Destino fraterno

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8. DESTINO FRATERNO

# Hildr era di ritorno dal porto, dove aveva comprato del pesce su ordine della regina Aslaug. Il sacco pesava per una ragazza di quindici anni, ma non voleva farsi aiutare per dimostrare alla regina che si poteva fidare di lei per tutto. Attraversando la piazza centrale, si rese conto che i ragazzi riuniti stavano ridacchiando sotto i baffi. Non vi diede peso, in fondo quegli sciocchi ridevano per le banalità, quindi andò dritta verso la dimora reale per la consegna. Si aspettava di trovare Ivar sul portico poiché avevano progettato di andare insieme a caccia, ma l’amico non c’era. Aslaug uscì per accoglierla con un sorriso.
“Hildr, sei stata brava. Grazie.”
“E’ un onore, regina. Dov’è Ivar? Sta poco bene?”
L’espressione affranta della regina preoccupò Hildr, che provò ansia al pensiero che qualcosa di brutto fosse capitato al ragazzo.
“E’ in casa. Non vuole uscire. Credo che i suoi fratelli gli abbiano fatto uno scherzo per cui i ragazzi di Kattegat lo prendono in giro. Entra, per favore, e prova a parlargli.”
Hildr entrò in camera di Ivar senza bussare, non era sua abitudine, e trovò Ivar nascosto tra le coperte.
“Chi devo ammazzare? Sono pronta a fare strage.”
“Vattene. Non ti voglio vedere.” Disse Ivar, la voce stravolta dalla tristezza.
Hildr gli saltò addosso e lo scoprì, rivelando due occhi azzurri contornati da cerchi neri per il sonno mancato.
“Che succede, Ivar? Sono la tua migliore amica. Parlami.”
Erano così vicini che Ivar notò dei riflessi castani fra i capelli neri della ragazza.
“Io e Margrethe abbiamo … beh, siamo andati a letto insieme. E’ stata la mia prima volta.”
Hildr deglutì, la sua stessa saliva era diventata amara a quelle parole. Una scossa di inconcepibile gelosia la punse nel vivo.
“Ah. E’ … è andata … bene? E’ stato … b-bello?”
“E’ andata malissimo! I miei fratelli hanno sparso la voce e tutti mi prendono in giro. Sono un orribile storpio!”
Ivar rimase deluso quando Hildr andò via come una furia. Di sicuro anche lei si sarebbe messa a ridere insieme agli altri. Poco dopo urla starnazzanti rimbombarono nella piazza. Si trascinò sul portico per capire cosa stesse succedendo.
“La ragazza sa il fatto suo.” Commentò Aslaug con un sorriso.
Hildr aveva raccolto un bastone di legno ed era andata da Hvitserk per aggredirlo. Picchiava forte mentre il ragazzo cercava di sfuggire alle bastonate. Tutti i ragazzi scoppiarono a ridere per Hvitserk che si faceva pestare da una ragazzina di appena quindici anni.
“Così la prossima volta impari a stare zitto. E tutti voi, brutti vermi viscidi, sappiate che Ivar è andato bene! E’ stato bravissimo! Ora tornate agli affari vostri!” urlò Hildr agitando il bastone.
Benché compiaciuta, Aslaug soccorse Hvitserk e lo portò in casa per medicarlo. Ivar, con le gote arrossate, sorrideva.
“Grazie, Hildr. Tu mi proteggi sempre.”
L’amica gli fece l’occhiolino e lo abbracciò brevemente.
“Sempre qui a proteggerti.” #

Tre settimane dopo
Hildr lasciò la biblioteca alle prime luci dell’alba. Era il giorno in cui iniziavano le prime ricognizioni a Kattegat, pertanto le navi sarebbero salpate dalla Rus’ ben presto. Oleg e Ivar avevano architettato la strategia: spiare le nuove difese della città, contare su per giù il numero degli uomini, ricavare quante più informazioni possibili sull’esercito di Bjorn. I rapporti tra lei e Ivar non erano migliorati, anzi si erano allontanati sempre più fino a smettere persino di guardarsi. Si erano scambiati solo poche parole di circostanza, ma per il resto ognuno continuava per la propria strada. Ivar e Katya sembravano affiatati, passeggiavano e ridevano, bevevano il tea davanti al fuoco, chiacchieravano fino a tarda sera. Hildr, invece, trascorreva il suo tempo con Johannes in mezzo a volumi polverosi e con Kyra e Vadim quando erano disponibili. Ogni tanto parlottava con Igor, ma il ragazzino faceva molta più compagnia ad Ivar.
“Hildr.”
Vadim l’affiancò con due falcate, era tanto alto da obbligare la ragazza a sollevare il mento per guardarlo.
“Come sta Kyra? Ieri era pallida.”
“Sta bene, è colpa della gravidanza. Oleg ci aspetta al porto.”
“Bene. – disse lei – Finalmente respirerò di nuovo la fetida aria di Kattegat.”
“Non vuoi tornare a casa?”
“Quello che voglio è impossibile.”
Hildr stava pensando a Isobel e Aila, le uniche persone su cui poteva fare affidamento, la sua vera famiglia. Si sentiva sola a Kiev, tra genti straniere e inospitali, con Ivar distante anni luce.
“Anche quello che voglio è impossibile.” Disse Vadim, serio.
La luce che filtrava dalle finestre illuminava i suoi magnetici occhi verdi creando un bellissimo contrasto con i capelli scuri. Hildr sbarrò gli occhi per aver solo pensato a una cosa del genere e conficcò le unghie nei palmi delle mani.
“Non ti azzardare a darmi un altro bacio.”
“Oppure mi tranci la testa. Sì, è chiaro.”
Hildr ridacchiò e gli diede una spallata, al che Vadim finse di essersi fatto male.
“Alla buon’ora!” esclamò Ivar in tono irato.
Il sorriso di Hildr si smorzò all’istante, non aveva neanche la minima voglia di essere allegra nei suoi paraggi. Strinse la mano intorno all’elsa della spada per restare lucida e impassibile, proprio come un buon guerriero.
“Siamo puntuali, non temere.” Disse Vadim, gentile come suo solito.
Ivar guardava Hildr con un’intensità tale che lei dovette dargli le spalle per non cedere. Ben presto l’ambiente si riempì di soldati, circa una decina, che avrebbero condotto le navi verso lo stretto di Kattegat. Dalla sala del trono uscì Oleg, maestoso nella sua giacca dorata, e spalancò le braccia con un sorriso trionfante.
“Miei alleati, andate e tornate con le informazioni necessarie a vincere questa guerra. Vadim, assicurati che Ivar e Hildr facciano ritorno sani e salvi.”
“Certamente, principe.” Disse Vadim chinando il capo.
Il manipolo di soldati si riversò fuori dal palazzo, le tenute nere come il manto di un corvo che sembravano sporcare il candore della neve che gli spessi stivali calpestavano. Ivar li seguì per primo, lo sguardo fiero e la mano che giocava con uno dei suoi coltelli. Hildr e Vadim furono subito alle sue spalle simili alle due statue che proteggevano il palazzo.

La Valchiria del Re (2) || Ivar The Boneless Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora