Il viaggio ha inizio all'insegna del desiderio. Per ironia della sorte, la vita è soltanto un percorso che vi prepara ad affrontare la morte e tutte le tessere del vostro mosaico personale verranno collocate al loro posto soltanto in quel momento.
(Dai Tarocchi di Paolo Barbieri)
"Uccidilo".
Quelle parole continuavano a rimbombare nella mente di Draco Malfoy. Uccidere. Per l'onore, per la sua famiglia. Per suo padre.
Un taglio, il pianto di un bambino, era lui quel bambino, il freddo. Lezioni prima del tempo, per essere il migliore, l'arroganza, il disprezzo.
Per suo padre. Doveva uccidere per suo padre.
Le mura grigie di Malfoy Manor, sua madre delicata come un vaso di cristallo, le mani tremanti, gli occhi fermi.
Gli era stato dato un ordine. Doveva uccidere.
"Papà" urla una testolina bionda. Non c'è risposta dal padre. Forse una fortuna. Quando Lucius si rendeva conto di lui, spesso non andava a finire bene.
Doveva uccidere. Doveva diventare un assassino. Per suo padre, per colpa di suo padre.
No, no. Non poteva pensare questo. Per suo padre. Lo avrebbe reso fiero questa volta. Anche il Signore Oscuro si sarebbe rivolto a lui in modo fiero.
Soffocò un urlo nel cuscino della sua stanza a Hogwarts. Il braccio gli pulsava da settimane e ancora non aveva avuto il coraggio di guardare il Marchio. Non ci riusciva.
Codardo.
La voce dentro la sua testa era quella del padre.
Codardo.
Draco Malfoy aprì gli occhi sapendo che, per quella notte, non sarebbe più riuscito a chiuderli. Si alzò dal letto facendo attenzione a non svegliare gli altri e prese una bottiglia da sotto il letto. Una volta seduto sui divani della sala comune, la stappò.
Il ragazzino alcolizzato. Che tremendo cliché. Magari mi presenterò ubriaco anche il giorno in cui dovrò uccidere... mi sembra una soluzione sana.
Al settimo sorso di Whiskey Incendiario iniziò a capire perché quella roba era illegale per i minorenni, la gola gli bruciava come se qualcuno avesse lanciato Incendio dentro la sua bocca, la Sala Comune iniziava a perdere i suoi contorni, era tutta così verde e poi nera, poi verde di nuovo. Era divertente cercare di concentrarsi su quello sfrigolio di colori. Aveva caldo, nei sotterranei non faceva mai caldo eppure era sicuro di stare per soffocare. Ora era tutto troppo verde, quasi giallo. Non riusciva a muovere le mani, non riusciva ad alzare la testa. Ma ce l'aveva un corpo? Non ne era più così sicuro. Ora sì, le mani gli formicolavano.
Devo uccidere.
Le mani gli formicolavano, non aveva più le mani. Non aveva più polmoni, né occhi, né gola. Era buio, il respiro affannoso. Allora ce li aveva i polmoni. Forse sì, ma non riusciva a respirare. Aveva anche un cuore, per ironia della sorte, era l'unico rumore che riusciva a sentire. Gli faceva male anche il cuore.
Magari muoio. Sarebbe un sollievo.
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"Draco?"
Il ragazzo mugugnò e aprì gli occhi. Era accasciato nel divano della Sala Comune, la bottiglia davanti a lui finita per metà. Intorno a lui, nessuno. Sentiva freddo, le pareti di pietra della sala sembravano poter far entrare il gelo. Mosse lentamente le dita della mano, erano ghiacciate, il volto gli bruciava, invece. Lentamente, i ricordi iniziarono ad affiorare, così come le forme intorno a lui. Le tende verdi, morbide, di velluto, il fuoco acceso.
"Che ore sono?" Draco Malfoy alzò lo sguardo fino a incontrare quelli del suo disturbatore. Blaise Zabini. L'unico stronzo che aveva deciso di eleggersi come suo angelo custode personale. Non richiesto.
"Le sette, alle otto hai lezione, stamattina hai dato qualcosa di cui parlare a tutta la Casa. E hai un alito terribile, cos'è che hai bevuto?"
"Whiskey Incendiario."
Le sette. Malfoy spalancò gli occhi. Era dannatamente in ritardo e avrebbe avuto Incantesimi con i Grifondoro.
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Hermione Granger stava camminando verso l'aula di Incantesimi. Le occhiaie scavavano ancora di più il volto pallido, i vestiti le cadevano sempre più larghi. Nella tasca, l'unico vizio illegale che si permetteva: sigarette babbane. In fondo, Voldemort era tornato e lei aveva paura, avevano trovato Malfoy tramare da Magie Sinister ed Harry stava diventando sempre più paranoico. Senza considerare la questione Ron. Era buffo come, tra tutte quelle questioni di vita o di morte, Ron aveva comunque in un posto importante nella sua mente. Un problema. Gli piaceva e a volte trovava i suoi pensieri indugiare su quello che sarebbe potuto essere avere una relazione con lui. Le piaceva l'idea eppure sapeva di non avere speranza.
Come se fosse il problema maggiore Hermione. Concentrati.
Era in anticipo. Si guardò intorno, poi si nascose sotto le scale. C'era una finestra, avrebbe potuto fumare lì, non sarebbe passato nessuno ancora per dieci minuti. Si sentiva ridicola. Fumare sigarette babbane, ma ormai erano diventate la sua valvola di sfogo. Che cosa stupida.
"Cos'è questa puzza?"
Una voce rimbombò nel corridoio. Non una voce, l'ultima voce che avrebbe voluto sentire. Non fece in tempo a spegnere la sigaretta che una testa bionda sbucò da sotto le scale. Hermione imprecò dentro la sua testa. Malfoy aveva la camicia abbottonata male e la faccia ridotta uno schifo.
Magari ha avuto una nottataccia. Almeno le notti sono giuste per tutti. E poi, nemmeno io dormirei se fossi in lui, penserei troppo a quanto io possa essere stupido.
"Cos'è quello Granger? Una cosa babbana, lo so cos'è, è una sigaretta. Lo devo dire a qualche insegnante forse..." Draco arricciò le labbra in quel suo sorrisetto compiaciuto che Hermione trovava perfetto da prendere a pugni.
"E io devo dire che puzzi di Whiskey Incendiario? Sta zitto e vattene."
Malfoy sbuffò.
"E tu come sai riconoscere così bene il Whiskey Incendiario?"
Il ragazzo se ne andò. Qualcosa scivolò dalla sua tasca, era una carta girata. Hermione la riconobbe subito, era il primo degli arcani maggiori dei tarocchi, uno di quelle cose di Divinazione alle quali lei non si interessava. Il Matto. Il Matto che cammina sopra un filo, i nuovi inizi, l'imprevedibilità. Nonostante non si interessasse di Divinazione, Hermione aveva imparato dall'anno prima che a volte, bisognava stare attenti. E un Arcano Maggiore che scivola fuori dalla tasca di un mago ha comunque un significato.
Pensò per un attimo a Malfoy. Per il primo anno era più silenzioso, attaccava briga ma senza portarla avanti, stava tenendo un comportamento quantomeno sospetto. Hermione scacciò tutte quelle congetture dalla sua testa. Se era passato lui, sarebbero passati anche tutti gli altri. Spense la sigaretta e si mise ad aspettare Harry e Ron davanti all'aula. L'anno scolastico era iniziato da pochi giorni e già si prospettava difficile. In tasca, per la prima volta nella sua vita, uno strumento divinatorio.
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Gli Arcani Maggiori [Dramione]
Fanfiction"Essi sono uno specchio, non predicono il futuro ma ti fanno comprendere il presente" Hermione non ci aveva mai creduto, ma questa volta non riuscì a dire nulla e rimase a sentire cosa Malfoy aveva da dire.