria aveva lasciato che fosse l'amica a prendere il letto, mentre Chewie era tornato al Falcon.

"Anch'io" rispose Padmé con un mezzo sorriso mentre appoggiava l'elmo sul pavimento. "Puoi anche non chiamarmi con il mio grado militare, comunque. Ormai è da settimane che dobbiamo dividere quell'affare che chiami bagno".

"Non dobbiamo affatto dividerlo, Generale. Credo che il suo problema sia più Chewie, quando lascia tutto quel pelo".

Padmé ridacchiò: ogni tanto la sciocchezza di Han ci voleva proprio.

"Apprezzerò il ritorno alla flotta" ammise. "A proposito, quanto ci vorrà per il Falcon?".

Han si rabbuiò: tenerlo lontano dalla sua nave era come sottrargli una persona amata.

"Lando non l'ha detto" rispose. "Di solito per questi problemi non ci vuole più di un paio di giorni. L'iperguida di questa nave è sempre rognosa, però".

"Rognosa". A Padmé veniva di nuovo da ridere: forse erano le battute del suo improbabile compagno di viaggio, forse il fatto che per la prima volta riusciva a vedere l'arrivo alla flotta come qualcosa di realizzabile, ma era di buonumore.

Si sentiva pervasa da uno strano ottimismo, come immaginava che capitasse ai Jedi quando la Forza era favorevole. E poi, ogni volta che interagiva con Han Solo, le sembrava di avere anche Leia vicino a sé.
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Fuori contesto: è da MESI che Watty non mi lascia andare a capo di più di due righe, quindi se voglio mettere uno stacco devo usare questi stupidi puntini.
A parte questo, buona Pasqua a tutti! Spero di riuscire ad aggiornare presto perché mi sto gasando
Alla prossima
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