Capitolo 1- Nico

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Infilai le ultime provviste nello zaino mentre i versi dell'oracolo mi rimbombavano in testa senza tregua.

"...e la vita del re dita di ghiaccio afferreranno..."

Serrai la presa sull'elsa della spada, il nero ferro dello Stige che mandava bagliori alla luce dell'alba che filtrava dalla finestra, e mi concentrai sulla missione, dal momento che la mia situazione era già abbastanza difficile.

Will Solace!
Dovevo andare in missione con Will Solace!

Sbuffai irritato: quel ragazzo tutto sorrisi e felicità non mi avrebbe portato nient'altro che guai, me lo sentivo fin nelle ossa.
Dannazione ai figli di Hypnos, ma che gli saltava in mente di tirare fuori profezie in quel modo?!
Visto che Rachel sembrava avere problemi con i suoi poteri profetici, naturalmente erano arrivati i rinforzi, non sia mai che un povero semidio possa passare più di due settimane senza uno stupido oracolo a complicargli la vita più di quanto non facciano già le Parche...

All'improvviso, avvertii una fitta lancinante allo stomaco, che mi costrinse in ginocchio. Strinsi i denti e mi morsi il labbro inferiore a sangue pur di non gridare, sapevo che sarebbe passato in poco meno di un minuto. Inoltre, sarebbe stato inutile allarmare qualcuno, tantomeno a un quarto d'ora dalla partenza.
La vista mi si offuscò e persi l'equilibrio, finendo bocconi per terra e cercando disperatamente di trattenere i conati di vomito.
Come previsto, il dolore finì poco più un minuto dopo. Mi presi altri trenta secondi per recuperare le forze. Quando finalmente tornai lucido del tutto, chiusi lo zaino e infoderai la spada, che mi legai a tracolla con una cinghia di cuoio. Dopo di che, uscii dalla mia cabina e mi diressi verso la Casa Grande.

Fui sorpreso nel constatare che ad aspettarmi sul portico non c'era Chirone, bensì i miei amici Jason e Piper. Di Will, nessuna traccia.
Pure ritardatario! Ma si può?, pensai scocciato.

-Ragazzi, che ci fate qui? - domandai - Non dovevate partire per il Campo Giove?

-Beh, sì - rispose Jason con un gran sorriso - Ma non potevamo certo andarcene senza prima averti augurato buona fortuna.

Sorrisi anch'io, piacevolmente stupito. -Vi ringrazio.

-Oh, vieni qui! - Piper allargò le braccia.
Nonostante odiassi il contatto fisico, per loro feci un'eccezione: mi lasciai abbracciare da entrambi senza fare troppe storie, tranne che...

-Jason... per gli dei, Jason... mi stai rompendo le costole!

-Oh! Scusa... - il figlio di Giove mi lasciò andare, imbarazzato - Devo ancora imparare a contenermi.

Piper rise dolcemente e gli sistemò i sottili occhiali dorati sul naso.
-Stai facendo progressi, non ti preoccupare.

Mi si strinse il cuore a vederli. Erano così uniti...
Si aiutavano e proteggevano a vicenda, come una vera squadra. Dalla scomparsa di Leo, poi, si erano sostenuti l'un l'altro ancora di più. Mi chiesi se anche io un giorno avrei potuto assaporare quel tipo di felicità, quel frutto così succoso di cui tutti bramavano un assaggio.

In quel momento, uno scalpitio di zoccoli su legno interruppe i miei pensieri. Alzai lo sguardo sul maestoso centauro appena uscito dalla Casa Grande e alzai una mano in segno di saluto.

-'Giorno, Chirone.

-Buongiorno, Nico. Will ancora non è arrivato?

-No - sbuffai - È in ritardo.

-Dagli tregua - rise Jason - Ha insistito per fare il suo turno in infermeria fino alle undici, ieri, anche se si erano offerti di sostituirlo perché si riposasse.

-E perché mai dovrebbe farlo? - domandai inarcando un sopracciglio.

-Will è un ragazzo molto altruista - spiegò Piper - Ed estremamente scrupoloso nel suo lavoro di medico.

Perlomeno sarebbe stato utile in caso mi fossi sentito male durante la missione. Forse Will non si sarebbe rivelato poi così inutile...

-Ehi, ragazzi!

Parli del diavolo...

Will scelse proprio quel momento per fare la sua entrata in scena, un sorriso smagliante stampato sul suo bel faccino abbronzato stracolmo di lentiggini. Indossava la maglietta del campo ed una leggera giacca di cotone bianca, pantaloni blu strappati sulle cosce e All Stars candide come la neve.
Ma guardalo, mi dissi, sembra un  bambino tutto emozionato alla sua prima gita.
I suoi occhi blu splendevano di una luce strana, come se stessimo per andare al parco divertimenti, e non in una missione mortale dalla quale non era certo se saremmo tornati interi, o persino vivi.
Alzai gli occhi al cielo. Che ingenuo...

-Perdonate il ritardo - si scusó - i miei fratelli non mi hanno svegliato all'orario concordato.

-Sei ancora in tempo, Will. - lo rassicuró Chirone sorridendo bonario - Allora, siete pronti?

-Al cento per cento! - lo sguardo di Will si fece, se possibile, ancora più luminoso, mentre l'oro dell'alba rendeva il suo sorriso quasi accecante. Ma cosa credeva, che stessimo andando a fare un giro sulla Maserati di suo padre?

-E tu, Nico? - domandò Chirone.

Mi limitai ad annuire, cercando di restare professionale.

-Allora venite, Argo vi accompagnerà fino all'aeroporto. Conto sul fatto che sappiate già dove andare.

Will sembrava alquanto stupito. -Ehm... veramente...

-Sì - lo interruppi io - Ho già un'idea.

Chirone fece un cenno di assenso mentre mi Will lanciava un'occhiata sconcertata.

-Bene, molto bene. Seguitemi...

Jason e Piper mi abbracciarono di nuovo (stavolta rischiando di fratturarmi la colonna vertebrale) e strinsero la mano a Will. Seguimmo Chirone fino ai confini del campo dove Argo, il nostro autista dai molti occhi, ci stava aspettando con le braccia muscolose incrociate sul petto in un atteggiamento nervoso.

-Ciao, Argo! - lo salutò allegro Will.

Alla sua vista, le decine e decine di occhi di Argo parvero acquistare un po' di luminosità e ricambiò il saluto con un gesto della testa.

-Un'ultima cosa, Nico - Chirone abbassó il tono per farsi sentire solo da me mentre Will parlava con Argo - Come ti senti?

-Meglio, grazie. L'ambrosia e il nettare hanno fatto il loro effetto.

-Sono felice. Ricorda, avete due settimane di tempo per trovare quegli oggetti e fabbricare la pozione.

Annuii, pensieroso. Due settimane... Sì, avremmo dovuto farcela.

Ci congedammo da Chirone e partimmo a tutta velocità sul nuovo SUV di Argo. Ne andava molto fiero, da quello che avevo sentito.

Cercai di godermi il viaggio e approfittarne per racimolare le forze, ma era praticamente impossibile con Will che cantava ogni singola canzone che veniva alla radio.
Possibile che le conoscesse tutte?!  Chi diavolo riusciva a cantare così allegramente alle cinque del mattino?

-You know devils don't fly... - drizzai le orecchie. Mi piaceva quella canzone, era una delle mie preferite -... So don't expect me not to fall...

Perlomeno non era stonato.

-You know devils don't fly... - ok, era molto intonato - but God we almost had it all...

Dèi, se era bravo. Ci credo, mi dissi, suo padre è il dio della musica.

-But I got chains, and you got wings, you know that life ain't fair sometimes... - mi lasciai cullare un po' dalla sua voce fino a quando la canzone finí, venendo prontamente sostituita da un terribile pezzo trap. Inutile precisare che Will si mise a cantare anche quello.

-Puoi chiudere quella bocca? - sbottai allora - Sto cercando di dormire per restare sveglio quando servirà.

Will rise, una risata pura e divertita. -Va bene, scusa. Ti lascerò riposare.

E cosí fece.
Per tutto il resto del viaggio non intonó una sola nota, ed io mi assopii nel giro di pochi minuti.

Non Lasciarmi AndareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora