ERIC

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Fisso il progetto del mio chalet e ancora non riesco a convincermi come sia possibile che Camilla me ne abbia presentato uno quasi identico.
Ha detto che ha cominciato a disegnarlo un anno fa, ma un anno fa quello chalet era un cumulo di assi vecchie, consumate e allentate. Anche se ci fosse passata davanti, non avrebbe visto il progetto reale che esisteva solo nella mia testa, ma avrebbe visto solo un vecchio chalet. Eppure, lei ha pensato di metterci dei dettagli che credevo di aver pensato solo io.
Mi massaggio le tempie e poi mi decido a chiamare Berry. Non so cosa dirgli con esattezza, ma convincerlo almeno a sostenere un colloquio con Camilla.
     «Eric».

     «Ehi, Berry. Scusami se ti chiamo a quest'ora».

     «Tranquillo. Tutto bene stamattina? Sei andato via di corsa e non ho più avuto modo di incrociarti in azienda».

       «Sì, diciamo bene. Non so che razza di fidanzata problematica mi abbia portato in casa mio figlio, ma devo comunque chiederti un favore».

       «Dimmi».

       «Ti ho fissato un colloquio con lei domani mattina. Ti presenterà un progetto per la borsa di studio...»

      «Ma che cazzo Eric...» mi interrompe e sento sua moglie in sottofondo che lo rimbecca per la parolaccia. Di sicuro ci sono i bambini con lui. «Mancano due giorni alla scadenza e io mi sono portato già avanti col lavoro. Ho già scelto i tre candidati migliori».

       «No, Eric. Non ti sto chiedendo di darle una borsa di studio. Non è nessuna raccomandazione. Ti chiedo solo di farle questo colloquio e poi la mandi via, senza impegno».

      «E perché dovrei farlo?»
      Alzo le spalle e fisso lo sguardo in un punto vuoto del mio studio. «Ci tiene molto e ha tutta l'aria di non aver mai avuto nulla dalla vita».

«Che cos'è allora? Un regalo che vuoi farle? Non ti facevo un buon samaritano».

«Dai, smettila Berry. Falle questo colloquio e basta».

«Okay, farò il colloquio ma tu poi mi offri un cena al Queen Mary».

«Non fai mai niente per niente tu, eh? E che Queen Mary sia».

Passiamo poi qualche minuto a raccontarci cazzate e prima che riattacchi, aggiungo: «Un'ultima cosa: quando vedrai il progetto di Camilla, beh, ecco, tu non dargli molta importanza».

«Perché? È una merda?»

«Non proprio. Dai, ci vediamo domani».
Riattacco e termino di mangiare i due tacos che prima mi ha portato Camilla e mi concentro poi sui documenti che mi sono portato dal lavoro.
Quando i miei occhi cominciano a pizzicarmi per la stanchezza, mi decido ad uscire dal mio studio. Prendo il piatto per riportarlo in cucina e il cellulare vibra nella tasca della tuta.
        È un messaggio da parte di Thom.

      L'hai vista l'ultima foto che ha pubblicato Amanda? Su Instagram

      No che non l'ho vista!
Non ho Instagram

       Ci mette poco a rispondere.
Cosa aspetti a crearti un account? Ora ti invio la foto, vecchio.
   
        Dopo due secondi netti, mi arriva uno screen della foto di Amanda e mi blocco nel bel mezzo del salotto. «Mmh» mi esce un verso di apprezzamento e scuoto la testa e sorrido non appena Thom mi invia una serie di emoticon sconce. Ma poi mi riconcentro sulla foto di Amanda. Beh, non mi aspettavo che sul suo profilo Instagram pubblicasse delle foto così interessanti e anche un po' spinte. Insomma, si è fatta un selfie mentre beve una tazza di caffè, con addosso una vestaglia di seta nera leggermente aperta che lascia intravedere un lembo di reggiseno in pizzo. I suoi occhi, dietro quelle lenti troppo grandi, sono azzurrissimi. Ed è bella. Ma non per la posa sensuale, ma perché è bella davvero.

Bad Attraction (storia incompleta) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora