Capitolo 18-Will

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Venni trascinato via dai fantasmi mentre Nico veniva lasciato lí da solo, a combattere contro una ventina di spettri circondato dalle fiamme.

-Nico...

Non vedevo più nulla, il fumo in cui ci eravamo dissolti mi copriva ancora la visuale, ma avevo fisse in testa la paura e la rabbia impresse negli occhi di Nico.

Come avrebbe fatto? Sarebbe riuscito a liberarsi? Sarebbe venuto a salvarmi?, pensai in preda al panico.

Certo che sí, idiota, mi risposi subito dopo. Stai parlando di Nico Di Angelo, il Re degli Spettri, il figlio di Ade, non di un bambino senza esperienza.

Qualche istante dopo, colpii qualcosa di duro con la schiena, mentre lo zaino mi veniva sfilato dalle spalle ed io venivo spinto indietro.

-Guarda lì dentro.

Tornai a vederci a poco a poco, mentre la nebbia attorno a noi evaporava lentamente.

Mi guardai attorno: mi trovavo nel retro del deposito, uno spiazzo a cielo aperto  lungo circa cento metri e largo cinquanta, circondato da mura di cemento alte cinque o sei metri.

Lungo tutta l'area dello spiazzo erano sparse grandi casse in metallo arrugginite, alte gru cigolanti e vecchi furgoni semidistrutti.

-Come sarebbe a dire che non c'è niente?!

Minosse aveva rovistato nel mio zaino, e non avendo trovato niente l'aveva gettato di lato. Il mio arco e la mia faretra con dentro le frecce erano da un lato, lontano da me, sotto la custodia del fantasma di una donna in divisa militare e di un operaio con la tuta da lavoro strappata in cinque punti diversi.

Cercai di rimettermi in piedi, ma non feci nemmeno in tempo a sedermi che due mani mi fecero alzare tenendomi fermo, mentre altre due mi legavano i polsi dietro la schiena.

-Dove sono gli ingredienti? - chiese Minosse con fare imperioso avvicinandosi a me.

-Non lo so.

Accanto a lui, il fantasma di un poliziotto grande e grosso lo guardò, come aspettando una conferma.

Il re annuì.

SMACK.

Tanti puntini colorati presero a danzare davanti ai miei occhi, mentre il sangue mi bagnava le labbra tingendole di rosso. La guancia destra pulsava dolorosamente.

-Te lo chiederò un'altra volta - Minosse si pose a circa dieci centimetri dalla mia faccia - Dove si trovano?

Lo guardai negli occhi. -Non lo so.

SMACK.

Gemetti e le mie gambe cedettero sotto il micidiale pugno allo stomaco, ma lo spettro che mi teneva su mi impedì di accasciarmi.

-Sarà molto più facile per entrambi se me lo dici adesso - sussurrò Minosse con voce quasi suadente - Dove si trovano il seme dorato e la luna d'argento?

-Al Tartaro.

SMACK.

L'orecchio sinistro iniziò a fischiare.

-Nico morirà in ogni caso. - disse  - Se anche arrivasse in tempo, non riuscirebbe mai a contrastarmi.

-Si vede che non lo conosci.

Un violento calcio dietro le gambe mi fece tacere.

-Qui sono io a parlare, non voglio chiacchiere da parte tua a meno che non sia per dirmi dove si trova ciò che voglio.

-Allora tanto vale che mi tagli la lingua.

-Attento, figlio di Apollo, potrei decidere di prenderlo come un invito.

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