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-30.

Avevo quest'idea che le cose importanti arrivassero preannunciandosi. Quelle che ti prendono e ribaltano il tuo mondo come un calzino, che ti pare di avere il mal di mare come se stessi anche tu nella lavatrice. Nelle fiabe succede sempre così. "In una fredda notte di tempesta" e stronzate del genere. Tu le aspetti, poi una mattina ti svegli e: è oggi. Invece era un giorno banale, sfumato alle estremità, grigiastro come polvere spinta sotto al tappeto, quando lo vidi per la prima volta.


C'era un gioco che gli piaceva fare quando le cose si mettevano male.

Quando il mondo sembrava stringersi attorno a lui, le pareti della stanza altissime, soffocanti; e allo stesso tempo era perso nell'immensità buia dello spazio siderale, enorme, neanche un appiglio a cui aggrapparsi per smettere di fluttuare. Quando il suo corpo, dietro all'involucro di pelle e capelli e faccia, non sembrava più fatto di ossa e vene e organi, ma di un miscuglio rimestato e stracciato di rabbia, tristezza, nostalgia, paura, ansia, pieno, vuoto, tutto, niente. Quando gli veniva da chiedersi che cosa ci facesse lì, ma anche cosa ci avrebbe fatto fuori per la strada, o in un'altra città, in un altro paese, in un'altra galassia. Quando tutto perdeva di significato, spolpato fino all'osso. Frank Iero? E chi cazzo era, Frank Iero?

Il gioco si chiamava scappa più lontano che puoi, raggomitolati in un angolo e bevi fino a svenire. Non era granchè come nome. E da quando si era ficcato dentro quelle quattro mura con le sue stesse mani, aveva smesso con l'alcol (e tutto il resto). Ora doveva accontentarsi delle sigarette. Non è che ne fosse proprio sicuro, di tutta quella faccenda dello smettere. Quanto tempo doveva passare, prima di poter ufficialmente dire: ho smesso? C'era un qualche traguardo fisso, un mese, sei mesi, un anno, di più? Gli dicevano che il tempo non aveva realmente importanza, ciò che contava era quello che gli passava per la testa. L'atteggiamento, la voglia. Ma in momenti come quello, non gli riusciva bene di distinguere i suoi pensieri.

Giocare pareva un'idea allettante, alle tre e ventitré di quel pomeriggio di sole pallido. Ma le lancette sull'orologio da tavolo ticchettavano lente, lentissime. E non poteva farlo, finché Ray non si fosse deciso a lasciarlo uscire dal suo studio.

I suoi occhi castani lo studiavano attentamente, senza un briciolo della fretta che aveva Frank. Lo faceva sempre. Aveva quel modo di guardare le persone che sarebbe dovuto sembrare pacifico e tollerante; la fronte distesa, le sopracciglia folte per nulla turbate da qualunque cosa gli venisse detta. Forse lo insegnavano all'università: come perfezionare la tua espressione da strizzacervelli.

<<Non lo so, Frank>>.

Lo disse piano, la voce roca e gentile vibrò tra loro. A volte Frank si chiedeva anche come facesse a non smettere mai di sorridere. Non era proprio un vero sorriso: più che altro, una piccola curvatura delle labbra, lievissima e accogliente. Insomma, abbastanza da far venire voglia di raccontargli tutti i fatti propri. Ray scosse leggermente la testa e il cespuglio dei suoi riccioli castani gli vibrò attorno al viso come uno sciame d'api. Sarebbe stato perfetto se avesse scelto di fare la rockstar, invece di diventare un semplice psicologo. Frank seguì i suoi movimenti mentre mollava la penna sul tavolo per lasciarsi andare all'indietro sullo schienale, con le mani che si incrociavano naturalmente sullo stomaco.

<<Non penso che tu sia pronto>>.

A Frank, tutto sommato, Ray piaceva. Era giovane, alla mano, e non l'aveva mai fatto sentire fuori posto; mai troppo nervoso per entrare nel suo studio, mai giudicato mentre blaterava seduto su quella poltrona un po' rovinata. Anzi, a volte gli veniva persino la strana voglia di andare da lui e scaricargli addosso ciò che gli passava per la testa. Però, tutto considerato, in quel momento gli avrebbe dato volentieri un pugno. Uno soltanto, perché in fondo sapeva che probabilmente aveva ragione. Ma ciò non significava che la cosa gli stesse bene.

The disadvantages of being cyborg | FrerardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora