11. Where am I?

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·≈· DRACO'S POV·≈·


La prima cosa che percepii appena ripresi i sensi fu dolore.

Un dolore così lancinante che desiderai tornare nello stato d'incoscienza in cui mi ero trovato fino a pochi secondi prima.

La testa mi pulsava come se si trovasse all'interno di una morsa che ogni pochi secondi si chiudeva un po' di più, comprimendomi dolorosamente le tempie.

Percepivo delle voci, indistinte, lontane, che però non riuscivano a superare il rumore del mio cuore che batteva come impazzito, assordandomi i timpani.

Avevo in bocca un sapore orribile, la gola secca e l'odore di legno marcio che m'invadeva le narici.

Un conato di vomito mi fece rotolare sul fianco, sputai della bile.

Mi sembrava di avere la gola a fuoco.

Udii chiaramente dei passi, lo spostamento d'aria. Qualcuno si era avvicinato al mio corpo riverso a terra, in mezzo alla polvere.

«É vivo?», sentii una voce maschile chiedere, una voce che mi sembrava di aver già sentito, anche se non avrei saputo dire quando e dove.

«Sì, per il momento».

La seconda voce era più familiare e un campanello di allarme si accese nella mia mente nell'udirla.

Bellatrix Lestrange.

«Non rimarrà privo di sensi a lungo, dobbiamo...», la voce di mia zia si affievolì fino a scomparire, sovrastata dal rombare del mio cuore e il rantolare del mio respiro.

Basandomi sull'olfatto e l'udito non avrei saputo dire dove mi trovavo... Non avrei saputo dire nemmeno quanto tempo ero rimasto incosciente.

Ricordavo Hermione, il bacio che mi aveva dato prima di correre a cercare aiuto.

Dalla situazione in cui mi trovavo, ero abbastanza certo che non fosse riuscita a raggiungere nessuno in tempo.

Avrei voluto aprire gli occhi, ma continuavo a percepire la vicinanza di mia zia e dell'uomo che non ero riuscito a identificare. Temevo che, aprendo gli occhi, avrei svelato a entrambi di non essere più completamente addormentato. Sapevo cosa mi sarei dovuto aspettare in tal caso dalla mia amorevole zietta: torture e altro dolore.

Continuai quindi a tenere gli occhi chiusi, cercando di regolarizzare il più possibile il mio respiro spezzato dalle fitte di dolore.

«Non capisco», disse l'uomo, il cui tono brusco quasi ringhiante, mi fece venire la pelle d'oca.

In quel momento lo riconobbi: Mulciber.

«Dovevi introdurti nel castello per uccidere Potter», continuò l'uomo, la cui voce sembrava farsi sempre più tonante: «Ora torni con tuo nipote...»

«Zitto», disse con tono tagliente Bellatrix Lestrange: «So qual era il piano, pensi che sia facile trovare Harry Potter da solo? Draco mi ha scoperto mentre cercavo di introdurmi nello studio del Preside»

«Della Preside», la corresse Mulciber.

Zia Bella rise: «Giusto, dimentico sempre che quella vecchia scopa della McGranitt ora è la Preside».

Ci furono alcuni attimi di silenzio: «Potremmo usare questa situazione a nostro vantaggio», disse Lestrange: «Ci metteranno ore prima di rendersi conto della mancanza di Draco, abbastanza tempo per elaborare un nuovo piano».

Mulciber emise un suono gutturale che sembrava voler sottolineare la sua titubanza, ma non osò controbattere.

Il dolore che provavo alla testa, sembrava peggiorare a ogni secondo che passava, ma dovevo vedere il lato positivo di tutta quella faccenda: zia Bella non sapeva che Hermione si trovava con me poco prima che venissi rapito, e che quindi con molto probabilità tutta la scuola già sapeva quello che era successo.

Mai innamorarsi del nemico #3 (Dramione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora