Cuore spezzato

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6. CUORE SPEZZATO

# Hildr non capiva perché Ragnar muovesse la testa in quel modo bizzarro, col collo che faceva avanti e indietro come un uccello. Dalla foresta erano visibili le guglie di una chiesa cristiana, ciò significava che il castello di Alfred era vicino. Ivar stava ancora riposando dopo una notte trascorsa a lamentarsi per il dolore alle gambe, mentre Hildr e Ragnar erano andati in cerca di qualche preda da catturare e mangiare per rimettersi in forze prima di proseguire.
“Hildr, mi ricordo che tua madre aveva la grande abilità di nascondere i propri sentimenti, paure e desideri, ed era per questo che era una guaritrice eccellente.” Disse Ragnar.
Hildr rimane stupita da quel riferimento a sua madre, non sembrava che Ragnar fosse il tipo che si abbandona ai racconti del passato.
“Ci vuole sangue freddo per soccorrere qualcuno in fin di vita. Mia madre era davvero in gamba.”
“Tu, invece, non sei molto brava a nascondere i tuoi sentimenti.”
“Di quali sentimenti parli?”
Ragnar si voltò con un sorriso beffardo incorniciato dalla folta barba. Aveva le stesse microespressioni di Ivar, esagerate e spesso fastidiose.
“Dei sentimenti che provi per Ivar. Ce l’hai scritto in faccia che provi qualcosa per lui.”
“Va bene che a Kattegat tutti ti considerino una leggenda, ma ti posso assicurare che non sei un granché come lettore! Io non provo sentimenti romantici per Ivar. Lui è solo il mio migliore amico.”
Hildr era arrossita, non sapeva se per rabbia o imbarazzo, e si mise a raccogliere i rami pur di impedire a Ragnar di leggerle ancora il viso.
“Sai, nella mia vita ho amato molto sia Lagertha sia Aslaug, ma non ho mai provato quello che tu provi per Ivar. Lo guardi come se Midgard dipendesse dal suo respiro.”
“Lo guardo come tu non lo hai mai guardato. Anziché pensare ai miei sentimenti, pensa alla sofferenza che hai procurato a tuo figlio lasciandolo da solo. Sarai anche un grande re, Ragnar, ma sei un pessimo padre.”
Ragnar sorrise di sbieco come faceva di solito quando riceveva una critica, eppure sapeva che la ragazza aveva ragione e questo gli faceva male.
“Hildr, tu devi farmi una promessa.”
“Quale promessa?”
Hildr sbarrò gli occhi quando Ragnar le mise le mani sulle spalle, era un gesto piuttosto affettuoso.
“Qualunque cosa accada e qualunque decisione Ivar prenda, tu devi promettermi che resterai al suo fianco. Sei l’unica persona al mondo che può riportarlo sulla retta via qualora dovesse smarrirsi. Ti sto affidando la vita di mio figlio perché ho piena fiducia in te.”
Hildr ripensò ad Ivar, al bambino solitario, al ragazzino ferito, e all’uomo astuto che stava diventando, e annuì.
“Te lo prometto.” #

Due settimane dopo
“No! Ivar! Mollami! Ivar!”
La risata di Hildr riecheggiava in tutta la stanza mentre Ivar le faceva il solletico. Per quante battaglie sanguinolente avessero vissuto, era bello perdersi in momenti infantili come quelli.
“No che non ti mollo! Sono un re spietato e ti torturo quanto voglio!”
Avevano entrambi i crampi allo stomaco per le risate, ma non volevano smettere di divertirsi. Le ultime due settimane erano state tese a palazzo, con Oleg che aveva sparpagliato i suoi uomini sulle tracce di Dir, Kyra che per qualche motivo era stata confinata nella sua camera, e Vadim che evitava ogni contatto con i due vichinghi. Oleg aveva interrogato Ivar sulla scomparsa di Dir, il giovane re era stato furbo nella sua difesa e il russo aveva dovuto lasciarlo andare senza accusarlo. Inoltre, un paio di giorni prima il principe aveva annunciato le sue nozze con una delle donne – a sua detta – più belle di tutto il regno. Solo Igor girovagava per il palazzo felice e allegro come era giusto per un ragazzino della sua età.
“Ti odio, Ivar!”
Hildr riuscì a sfilarsi dalle grinfie del ragazzo, che continuava a ridere a crepapelle. Anche lei rideva, proprio non riusciva a smettere. Si sedette sul bordo del letto e si riavviò i capelli all’indietro, cercando di tornare a respirare.
“Torna qui. Non lasciarmi tutto solo.”
Quando furono di nuovo vicini, Hildr si posizionò fra le gambe di Ivar e si appoggiò con la schiena contro il suo petto. Prese a giocare con l’anello all’anulare.
“Non vedo l’ora di tornare a casa. Sono stufa di questo posto.”
“La primavera ci sta venendo incontro, presto torneremo a Kattegat. Presto sarai la mia regina a tutti gli effetti.”
Hildr arricciò il naso a quel titolo, lei che non voleva assumere una tale posizione di rilievo per non essere eccessivamente amata o odiata dal popolo.
“Che ne dici se resto la tua fidata consigliera? Non sono adatta per essere una regina.”
“Ogni re che si rispetti ha la sua regina. Non fare la bambina, Hildr.”
Ivar le pizzicò i fianchi facendola trasalire, gli piaceva irritarla con quei piccoli gesti.
“Dovrò vestirmi da regina? Insomma, non sopporto i corpetti, non so camminare con le gonne perché inciampo, gli orecchini mi danno fast-…”
“No. Non devi indossare i panni di una regina per essere tale. Non mi importa come ti acconci, l’importante è averti al mio fianco sul trono.”
“Mmh, va bene. Però ogni tanto andiamo a rifugiarci nella casa dei miei genitori che hai ricostruito per scaricare i problemi.”
“D’accordo. – acconsentì Ivar – Non molti sono i re che hanno la fortuna di amare per davvero la propria regina.”
“Ma io sono una regina molto speciale!” scimmiottò Hildr con voce stridula.
“Davvero? Dimostramelo.”
Hildr captò la malizia nel tono del ragazzo, perciò si sedette sul suo bacino e lo trasportò in un bacio travolgente. Ivar sollevò la veste da notte per accarezzarle le cosce, affondando le dita nella carne morbida. La ragazza ansimò nella sua bocca e lui l’accolse con un altro bacio. Ivar capovolse le posizioni in maniera da sovrastare Hildr e le lasciò una scia di baci umidi sul collo, sulle spalle, fino al solco tra i seni. Lei lo afferrò per la collana per poterlo baciare sulla bocca.
“E’ una valida dimostrazione?”
“Non basta.” Mormorò Ivar sulle sue labbra, sorrideva.
Ivar le abbassò le spalline della veste per baciare altra pelle calda. Hildr si godeva quelle attenzioni appieno, consapevole che prima o poi quella pace sarebbe stata spazzata via da una qualsiasi incombenza. La bocca di Ivar iniziò una lenta e piacevole discesa in mezzo ai seni, sulla pancia, fino ai fianchi. Si curvò a baciarle la parte interna di una coscia e poi dell’altra, con calma e con un sorriso compiaciuto premuto sulla carne. Hildr strinse le lenzuola in un pugno per quelle sensazioni che le davano brividi di piacere.
“Ivar! Ivar!” strillava Igor da dietro la porta.
Ivar sbuffò e scosse la testa, era l’ennesima volta che non riusciva a condividere un briciolo di intimità con Hildr.
“Che vuoi?”
“Oleg mi fa pattinare. Tu e Hildr venite a vedermi?”
“Un giorno ammazzerò questo ragazzino.” Sussurrò Ivar.
Hildr gli diede un pugno gioco sul petto e si aggiustò la veste, scese dal letto per aprire la porta. Igor indossava abiti pesanti adatti ad una giornata all’aperto.
“Io e Ivar veniamo a vederti volentieri. Ci vediamo fra poco.”
“Perfetto!”
Igor scappò via con un sorriso talmente felice da far sorridere anche Hildr. Ivar, dal canto suo, si era spaparanzato di nuovo fra le lenzuola.
“Non fare così, Ivar. Hai visto com’è felice? Sarebbe meschino farlo intristire.”
“Anche io ero felice qualche secondo fa!”
Hildr rise per il broncio del ragazzo e gli fece la linguaccia per aumentare la sua irritazione.
“Sta zitto e muoviti!”

La Valchiria del Re (2) || Ivar The Boneless Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora