BENTORNATI cocchi vi allieto il lunedì spuntando dal nulla finalmente con un aggiornamento moolto gaio e moolto frerard! Come vi sta andando quest'inizio di estate 2020? L'apocalisse? Ottimo è il mood giusto. Spero stiate tutti bene, e vi avevo avvisato che la storia avanza velocemente e ci sono cose SPICY in arrivo... Spero vi piaccia la chimica che si sta creando. Buona lettura! E buon mese del pride ❤️
-24.
Quand'ero bambino, mia madre mi svegliava tutte le mattine con un leggero colpo alla porta, un fascio di luce che dal corridoio invadeva la mia stanza. "Solo un minuto di più", supplicavo, arricciandomi sotto le lenzuola. Non saprei dire di preciso quando tutto cambiò. A volte erano le urla dei miei genitori al piano di sotto, a tenermi sveglio. Altre, invece, l'attesa che si facessero silenziosi, per calarmi dal tetto e rientrare soltanto al mattino. Oppure il dolore delle nocche spaccate, l'odore del sangue nel naso, gli occhi che non si staccavano dalla luna oltre la finestra. Magari l'alcol che mi bruciava la gola, la stanza che girava. O soltanto la testa che non ne voleva sapere di spegnersi, il cuore che non rallentava.
La notte divenne solo un prolungamento del giorno. A volte troppo lunga, troppo buia, insuperabile; e poi sicura, silenziosa.
Conoscevo un ragazzo che si sballava coi tranquillanti della sorella. Furono quelle le prime pillole che nascosi nel doppiofondo dell'armadio.
Svegliarsi con un coltello puntato addosso fu terrificante quanto avrebbe pensato.
Quando Frank aprì gli occhi nel semibuio della sua stanza, sentendosi come se li avesse chiusi solo pochi secondi prima, trovò l'ombra di una figura scura a pesare sulle lenzuola e la punta fredda del metallo che gli sfiorava il naso. Si scostò le coperte di dosso così velocemente da sbattere la nuca sulla testiera del letto e il panico si trasformò in un attacco di tosse, di quelli che gli facevano bruciare la bocca e lacrimare gli occhi fin da bambino. Tentò di tenerli aperti ma non ci riuscì, soffocato dal gracchiare dei suoi polmoni pesanti. Il cuore gli batteva nelle orecchie, un piede era ancora affogato nel mondo dei sogni.
La sensazione collosa che gli stringeva le vie respiratorie era disgustosa. Tentò di prendere un respiro profondo, ma le narici erano tappate dal raffreddore. Quando finalmente smise di tossire, si schiarì la gola e deglutì con una smorfia. La figura era ancora lì, seduta a gambe incrociate nello spazio accanto alle sue, incurante dei suoi germi nell'aria.
<<Allora è vero che sei malato>>.
Gerard avvicinò alla bocca il coltello che teneva nella mano destra, con cui Frank si rese conto che l'aveva pungolato per farlo svegliare, e si mise a masticare. Riusciva a malapena a distinguere il luccichio dei suoi occhi puntati su di lui, costernato e impreparato al buio com'era. Frank sbattè più volte le palpebre, improvvisamente di nuovo conscio della sua testa pesante e dei brividi che gli risalivano le gambe. Gli ci erano volute ore per riuscire ad addormentarsi. Quand'era entrato lì, Ray l'aveva ripulito dai suoi sonniferi. Quel breve sonno era stato una pausa piacevole dall'influenza che lo costringeva a letto da due giorni. Spostò lo sguardo sul comodino, senza realmente decidere di farlo. Le cifre luminose della sveglia segnavano le tre e quarantacinque del mattino.
L'ombra della strada definiva il profilo di Gerard, stagliato come una macchia nera sullo sfondo della finestra chiusa. Lo osservava calmo, masticando piano a labbra chiuse. Privo di espressione, come se tutto ciò fosse assolutamente normale. Tra le gambe teneva un sacchetto di pane a fette. Incastrato tra loro, in bilico contro il fianco di Frank, traballava un vasetto di quella che dal profumo sembrava marmellata.
Frank si passò una mano sul viso. Aveva la fronte viscida di sudore freddo. Era confuso, la fronte era così pesante da dargli le vertigini. Gerard continuava a guardarlo fisso, come se si aspettasse da lui una conversazione qualunque. Frank non era nemmeno tanto sicuro se fosse reale, o si stesse sognando tutto.
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The disadvantages of being cyborg | Frerard
FanfictionStare in una casa per svitati non era poi tanto divertente come avrebbe creduto. O forse sì. Di certo lo era di più, da quando era arrivato Gerard.