I due re

745 32 8
                                    

10. I DUE RE

Due settimane dopo
Hildr non aveva chiuso occhio, la trepidazione per la guerra imminente l’aveva costretta ad una notte insonne. Adesso guardava il proprio riflesso allo specchio, la tenuta nera aderiva al corpo perfettamente, i capelli erano intrecciati in un’acconciatura particolare, gli occhi erano cerchiati di nero secondo l’usanza delle shieldmaiden di truccarsi per la battaglia. Si fissò l’arco e la faretra sulla schiena, si munì di una spada corta e di un’ascia.
“Somigli ad Atena, la dea greca della guerra.” esordì Johannes dallo stipite della porta.
Hildr abbozzò un sorriso, si voltò verso l’anziano e gli diede una pacca sulla spalla.
“Questa dea è sopravvissuta a tutte le guerre?”
“Certo. E’ una dea, mica una donna qualunque!” replicò lui ridendo.
“Anche io vincerò. Le Valchirie mi proteggono.”
Johannes la intrappolò in un abbraccio goffo, odorava di polvere e pergamena.
“Sta attenta, Hildr. Hai il bracciale di mia figlia con te?”
“Certamente.”
Lei fece tintinnare il monile al polso e il bibliotecario emise un sospiro di sollievo, lo consolava sapere che sua figlia avrebbe protetto la ragazza.
Nec aspera nec ardua coela timeo, non temo gli asperi e difficili cieli. E’ una frase che i romani proclamavano poco prima dello scontro.”
Hildr notò che Johannes aveva gli occhi lucidi di commozione, e anche lei era triste per quel probabile addio.
“Ci vedremo ancora, Johannes.”
Lasciò la stanza senza girarsi a guardare indietro, doveva restare concentrata e non pensare a quello che abbandonava a Kiev.
“Straniera, pensavi di andartene senza salutare?”
Kyra si era appostata nel corridoio fuori dalla biblioteca per intercettare Hildr prima della partenza.
“Non credevo che tu fossi il tipo da saluti strappalacrime.”
La russa cercò di ridere, ma non riusciva a mantenere la solita maschera di indifferenza.
“Sei l’unica persona che ho sopportato nell’ultimo anno. Sei una bella persona, anche se perdi tempo con quello sgorbio.”
“Mi mancherai anche tu.” Disse Hildr.
L’attimo dopo Kyra la stringeva in un abbraccio caloroso, insolito per una donna che si era dimostrata alquanto fredda e poco incline all’affetto.
“Grazie di essere stata con me, Hildr. Tieni, prendi questo. E’ un regalo.”
Kyra le cacciò in mano uno dei suoi anelli, un cerchio d’argento sormontato da una piccola pietra azzurra. Hildr lo infilò all’indice della mano sinistra come portafortuna.
“Lo terrò sempre con me.”
La russa le accarezzò le spalle e le braccia, poi le prese le mani.
“Avrei potuto innamorarmi di te, straniera.”
Hildr non sapeva come reagire a quella confessione, era la terza persona nel giro di un anno che pronunciava il suo amore per lei. Era strano che qualcuno potesse innamorarsi di lei, in fondo era solo una ragazza non troppo bella e piuttosto scortese.
“Sei un’arpia e spesso sei detestabile, però in fondo sei una bella persona anche tu.”
“Ah, grazie. – rise Kyra – Ora sparisci prima che mi metta a piangere come una bambinella. Vai!”
Hildr le scoccò un bacio sulla guancia e si allontanò a passo spedito. Non immaginava che lasciare Kiev sarebbe stata tanto dura, ora tornare a casa le sembrava doloroso. Forse non avrebbe rivisto mai più Kyra e Johannes, forse presto avrebbe dimenticato quel palazzo e la sua vita sarebbe tornata quella di sempre.

Ivar sorrise d’istinto quando Hildr salì a bordo della nave. Il suo abbigliamento scuro creava uno spettacolare contrasto con il bianco della nave che li circondava. Era bellissima e fiera come una Valchiria.
“Hildr, vieni qui. Abbiamo fatto un sacrificio.” La invitò Ivar.
La ragazza sbuffò, odiava i sacrifici e tutto ciò che ne conseguiva. Si avvicinò e si abbassò di poco, al che Ivar intinse il dito nella ciotola di sangue e le disegnò due strisce rosse sotto gli occhi.
“Posso farlo anche io?” domandò una vocina allegra.
Hildr con orrore si accorse che Igor era sulla nave, con indosso gli abiti regali che denotavano la sua posizione sociale.
“Che ci fai qui? Torna subito a palazzo!”
“No, resto qui. Oleg vuole che io partecipi alla battaglia.”
“Hildr. – intervenne Ivar – Non ti opporre. E’ una decisione che spetta a Oleg.”
“Ma è solo un bambino!” protestò lei.
“Lascia perdere, per favore. Concentrati su ciò che avverrà fra tre giorni.”
Hildr scosse la testa ben conscia che Ivar aveva talmente bisogno del supporto di Oleg che non avrebbe mosso un muscolo per aiutare Igor.
“Certo, re Ivar.”
Ivar indurì la mascella e serrò le mani intorno alla ciotola. Non si abituava ad essere apostrofato in quel modo, non da lei che prima d’ora non lo aveva mai chiamato così. La vide sedersi con Igor dalla parte opposta e vide che Vadim si era unito a loro in un coro di risate. Si chiese perché l’amore facesse tanto male e perché proprio a lui fosse capitata una simile sventura.

La Valchiria del Re (2) || Ivar The Boneless Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora