28. Il dottor Billet

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Ma per Montanari la notte non era finita e non sarebbe finita ancora per molto tempo. Paolo arrivò puntuale, con un bel numero di cose da fare – Allora, ho appena fatto la contabilità, tutto è a posto. Però secondo me con alcune persone sei stato troppo generoso...A fatica sei riuscito a pagare le spese. Se riuscissimo a farci pagare di più sarebbe meglio, qualche soldino mi farebbe comodo.
Paolo non aveva capito un cazzo. Dopo il liceo si erano persi parecchio di vista e negli ultimi tempi il loro rapporto si era limitato al lavoro. Conti da fare, burocrazia, tasse da pagare (Montanari aveva sempre fatto le cose in regola), ormai non parlavano d'altro. Alex lo guardò uscire di casa con un'aria ebete, senza averlo realmente ascoltato. Prese il 27 per andare in biblioteca, voleva staccare un po’. Aveva una valanga di roba da studiare e l’esame di medicina di laboratorio a breve, il cervello ancora pieno degli orrori di quella notte sui colli e in giro per Loiano. Decise di andare al padiglione 5, ma niente, tutto pieno. Al 4 non andava meglio, provò le due biblioteche dell'11, ma niente, tornò indietro, aveva sentito parlare di una biblioteca semideserta al padiglione 1, accanto alla segreteria di urologia, al piano terra. Studiò fino all'ora di pranzo, quando si trovò davanti Jasmine – Alessandro, io ti devo parlare.
– Ma chi ti ha detto che ero qua?
– Un tuo collega, ti ha visto venire qua.
– Mi devi lasciare?
– Io devo chiarire alcune cose…
– Se mi devi lasciare, lasciami e basta. – e invece no, lei gli vomitò addosso una marea di insulti, dalla figuraccia allo Zisak, all’ennesima accusa di essere asociale.
A un certo punto tuttavia lui si accorse che lei non sapeva. No, lei non sapeva proprio niente di Leonardo. Non volle neanche sapere perché forse non aveva il minimo sospetto. Salvezza, sì, intravide un’ombra di salvezza. La guardò sparire in via Pelagio Palagi, senza ascoltarla nemmeno. Si voltò in quello spiazzo accanto all’ospedale e vide un ragazzo un po’ più alto di lui, i capelli neri come gli occhi, gli occhiali grandi, neri anch'essi, la fronte alta, il naso appuntito e sottile, il corpo asciutto in una divisa viola fin troppo grande. Quello gli parlò – Coraggio, troverai di meglio.
– Ha visto tutta la scena, mi scusi…
– Sei uno studente? Come ti chiami?
– Alessandro. – guardò meglio il cartellino che quel ragazzo aveva appuntato sul petto: “Dott. Enrico Billet, dirigente medico di primo livello.” Billet senza quel cartellino sarebbe sembrato tranquillamente uno studente – Ma tu sei del primo anno?
– No, del terzo.
– A dire il vero sembri ancora liceale…
– Me lo dicono tutti.
– Pure io vengo scambiato sempre per uno studente. Mi sono specializzato un mese fa.
– Congratulazioni!
– Grazie! Andiamo a mangiare qualcosa, visto che è ora di pranzo… – Alessandro lo seguì fino a una trattoria all’incrocio con via Mazzini. Gli sembrava incredibile camminare accanto a quel ragazzo bellissimo e con un'aria mille volte più intelligente di lui, camminare in silenzio oltretutto, perché lui stesso non sapeva che dire e Billet non era poi troppo loquace. Quando lo vide di fronte a lui, seduto al tavolo, gli sembrò di essere dentro a un sogno. Davanti a un piatto di tagliatelle al ragù Billet recuperò un po’ di loquacità – Hai letto che ieri c’è stata la sentenza di primo grado del processo a Ferrini?
– No. In questi giorni ho avuto un po’ di casini…
– Comunque Ferrini era veramente uno stronzo. Mi ha bocciato tre volte ad anatomia, ho dovuto fare altri esami nel frattempo, stavo rischiando di perdere un anno e poi… – ecco, a questo punto il discorso medio di qualsiasi studente di medicina terminava con l’annuncio di un voto alto, rigorosamente dal ventisette in su e invece Billet se ne uscì con – Mi ha dato ventidue.
– Pure io ho preso ventidue. – finirono entrambi per ridere e Billet aveva proprio un bel sorriso, che risaltava ancora di più nell’espressione malinconica che gli segnava il volto. Montanari provò a decifrarla senza troppo successo – Sono stato bocciato solo due volte perché alla terza si è messo in mezzo Sorbelli e mi ha salvato. Comunque noi del canale B compensiamo con biochimica…
– Eh, so che lì i docenti sono cattivissimi. Da noi si accaniscono su anatomia e su patologia generale nei primi anni… Hai già iniziato tirocinio?
– No, ce l’ho a giugno.
– Dove?
– Da Mattuada…
– Eh, ma lui è in pensione. Tra l’altro io ancora non ho capito chi sia effettivamente il suo successore. C’è da dire che è da tanto che non vado a fare consulenze urologiche lì… I trapianti di rene poi li ha sempre gestiti Montalto… Tu forse non lo sai, ma il centro trapianti è unico ed è proprio lì.
– Non lo sapevo.
– In realtà io ce l’ho una vaga idea di chi potrebbe essere…Se fosse lui, voi studenti sareste davvero fortunati. Lui è molto…Bravo. Un periodo Mattuada è stato male e lui ha insegnato al mio corso come sostituto.
– Cosa insegnava?
– Semeiotica. Io mi ero talmente gasato durante le sue lezioni che avevo pensato di fare l’internista.
– Come si chiama questo professore?
– Roberto Antico.
– Che bel nome…
– Eh, sì… – Billet rise maliziosamente – La Natura è stata generosa con lui.
– Allora sono ancor più curioso.
– Ecco, – mise le mani avanti – so che a molti è antipatico. Non so però il perché ne parlino tanto male.
– Tutta invidia…
– Esatto. Torniamo a Ferrini. Ma tu ci credi alla storia dello studente investigatore? Io l’ho letta prima su Il ciclo di crêpes, ma è stata ripresa anche da molti giornali…
– Io credo a questa storia.
– Ma hai le prove?
– Se vuole ne parliamo in un luogo più tranquillo. – e dopo si incamminarono fuori verso Via Antonio Bondi – Io rientro sempre al padiglione 1 da questa strada, è bella, ci sono delle case meravigliose… Pare che Antico viva in una di queste case, fatto sta che non l’ho mai visto rientrare a casa la sera o partire la mattina. Un mio amico lo ha visto in Via Ernesto Masi e quindi pensa che lui abiti lì.
– Sembra che stiamo parlando di un ricercato…
– Adesso ti devo raccontare una cosa: al terzo anno io e un mio amico avevamo fondato una specie di fan club di Antico. Siccome lui ha scritto un piccolo manuale di ecografia, io e il mio amico siamo andati nel suo reparto alle sei del pomeriggio e ce lo siamo fatti autografare.
– E lui come ha reagito?
– È diventato tutto rosso, ha detto che non si meritava tutti i nostri complimenti…Molti lo vedono come una persona inavvicinabile, ma in realtà è dolcissimo.
– Io al secondo anno avevo fondato un fan club della prof Hadar di microbiologia…
– La conosco! Ha più o meno la mia età. Ho visto che si è messa con Niremberg.
– Credo di avere diverse responsabilità in questo.
– Cooooosa? – Billet aveva gli occhi fuori dagli occhiali – Tu non rientri in biblioteca finché non mi hai raccontato questa storia.
– Ecco, lei stava parlando dello studente investigatore… Lei non ci crede.
– Dammi del “tu” che sennò mi sento vecchio.
– Tu dicevi di non credere a questa storia.
Tu dicevi di avere le prove.
– E certo che ce le ho! Sono io! – e gli raccontò tutta la faccenda di Ferrini, Billet esclamò – Niremberg come sta?
– Sta bene.
– Era così carino con noi studenti… Ma allora sei stato sempre tu a risolvere il delitto di medicina?
– Sì, sono stato io. Ero al primo anno.
– Ma sei veramente forte! – guardò l’orologio – Oddio, devo andare a lavorare… Spero di vederti in giro. È stato bellissimo parlare con te, sei un ragazzo intelligente. Ciao…
– Ciao… – e tornò in biblioteca.
Provò a studiare un po’ fino alle quattro, quando capì di non avere proprio forza. Allora decise di camminare verso il centro. Il buio già lo avvolgeva sotto il portico dei Servi. Era stata una giornata surreale e cominciò a sentire addosso la stanchezza. Aveva ancora troppa adrenalina da smaltire per mettersi a fare ricerche sul dottor Billet.

Spazio autrice

Il personaggio di Billet mi è stato un po' ispirato dall'ultimo tirocinio che ho fatto e che ho dovuto interrompere per ovvi motivi. Si tratta di un elemento che ho aggiunto a un capitolo rimasto sostanzialmente invariato fin dalla prima stesura del romanzo. La storia tra Montanari e Jaz per quanto originariamente fosse più felice è stata sempre destinata a finire.

Nel dubbio ti dico di sìDove le storie prendono vita. Scoprilo ora