Questo capitolo è stato un parto plurigemellare e ora mi dovranno portare via di peso come Sgarbi nei meme. Bello lungo, bello intenso, come ci piasce a noi. Spero che vi piaccia, che il senso dei personaggi si capisca, che ci sia tutto il trallallero e il trallallà che serve, perchè davvero trovare il modo giusto di raccontare questa storia mi manda in crisi. Come state? Tutti al mare (in giardino) a mostrar le chiappe chiare (al vicinato)? Riuscirete mai a dimenticarvi l'esistenza dell'immagine che ho dato al capitolo? Neanche io.
Reggetevi forte. Buona lettura (e buona maturità anomala a chi la sta facendo!) ♡
-21.
La prima volta che toccai un uomo fu nel guardaroba di un tizio di cui neanche conoscevo il nome. C'erano odore di fumo e calzini, la musica che tremava sul pavimento sotto il mio sedere, la pelle appiccicosa del collo nell'aria calda e immobile della casa. Non è che io feci poi tanto – non sapevo proprio da dove iniziare. Era una festa di compleanno, avevano invitato tutta la scuola. Mi pentii di esserci andato dopo i primi trenta minuti. Neanche il punch corretto aiutava a farla sembrare decente. Trovai una camera silenziosa al piano di sopra, aprii la porta del guardaroba e mi sedetti sul pavimento a fumare, coi pantaloni di qualcun altro che mi penzolavano sulle spalle. Era tranquillo, mi piaceva. Poi entrò Shane, gay dichiarato. Lo conoscevo poco. Un paio di chiacchiere, qualche risatina sopra le righe; e poi la sua mano era nei miei pantaloni, il filo di barba che gli copriva il mento grattava sul mio. Non è che non mi piacessero le ragazze – erano morbide, profumate, tutte curve dolci e capelli tra le labbra. Ma non avevo mai provato quell'eccitazione che stritola lo stomaco, quando allungai una mano a tentoni e lo sentii, con la punta delle dita, duro oltre i jeans.
Venne fuori che Shane non era soltanto orgogliosamente gay, ma anche un gran chiacchierone. Entro qualche giorno, a scuola sembravano saperlo tutti. E non a tutti la faccenda andò a genio, come fosse compito loro scegliere per me, così come aveva fatto Shane quando aveva deciso di parlare.
Ricordo quella domenica mattina in chiesa come fosse ieri. Mio padre trovò il mio sguardo attraverso il piazzale, oltre le teste degli altri fedeli. Il sole batteva forte sul selciato bianco, mi accecava. E lo capii subito. La voce era arrivata fino a lì.
Il giorno dopo, quando entrai a scuola, la guancia sinistra bruciava ancora. Avanzai lungo il corridoio come un toro inferocito e stesi il visino sorridente di Shane con un pugno. Gli occhi con cui mi guardò quando lo feci – nemmeno quelli me li scorderò mai.
Il mercoledì era una giornata noiosa, trascinata, anche quando era lì dentro e perdevano tutte di significato.
Quella mattina Frank si era svegliato di buon'ora, aveva guardato dalla finestra Noah litigare con Penny che cercava di tenerle la mano per strada, e si era ingozzato di cereali dalla scatola. La casa era silenziosa, troppo. Aveva finito per rifugiarsi sulla sua chitarra, che strimpellava pigramente in attesa dell'ora di pranzo. Era seduto sul pavimento nonostante gli si stessero addormentando le gambe col peso della chitarra sulle cosce, la schiena premuta contro la struttura dura del letto. Ray era nascosto nel suo studio, sembrava non esserci nessuno a lamentarsi delle note che tentava di mettere insieme. Gerard era uscito circa una mezz'ora prima, in un flash di capelli brillanti e aroma al cocco che scendeva di fretta le scale.
Era uno di quei giorni in cui gli sarebbe tanto piaciuto avere ancora un po' d'erba nascosta da qualche parte. Così, per superare la noia e annebbiare i pensieri.
Sapeva che cosa avrebbe dovuto fare. Cercarsi un nuovo lavoro, innanzitutto. Elencare in una pagina di quaderno le cose che riuscivano a distrarlo da quella rabbia spenta e permanente, come gli aveva ordinato Ray. Chiamare sua madre, altra richiesta di Ray. Ma sapeva anche che non l'avrebbe fatto.
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The disadvantages of being cyborg | Frerard
Fiksi PenggemarStare in una casa per svitati non era poi tanto divertente come avrebbe creduto. O forse sì. Di certo lo era di più, da quando era arrivato Gerard.