CAMILLA

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Poso lo sguardo sul mio panino ancora intatto e allontano il piatto presa da una strana sensazione di nausea. Vorrei correre da Brayden in giardino e chiedergli scusa, ma non ci riesco. Non pensavo di essere stata un peso per lui per questi due anni. Cioè, non ha proprio detto che sono un peso, ma comunque mi ha rinfacciato tutto quello che ha fatto per me e non so proprio cosa provare adesso. Rabbia? Sensi di colpa? Sta di fatto, che per tutto il pomeriggio io e Brayden ci ignoriamo e io sono un fascio di nervi.
     Solo quando sto preparando la cena, lo sento finalmente avvicinarsi a me. Ma non ha nessuna intenzione di cancellare questo silenzio che ormai si è creato tra noi e mi avvisa che sta andando a lavoro.
«E la cena?»

      «La mangerò più tardi». Mi fa un piccolo sorriso e va via.

      Spero che quando sarà di ritorno riusciremo ad appianare questa divergenza, perché non mi fa per niente bene questo disagio e questo ignorarsi a vicenda.
      Continuo comunque a preparare il ripieno per i tacos e lancio un'occhiata ai disegni che lascia sull'isola. Non ho intenzione di ascoltare Brayden, ma voglio dimostrargli che posso fare entrambe le cose: studiare e lavorare. E poi, non è detto che la borsa di studio la vinca proprio io. Di sicuro ci sono progetti migliori del mio, presentati da ragazzi più preparati. Però voglio provarci lo stesso e mettermi in gioco. Perciò, aspetto con ansia che Eric ritorna, ma quando lo fa, va dritto su per le scale, nella sua camera da letto, ignorando del tutto la mia presenza.  Okay, sarà andato di sicuro a farsi una doccia.
      Allora, ammazzo il tempo a riempire i tacos e a posizionarli tutti dentro un ampio piatto. E quando sento Eric scendere le scale, è impegnato a discutere al cellulare e va a rintanarsi nel suo studio.
      Cazzo! Non si è proprio accorto di me!

      Impiego la restante mezz'ora a tormentarmi le unghie delle dita e a girare intorno all'isola della cucina. Non so che fare! Vado nel suo studio? Lo aspetto? Ma dopo un altro quarto d'ora, afferro due tacos e li sistemo in un altro piatto più piccolo insieme a dei tovagliolini e afferro anche il progetto dello chalet. Faccio un respiro profondo e busso alla porta del suo studio.
      «Sono Camilla. Posso entrare?» chiedo pentendomene subito. Avrei dovuto aspettarlo, cazzo. Molto probabilmente adesso penserà che sono una specie di rompi balle.

      «Sì, entra pure» gli sento dire e dopo qualche secondo che impiego a ripetermi mentalmente quanto sono stupida, mi decido ad aprire la porta.

      Eric è seduto dietro la sua enorme scrivania, con addosso una t-shirt che mette in mostra le sue braccia e i pettorali muscolosi, e un paio di occhiali da vista che non gli avevo mai visto prima.
       Alza gli occhi su di me e si toglie gli occhiali.

      «Non ti vedevo uscire da qui e così ho pensato di portarti la cena». Entro nel suo studio e attendo che lui mi dica di avvicinarmi.

       «Non ho visto l'auto di Brayden quando sono tornato e pensavo non foste in casa».

      «Lui è andato a lavoro. Cioè, gli hanno chiesto di fare una prova. Penso che tra qualche ora sarà già di ritorno».

      «Ha già trovato lavoro?»

      «Sì, come barman. Però non so in quale locale, ancora non me l'ha detto». Gli faccio notare il piatto con un cenno. «Li vuoi?»

      «Ma sì, grazie. Stavo giusto per ordinare un po' di cinese stasera, ma questi tacos hanno un'aria davvero appetitosa», dice dopo che ho posato il piatto sulla sua scrivania.

       «Grazie», dico con un sorriso.

       «Ti piace cucinare?» mi chiede mentre ne afferra uno.

        «Beh, sì. Mi rilassa».

        Annuisce e dopo averne strappato un morso, fa un verso di pura estasi e con il pollice in su mi fa segno che è davvero ottimo. E dopo aver ingoiato il boccone, me lo dice anche a voce. «Davvero buono, complimenti».

Bad Attraction (storia incompleta) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora