ERIC

2.8K 129 21
                                    

Controllo le ultime modifiche alle misure di un locale che abbiamo dovuto cambiare all'ultimo minuto, per via di un problema elettrico, e infilo il portatile nella ventiquattr'ore insieme a dei documenti che devo ancora supervisionare.
     «Vai di fretta stasera?» Barry, il mio socio, si siede sul bordo della scrivania, e mi fissa curioso mentre metto via di fretta le mie cosa, un'ora prima che l'edificio chiuda. E lui lo sa che sono sempre l'ultimo ad andare via.

«Sta arrivando mio figlio dall'Oklahoma e vorrei farmi trovare a casa prima del suo arrivo», ammetto.

«Tuo figlio?» e non me lo chiede solo lui, ma anche altro quattro persone presenti nella sala riunioni che si fermano ad osservarmi.

        «Non ci avevi mai parlato di tuo figlio?» mi chiede Ethan, il geometra.

  «Certo che ve ne ho parlato. Brayden, ha ventun anni, e l'uragano a Oklahoma ha distrutto la sua casa. Per fortuna lui era in Europa quando c'è stato il disastro e ora sta tornando qui. Con la sua ragazza», spiego frettolosamente e mi alzo dalla sedia, pronto ad andare via.

«Oh, oh» cantilenano quasi in coro, guardandosi divertiti.

«Quindi cosa farai? Il babysitter per quanto? Due? Tre mesi?» mi prende in giro Barry, facendo scoppiare a ridere gli altri.

Alzo gli occhi al cielo. «Andiamo, ragazzi. Smettetela. Brayden è un adulto ormai e convive con la sua ragazza già da due anni. Non dovrebbero affatto creare problemi».

«Problemi no, ma sono giovani e potresti ritrovarteli in giro per casa che scopano come matti», interviene Thomas, che è quello più giovane e pervertito del mio team.

«Detto da te, Thom, che in quel cervello che ti ritrovi non hai altro che il sesso, guarda, non ti rispondo nemmeno». Afferro la ventiquattr'ore e mi sistemo la cravatta.

      «Pisello d'oro» tossisce qualcuno, facendo sghignazzare tutti gli atri.

      «Ma dai! Da quando mi avete affibbiato questo nomignolo del cazzo?» protesto.

       «Eh, da un po'» Barry trattiene una risata, ma senza riuscirci.

        «Capo, se scopassi un po' di più e romperesti meno il cazzo, ti renderesti conto che la vita è molto, ma molto, bella», aggiunge Ethan, con l'aria da sapientone.

        «Ma come ci siamo finiti a parlare di questo?» allargo le braccia, fissandoli ad uno a uno con la fronte aggrottata. «Vi sto dicendo che sta arrivando mio figlio, che non vedo da quando ha compiuto diciott'anni, e voi tirate in ballo la mia vita sessuale? Beh, punto primo: non sono affari vostri! Punto secondo: non correrò nessun rischio di beccare mio figlio che scopa con la sua ragazza in giro per casa, perché sono più che sicuro che cercherà di passare meno tempo possibile con me. Quindi, vi prego...» unisco le mani a mo' di preghiera. «Non rompetemi i coglioni», scandisco per bene le ultime parole e scappo via, sentendoli ancora sghignazzare alle mie spalle e mi precipito fuori dalla sala riunioni.

Abbasso per un attimo lo sguardo sull'orologio al polso e sbatto contro Amanda, la segretaria che si occupa di tutti gli appuntamenti in programma.
«Oh, Amanda. Ti chiedo scusa. Ero distratto».

«Tranquillo, Eric. Vai già via?» ma invece di scostarsi, rimane con le mani sul mio petto, fissandomi con quegli occhi azzurri nascosti dietro a un paio di occhiali troppo grandi. Che molti uomini qui definiscono senza dubbio sexy.

«Sì, ho un impegno importante», mi affretto a rispondere, facendole notare che è ora di togliere le mani.

«Sì, ehm, certo. Buona serata», abbassa lo sguardo con imbarazzo.

Bad Attraction (storia incompleta) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora