Capitolo 25-Nico (Epilogo)

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Dieci anni più tardi

Mi sveglio con la luce del sole che mi pizzica fastidiosamente gli occhi. Batto le palpebre più volte, cercando di svegliarmi del tutto, e provo ad alzarmi.
Fallisco miseramente: un braccio muscoloso mi tira giù, inchiodandomi al materasso.

-Will, è ora di alzarsi - dico, cercando di spostare il suo braccio.

-È sabato, resta qui. - mugola lui - Non ci sono impegni.

Sospiro e mi stendo vicino a lui, che soddisfatto mi attira a di sè. Il suo petto ampio e solido va su e giù, lentamente, e il suo cuore batte scandendo un ritmo regolare e ininterrotto.

-Buongiorno, Raggio di Sole.

-Buongiorno, Vostra Altezza.

-...Fottiti.

Lui ride e si alza sul gomito, sovrastandomi, per poi chinarsi su di me e baciarmi le labbra. Mette le braccia ai lati della mia testa, "bloccandomi" sotto di lui.
Si avvicina al mio orecchio con le labbra e mordicchia appena il lobo.

-Vuoi darmi una mano? - sussurra con voce roca.

Un tempo, quell'allusione mi avrebbe fatto diventare porpora. In un certo senso lo fa ancora, in realtà, ma ho imparato a giocare.

-No. - e lo spingo via.

-Ma... - Will è ancora sopra di me, ed ora sfoggia due occhi da cucciolo da far invidia a Cerbero quando non gli dai la palla.

Ghigno. -Così impari.

-Sei così noioso - sbuffa, e si rigetta su di me.

-Oof! Will, maledizione a te a ai tuoi muscoli da surfista... - gemo, schiacciato dal suo peso.

-Tu adori i miei muscoli da surfista.

-È vero, sí.

Si sistema, posando la testa sul mio petto e circondandomi i fianchi con le braccia. Prendo ad accarezzargli i riccioli biondi, splendenti alla luce del mattino.

Sono passati dieci anni dalla fine della guerra contro Gea. Will ed io ci siamo trasferiti in città, dove abbiamo preso a studiare e lavorare. Io studio medicina legale, Will chirurgia.

Siamo ancora perseguitati dai mostri, ma la nostra vita sembra quasi più facile. Vediamo spesso i nostri amici dei campi, e usciamo con loro. Le mie giornate preferite, però, sono queste: quelle passate con Will, da soli, senza preoccupazioni.

-Ho voglia di bacon - dice.

-Alzati e fattelo.

-No.

-Perché?

-Preferisco farmi te.

Sbuffo. -Ieri sera non ti è bastato?

-No.

-Va bene, allora.

Alza la testa, sorpreso. - Davvero?

-No, idiota, alza il tuo deretano semidivino e vai a preparare la colazione.

-Sei cattivo - geme alzandosi.

-Modestia a parte.

Si mette un paio di pantaloni e scende in cucina. Dopo pochi minuti, posso sentire l'odore del bacon dal piano di sopra.

-Ho fatto il bacon. - Will entra con un piatto in mano.

-Grande, passa qua.

-Ho detto che ho fatto il bacon, non che te l'avrei dato. - rispose infilandosi in bocca una striscia di carne.

Non Lasciarmi AndareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora