Capitolo 12-Will

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Non era stata l'adrenalina e nemmeno l'alcool a spingermi ad abbracciarlo: era stato il sollievo di vederlo sano e salvo, la consapevolezza che stesse bene.

Lo trascinai in un angolo lontano dalla strada e dalle persone e lo tenni stretto al mio petto per quelle che mi sembrarono ore, una mano che premeva sulla sua schiena per tenerlo vicino a me e le dita dell'altra che si insinuavano nei suoi capelli corvini tutti scompigliati.
Ebbi paura che mi spingesse via, invece non oppose resistenza alcuna, anzi: seppur con esitazione, anche lui finí per ricambiare il gesto, avvolgendomi la vita con le braccia.

-Nico, giuro sullo Sitge che sono sobrio - dissi allora  - E voglio chiederti scusa. Non ho mantenuto fede alla promessa, mi sono lasciato andare. Ah, no, Re degli Spettri. - lo interruppi quando sentii che cercava di parlare - Non osare darti la colpa. Sono in grado di assumermi le mie responsabilità, Nico.

Mi interruppi un momento per riprendere fiato. Nico restò in silenzio.
Deglutii e andai avanti. - E... e voglio che tu sappia... Sei davvero importante per me, credimi. Ti prego, accetta le mie scuse.

L'unica risposta che ricevetti furono le braccia di Nico che si stringevano ancora di più attorno alla mia vita. Il suo viso era nascosto, affondato nella mia felpa, e il figlio di Ade non si muoveva. Temetti di aver detto qualcosa di sbagliato, quando il suo esile corpo prese a tremare, scosso dai singhiozzi.

-Nico... Oddèi, Nico, scusa... Ho detto qualcosa? - allentai la presa su di lui per guardarlo in faccia, ma Nico si rifiutò di staccarsi da me.

-Will... Ti prego - lo sentii sussurrare - Ti prego non lasciarmi andare. Ti prego. Ti prego, ti prego, ti prego.

-Nico... - mi si strinse il cuore a vederlo tanto spaventato. Dalla morte della sorella era stato così solo, forse non aveva più avuto una spalla su cui piangere. Lo circondai di nuovo con le braccia e lo strinsi a me. - No, Nico, tranquillo. Non ti lascio andare.

Tirò su col naso. -Da...davvero?

-Nemmeno sotto tortura. Ora rilassati.

Gli ci volle un po', ma alla fine riuscì a regolarizzare il respiro e a smettere di singhiozzare. Lo tenni vicino tutto il tempo, senza mai allentare la presa su di lui.

Mi faceva sentire bene sapere che si fidava a tal punto di me. Lui era un tipo schivo, diffidente, e per questo mi sentivo onorato di essere riuscito a  guadagnarmi la sua fiducia. Giurai a me stesso di dimostrarmene degno ogni volta che sarebbe servito.
Mentre lo tenevo stretto a me, accarezzandogli la schiena, ripensai al suo sguardo distrutto dopo avermi visto ballare. Ci teneva, a me, e mi aveva fatto capire che potevo contare su di lui. Mi sentii la persona più fortunata del pianeta.

Avevo ormai sviluppato un senso di protezione verso quel ragazzo, non c'era nulla da fare. Ogni volta che era in pericolo una scossa anomala mi spingeva a reagire, ogni singolo suo gesto catturava la mia attenzione. Era come la protettività che nutrivo nei confronti dei miei fratelli, ma questa era qualcosa di diverso: più istintiva, oserei dire.

Dovetti rassegnarmi al fatto che ormai Nico Di Angelo avesse totalmente attirato la mia attenzione, sotto ogni punto di vista: riusciva sempre a mettermi in soggezione, a sorprendermi. Era raro riuscire a stupire un medico, che di cose ne vede tante ogni giorno, ma il Re degli Spettri ci riusciva senza sforzarsi. Ed ero piuttosto sicuro di adorare quella situazione.

Lentamente, Nico si sciolse dall'abbraccio, asciugandosi gli occhi in un gesto infantile, quasi dolce.

-Grazie, Will. - la sua voce era tornata normale - Per favore, però, non raccontare a nessuno quello che hai appena visto e sentito.

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