[AVVISO: SPOILER SESTA STAGIONE]
1. SÓL E MÁNI
Tre mesi dopo
Hildr osservava il cielo con la stessa meraviglia di quando era bambina. Si era sempre domandata come facessero le stelle ad essere così luminose e sua madre le diceva che era merito degli dèi. Crescendo e ascoltando zio Floki, si era convinta che gli astri brillassero per opera di Odino. Non poteva esserci altra spiegazione a tanta bellezza. Allungò una mano in acqua e lasciò che le dita danzassero insieme alle onde che spostavano l’imbarcazione. Oramai erano in viaggio da tre mesi, quella barca era diventata la loro casa e il mare era l’unica certezza che accompagnava le loro giornate. Si erano fermati solo quattro volte, ma le soste erano state brevi, l’urgenza di ripartire era imminente per quei mercanti. Hildr scendeva e recuperava ciò di cui avevano bisogno, poi ritornava in tempo per la partenza. Si trovavano su un’imbarcazione mercantile che si spostava in lungo e in largo, erano una decina di uomini e due donne che lavoravano come cuoche. Loro tre si era ritagliati un piccolo angolo per starsene tranquilli, in fondo erano soltanto giovani ragazzi che non avrebbero recato alcun disturbo.
“Hildr.”
Ivar si sedette accanto a lei e mise da parte la stampella per sistemarsi meglio. Le gambe gli dolevano, e l’umidità peggiorava solo le cose. Desiderava fermarsi e riposare in un vero letto, ma era ancora una remota possibilità.
“Isobel dorme?”
“Sì, era molto stanca. Tu che ci fai qui da sola?”
Era notte, tutti dormivano – eccetto il timoniere – e lei aveva ritenuto fosse il momento giusto per restare da sola a riflettere.
“Pensavo.”
“A cosa?”
“Che ci siamo cacciati in un brutto guaio. Sarà dura, Ivar.”
Ivar le prese la mano e strinse forte per mostrarle la sua vicinanza.
“Non importa. Ce la caveremo anche questa volta. Devi mantenere il morale alto.”
“Questa tua positività mi dà il voltastomaco.” Disse la ragazza.
“Lo so, per questo sono positivo. Infastidirti è lo scopo della mia vita.”
Scoppiarono a ridere, e almeno le risate tra di loro non erano mai finite. Hildr guardò l’anello che portava all’anulare e guardò la collana che Ivar portava al collo, e sorrise. Si erano sposati tre mesi prima senza nessun testimone, senza cerimonia, perciò non era un vero matrimonio. Eppure a loro andava bene così.
“Dobbiamo fermarci da qualche parte. Non possiamo navigare ancora. E dobbiamo anche trovare una soluzione per Isobel.”
“Una soluzione di che tipo?” chiese Ivar, le sopracciglia aggrottate.
“Tra poco partorirà e non potremo trascinare il bambino di qua e di là. Entrambi hanno bisogno di una casa. Non siamo in grado di badare ad un neonato.”
“Scommetto che tu hai già un’idea.”
Hildr annuì, aveva rimuginato sull’ipotesi giorno dopo giorno senza trovare altre vie d’uscita.
“Isobel e il bambino devono tornare in Wessex. E’ l’unico modo che hanno per sopravvivere. Lei ha una zia in vita che può aiutarli.”
“Ancora Alfred.” Disse Ivar con voce nervosa.
Sembrava che Hildr riuscisse a tirare fuori Alfred anche nei momenti meno inopportuni.
“Che c’entra Alfred? Io parlo di Isobel. Un bambino non può vagare come un vagabondo. Quello è nostro nipote e quindi dobbiamo fare il possibile per lui, o per lei.”
Ivar sbuffò per l’irruenza di Hildr, era la persona più testarda che avesse mai conosciuto.
“Come faranno a tornare in Wessex?”
“Il timoniere mi ha detto che fra due settimane la barca di un suo amico farà un carico destinato al Wessex. Isobel e il bambino potrebbero andare con loro. Ovviamente chiederò ad una delle cuoche di andare con lei per non lasciarla da sola.”
“La cuoca vorrà di sicuro qualcosa in cambio. Non abbiamo monete di scambio, Hildr.”
“Una cosa ci sarebbe.”
Hildr si slacciò la collana con la punta di freccia che Ivar le aveva regalato, del resto era un gioiello che avrebbe abbandonato pur di aiutare Isobel.
“E tu saresti disposta a dare via questa collana? Incredibile.” Chiosò Ivar, infastidito.
“Se noi dovessimo morire, il figlio di Isobel sarebbe l’unico erede di Kattegat. Stiamo preservando il trono nel caso tutto andasse in malora. Quel bambino è l’unica speranza di sopravvivenza.”
Ivar detestava quando Hildr aveva ragione, lei riusciva a ragionare in modo più lucido di lui e alla fine era in grado di convincerlo.
“D’accordo. Faremo come dici tu. E’ solo una stupida collana, anche se è un mio regalo.”
“Grazie.”
Hildr sorrise e lo abbracciò. Ivar ricambiò l’abbraccio perché non c’erano parole o azioni che potessero minare la fiducia che riponeva in lei.
STAI LEGGENDO
La Valchiria del Re (2) || Ivar The Boneless
FanfictionIvar e Hildr sono in fuga da mesi, senza certezze e senza una meta. Attraverso la Via della Seta giungono a Kiev, dove vengono accolti con entusiasmo dal principe Oleg. Ivar ha finalmente la possibilità di riconquistare Kattegat e la sua posizione d...