Capitolo 23-Nico

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La Signora O'Leary ci lasciò davanti al Pino di Talia, prima di scomparire in un'ombra. Peleo, il nostro drago da guardia, era steso pigramente agli ultimi raggi di sole, a sonnecchiare. Non appena ci vide, drizzò il collo, sospettoso, ma ci lasciò passare una volta che ci ebbe riconosciuti.

Salimmo sulla collina, e ci fermammo a guardare il campo: era sera, in giro si vedevano solo pochi semidei impegnati nelle loro attività quotidiane. I campi di fragole erano illuminati dai raggi arancioni e rosa del tramonto, e l'acqua della baia pareva risplendere di una luce propria, come un grande specchio.
Il profumo di carne ai ferri saliva dalla mensa, riempiendo l'aria di un delizioso profumo.

-Beh, eccoci qui - disse Will - A casa.

-Sí. A casa.

Suonava strano, per me, poter chiamare quel posto "casa". Mi provocava un piacevole brivido lungo la schiena.

-Andiamo? - Will mi sorrise e mi mise una mano sulla spalla.

Annuii e iniziammo a scendere per la collina. La sua mano scivolò sulla parte bassa della mia schiena, facendomi perdere un battito.

-Solace, che fai?! - sibilai, sorpreso.

-Ti da fastidio? - chiese ammiccando.

Sentii il sangue pulsare nelle tempie, e il viso accaldarsi.

-Non... Io...

La sua mano si spostò sul mio fianco, e Will si chinò verso di me. -No che non ti da' fastidio, ammettilo. - mi sussurrò all'orecchio, provocandomi ancora più brividi.

-Piantala...

Il problema è che aveva ragione: mi piaceva averlo vicino. Perciò, dovetti fingere di non essere deluso quando si tirò indietro.

-Non facciamoci sgamare da Jason - scherzai.

-Come mai?

-Fidati, è meglio se non ci facciamo vedere...

-Vedere da chi? - feci un salto, voltandomi.

Jason Grace era apparso dal nulla. Era dietro di noi a guardarci, con un grande, furbo sorriso stampato in faccia.  -A quanto vedo, siete ancora vivi!

-Che occhio, Grace - commentai.

Lui rise, allargando le braccia. - Vieni qui, ragazzino.

-Sono più vecchio e lo sai.

Lasciai che mi stritolasse in uno dei suoi abbracci da orsi, che non mancò di farmi temere per l'incolumità dei miei organi vitali.
Quando Jason mi mise giù, con ogni osso incredibilmente ancora a posto, non potei non notare il cipiglio appena accennato di Will.

"Geloso?" gli mimai con le labbra.

Lui mi rivolse un sorriso storto. Lo presi con un "forse".

-Ehi, Will.

-Come va, Jason?

Si scambiarono un breve abbraccio.

-Come è andata? Troppi mostri? Divinità ostili? - domandò Jason mentre ci avviavamo verso la Casa Grande.

-Neanche tanto - rispose Will. - Abbiamo avuto difficoltà di altro genere.

-Toglietemi una curiosità, ragazzi: che cosa siete andati a fare, esattamente? - ci chiese poi il figlio di Giove.

Will ed io ci scambiamo un'occhiata. Lui annuì e sorrise, incoraggiante.

Sospirai. -E va bene...

Allora iniziai a raccontare: la mia malattia, la cura, la profezia. Gli raccontai della nostra impresa, omettendo però i dettagli troppo personali. Non ero sicuro se dirgli o meno di me e Will.

Non Lasciarmi AndareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora