"Arriverà quel giorno in cui vedranno di cosa siamo capaci, noi combatteremo fino alla fine per far capire a loro ciò che ci hanno fatto. Combatteremo però con gli unici strumenti che abbiamo: Il nostro cuore e la nostra razionalità"
Ormai erano più di 3 mesi che Michelangelo conosceva Giulia ma a lui sembrava di conoscerla da una vita ormai, non la considerava più come una semplice amica, ma come un qualcosa di molto più. Passarono i giorni, le settimane e addirittura i mesi, mentre il giardino di Via Teodoto iniziava a riempirsi di gente, come una piazza che ospitava un profeta. La gente che veniva lì lo faceva per un semplice scopo: ascoltare, ascoltare ciò che lui aveva da dire dando ogni giorno un insegnamento diverso dall'altro, un insegnamento in cui nessuno era escluso ma in cui tutti si sentivano parte integrante. Ormai eravamo quasi alle vacanze di pasqua, mentre in quel giardino sempre verso le cinque del pomeriggio, si radunavano una ventina di persone ormai, di cui almeno 10 sono venuti autonomamente, senza che nessuno gli dicesse dell'esistenza di questo posto sicuro dal mondo esterno. In quel momento, Michelangelo si fermò per osservare tutte quelle persone, mentre si rese conto che il suo sogno si stava tramutando in realtà. Dentro di lui stava per esplodere una carica di euforia, era molto più che soddisfatto di quello che era riuscito a creare con le sue forze, ma anche con le forze dei suoi compagni, senza mai lasciare fuori o indietro nessuno.
Era ormai passato un quarto d'ora dall'inizio dell'appuntamento, infatti Michelangelo non si perse in chiacchiere come suo solito e incominciò a parlare:<Ragazzi miei, oggi non vi insegnerò nessun principio fisico o storia di qualche filosofo, invece sono qui per raccontarvi una storia, quella del contadino con il figlio e un asino. C'era una volta un vecchio commerciante di stoffe di nome Italo che aveva un figlio giovane e forte che si chiamava Valeriano. Un giorno, entrambi si misero in viaggio verso Roma per acquistare delle nuove stoffe che provenivano dal lontano Oriente. Partirono una mattina molto presto: il cammino era lungo e faticoso, per questo decisero di portare anche il loro piccolo asinello. La bestiola era giovane ma mansueta: spesso Italo lo portava con sé per giungere fino al mercato, caricando la sua schiena di pesanti tessuti e stoffe pregiate. Padre e figlio decisero di portare con loro l'asinello in modo che, portati a turno dalla bestiola, potessero alleviare la fatica del percorso. Mentre il padre veniva portato dall'asinello e il figlio procedeva con i suoi piedi, i passanti, vedendoli, li schernivano: "Ecco!", dicevano, "un vecchietto moribondo e inutile, mentre risparmia la sua salute, fa ammalare un bel giovinetto!". Valeriano, sentendo queste parole, diceva ai passanti:" Mio padre è anziano e io sono giovane e forte; per questo lui è trasportato dall'asino e io cammino a piedi!". Ma il vecchio Italo si vergognò tanto che in un attimo saltò giù e ordinò a suo figlio di salire al suo posto, suo malgrado. Così, il vecchio padre camminava a piedi e il giovane Valeriano viaggiava comodamente sul dorso dell'asinello. Ma dopo poco, la folla dei viandanti non tardò a borbottare: "Ecco, un giovinetto pigro e sanissimo, mentre indulge alla sua pigrizia, ammazza il padre decrepito!". Il ragazzo, vinto dalla vergogna, si sentì in colpa e costrinse il padre a salire sull'asino insieme a lui. Così, venivano portati entrambi dall'unico quadrupede: il borbottio dei passanti e l'indignazione si accresceva, perché un unico piccolo e giovane animale era montato da due persone. "Povera bestiola, quanto peso è costretto a trasportare sulla sua giovane schiena!". Padre e figlio, sentendo le chiacchiere della gente, si sentirono entrambi in colpa: scesero dall'asinello e decisero di procedere a piedi, liberando così la bestiola da ogni peso. Allora sì che si sentì, dopo poco, lo scherno e il riso di tutti i passanti: "Due asini, mentre ne risparmiano uno, non risparmiano sé stessi". Allora il padre, stanco di tutti questi discorsi disse saggiamente: "Vedi figlio: nulla è approvato da tutti; ora ritorneremo al nostro vecchio modo di comportarci". La storia finisce qui ragazzi, ora ho una domanda da farvi: che cosa avete notato in questa storia?>.
In fondo al gruppo una mano si alzò prima di tutte le altre, era quella di un ragazzo che Michelangelo conosceva molto bene, si chiamava Riccardo ed era il suo migliore amico. Il nostro protagonista diede la parola al suo caro amico, che disse:<In questa storia si vede come viene utilizzato il principio di minima azione e di come la gente non si arrenderà mai se non trova un'azione da minimizzare. In poche parole, la gente avrà sempre qualcosa da criticare, indifferentemente da come noi ci comportiamo, quindi tanto vale essere noi stessi.>. Michelangelo guardò quel ragazzo con aria soddisfatta, esclamando:<Esatto, è proprio così! Non si arrenderanno mai perché sanno che quello è il nostro punto debole. Noi però non dobbiamo arrenderci a nostra volta, noi useremo la ragione, la razionalità ed il dialogo per batterli, non useremo la critica o le urla come fanno loro, noi siamo diversi, oggi come oggi non possiamo essere altro che noi stessi. Ragazzi miei, non pensate che tutto questo sia facile però, perché loro non accetteranno mai di essere battuti da coloro che loro ritengono "deboli", proprio per questo un giorno arriverà il conflitto, noi però combatteremo, combatteremo con l'intento di fargli capire quello che proviamo, non combatteremo per distruggerli e per sentirci forti o grandi, come fanno loro, noi combatteremo per un mondo migliore, un mondo dove chi ama può gridarlo, a voce piena. Io sono partito con questo intento, con l'intento di cercare uno spazio, una piazza, un'arena per divulgare al mondo il mio pensiero, ma a mie spese e con il cuore in mano mi resi conto che non era facile, finché non siete arrivati voi. Sono partito con la ragazza a cui voglio più bene a questo mondo: Giulia, poi è arrivata Laura, poi Riccardo ed infine voi tutti siete qui. Ragazzi, arriverà, arriverà quel giorno in cui vedranno di cosa siamo capaci, noi combatteremo fino alla fine per far capire a loro ciò che ci hanno fatto. Combatteremo però con gli unici strumenti che abbiamo: Il nostro cuore e la nostra razionalità. La vita però è fatta anche di divertimenti, ecco perché adesso verrete con me al bar, dai offro io a tutti!>. Queste parole crearono una profonda commozione nel cuore di tutti che seguendolo fino al bar, erano sempre più convinti di seguirlo anche in capo al mondo, qualunque cosa accada.
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Il Figlio Di Dirac
RomansA tutte le persone che non si sono mai arrese davanti a nulla pur di continuare a combattere, a chi è sempre riuscito ad essere se stesso, a chi si è sempre sentito diverso da tutti senza avere mai nessuno al proprio fianco, a chi è crollato ma poi...