10- What's wrong with you?

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Vi é mai capitato di affezionarvi così velocemente a una persona da non rendervene neanche conto?

A me spesso capita con i bambini o con gli animali. È terribilmente difficile essere indifferenti ai loro occhi straordinariamente dolci e lo dico da una musofobica, cioè con la paura dei gatti e con pochissima pazienza.

Lo so, probabilmente starete ridendo. Insomma, chi è che ha paura dei gatti? Non l'ho mai capito neanche io. È una cosa che ho fin da bambina e che non mi ha mai abbandonata. Ovviamente non è troppo forte da impedirmi di accarezzarne uno di cui mi fido ma abbastanza da far sì che io li tenga a distanza da me.

Eppure li reputo lo stesso carini, con quel loro pelo morbido e gli occhi che mi fanno impazzire. Adoro i loro miagolii, sempre se lontani eh, perché mi danno ispirazione.

Più o meno è la stessa cosa per Adrien. Per lui Eleonora era come per me è un gatto. Aveva paura di lei, in un certo senso. Aveva paura di essere ferito e sapeva che Eleonora sarebbe stata la prima a ferirlo anche se involontariamente ma era più forte di lui. Adorava ogni cosa di quella ragazza, il suo carattere che non si addiceva per nulla alla sua altezza, i suoi occhi che mai aveva visto prima, i suoi capelli di quel castano che a lui sembrava così raro, la sua risata...

Pensava fosse così fragile ma allo stesso tempo dura come una roccia. Era difficile da spiegare. Lo mandava completamente in tilt.

Come poteva essere sicuro che quella fosse solo una semplice e intima amicizia?

***

«E poi mi ha detto-» Ero sul letto, raccontando tutti i dettagli dell'incontro con Alicia a Plagg che mi interruppe. «Basta, BASTA» Mi implorò svolazzando per la stanza il kwami, quasi come se fosse disperato. Suvvia, stavo parlando solo da cinquantaquattro minuti.

«Lo stai ripetendo da un'ora! Ormai so il racconto a memoria! Ora basta, mio marito ha detto che vuole stare un po' con me e vogliamo passare un po' di tempo assieme» inclinai la testa, confuso ancora una volta. Di che marito stava parlando? Un altro kwami? «Il Camembert, Adrien» disse come se mi avesse letto nella mente. Erano così visibili le mie emozioni?

Beh, se riusciva a capirlo Plagg che cosa provavo, ci sarebbero sicuramente riusciti tutti. Tutti tranne Ladybug che sembrava l'unica a non capirmi. E se fossi io invece a non capire lei?

Scossi la testa, io l'avrei capito sicuramente se qualcuno avesse provato qualcosa di vero per me. «Ha ragione, gatto. Nemmeno io sopportavo più il tuo racconto su Alicia. Sono sorpresa, pensavo fosse già morta» disse la ragazza appoggiata alla mia finestra con un sorrisetto fino a quando non si rese conto di ciò che aveva detto e si copri la bocca come a voler ritirare tutto.

«Ma vi siete messi d'accordo per confondermi? Prima Eleonora, poi il marito di Plagg, tu. Io non ci capisco più nulla!» lei sgranò gli occhi. Avevo detto qualcosa di sbagliato? «E-Eleonora? Che dubbi hai su Eleonora?» Ok, quello mi aveva confuso ancora di più. «Non sono affari tuoi, Strozzalupo» dissi mettendomi a sedere e coprendomi le gote rosse con un cuscino.

«Oh no». Wolfsbane sembrava turbata, come se le avessi confessato un disastro. «Questo è un serio problema» Ecco, appunto. «É sul serio così evidente?» borbottai coprendomi ancora di più con il cuscino.

«Non è il momento di scherzare, tu non puoi affatto metterti con Eleonora! Lei ti farà soffrire, ti spezzerà il cuore e non puoi fidarti!» subito puntai il mio sguardo nei suoi occhi. «Tu sembri conoscerla molto bene. Sai, vi assomigliate così tanto...» lei s'innervosì. «La conosco, sì ma spiacente gatto. Non sono lei».

Annuii anche se decisamente poco convinto. Decisi che avrei indagato. «Posso farti una domanda?» le chiesi e lei alzò gli occhi al cielo «Ormai me ne fai sempre, sentiamo cosa spari questa volta» disse incrociando le braccia al petto sopra al seno sporgente.

«Hai qualcosa a che fare con il fatto che Papillon non si fa più sentire?» le chiesi non staccando lo sguardo dal suo petto. Non per malizia o cose del genere, mi chiedevo come facesse a combattere e se fosse un fastidio e notai un'altra caratteristica che le accumunava: entrambe avevano un corpo formoso, Eleonora solo leggermente meno sviluppato ma era ancora un'adolescente.

Forse erano i vestiti che nascondevano un po' le sue forme. Di una cosa ero sicuro: quelle due avevano tanti collegamenti. Abbastanza da dire che fossero la stessa persona.

La trasformazione forse la rendeva più alta e le faceva accorciare i capelli, dopotutto anche con la versione "subacquea" del costume di Ladybug i suoi capelli si allungavano notevolmente.

«Sì, in qualche modo mi devo pur intrattenere, no?» rispose rossa in viso, tentando di coprirsi avendo notato il mio sguardo. Mi morsi il labbro arrossendo sentendomi "colto con le mani nel sacco", come si suol dire.

«N-non è come s-sembra» balbettai. Lei ridacchiò imbarazzata «Non è niente, tranquillo». Come riusciva ad assere così calma? Probabilmente Eleonora mi avrebbe tirato uno schiaffo.

«Perché non vuoi che mi innamori di Eleonora?» sputai fuori, deglutendo. Avevo bisogno di una risposta. Sobbalzammo entrambi quando il suo Miraculous prese a squillare.

«Devo andare» disse solo pronta a saltare dalla finestra. Mi alzai di scatto e le afferrai un braccio. «Ti prego, Wolfsbane». Lei sospirò. «A domani, Adrien».

Il mio nome suonò dolce, come se le dispiacesse. «Plagg, trasformami» dissi trasformandomi per poi correre tra i tetti. L'unica cosa che dovevo fare era andare a casa di Eleonora, dopodiché avrei avuto la conferma che fossero la stessa persona.

Corsi e corsi più veloce che potevo, fino ad arrivare da lei che abitava in un appartamento dall'altra parte della città. Entrai dalla finestra ma non c'era. «Wolfbane» sussurrai.

Da una stanza uscì Eleonora avvolta da un asciugamano che canticchiava il motivetto che suonavamo sempre insieme a pianoforte.

«CHAT NOIR?» gridò appena mi vide, sobbalzando. «Shh, va tutto bene» le sussurrai. «So che sei tu, la copertura della doccia non funziona. Vedi, l'ho usata anch'io» lei parve confusa, come se non avesse la minima idea di cosa stessi parlando. «Di che stai parlando? Razza di idiota, se volevi attirare la mia attenzione questo è il metodo più sbagliato. Esci subito dalla mia camera»

«Ma Wolfsbane-» sussurrai interrotto da lei. «Wolfs che? Senti, non ho la minima idea di cosa tu stia parlando. Ora muoviti prima che chiami...qualsiasi cosa si chiami per i tentativi di stupro»

Sentii le mie guance andare a fuoco e il suo sguardo duro che mi scrutava era come la lama di un coltello che mi sfiorava il corpo. «G-giuro che non è come pen- oh, al diavolo» dissi rendendomi conto fosse la seconda volta che avevo detto quella frase nell'arco di dieci minuti.

«Fuori da casa mia» mi cacciò Eleonora e notai un leggero rossore sul suo viso. Ero riuscito a farla arrossire?

Mi guardai intorno e trovai Wolfsbane che ci guardava dall'alto dei tetti, con un sorriso compiaciuto mentre con il labiale mi disse "Ti ho detto che non ero lei".

Mi scusai di nuovo con Eleonora visibilmente a disagio, promettendole che non sarebbe più successo e abbandonai il condominio dove abitava.

Eleonora mi aveva confessato che con nessuno era mai arrossita, come ero riuscita a farglielo fare dopo un incontro di cinque minuti?

The Miraculous catastrophe|| DesastyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora