20-Fear

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Quand'è che abbiamo paura?

Abbiamo paura quando stiamo per perdere le persone amate, abbiamo paura quando siamo nelle situazioni di pericolo. Abbiamo paura di tuffarci, che sia in acqua o in una situazione. Abbiamo paura di tantissime cose, tra quelle, certe volte, anche di innamorarci.

Abbiamo paura di soffrire per l'ennesima volta, abbiamo paura di non essere poi abbastanza o giusti per l'altro. Era questo che provava Eleonora e più cercava di scovare in sé stessa il motivo di quella paura, più ne riemergeva terrorizzata.

Tanti sono i motivi per avere paura, ognuno ha i propri. C'è chi ha paura dei ragni, chi delle altezze, c'è chi soffre di claustrofobia e altre mille cose. Di cos'altro aveva paura Eleonora?

Beh, era una paura che accomuna molti di noi, forse: la paura di se stessa. Sentiva qualcosa che stava cambiando in sé. Si vedeva cambiare ogni giorno fisicamente, caratterialmente. Gli altri non se ne accorgevano, forse era l'unica a sentire che qualcosa era differente in sé, diverso.

Sentiva come un vortice, come un fuoco. Non capiva cos'era e, probabilmente, non avrebbe voluto neanche scoprirlo. Voleva solo tornare normale, voleva solo che smettesse.

Forse aveva capito cos'era: ciò che sentiva di differente era solo la consapevolezza di star crescendo, non poteva fermarlo.

In quel momento era come se fosse una specie di Peter Pan. Non voleva crescere, si sentiva già troppo matura per la sua età. Sentiva di avere già troppe responsabilità su di sé, cosa sarebbe successo una volta adulta?

***

Sbadigliando mi alzai quando la sveglia suonò. «Adrieeen la sveglia» miagolò Plagg. Sospirai. «Sei sempre il solito» mi lamentai. Mi preparai velocemente, pronto per affrontare l'ennesima brutta giornata. Avevo una pessima sensazione sin dalla sera precedente.

Era una settimana che il tempo sembrava non passare mai. L'unica cosa che non mi era capitata era stata essere colpito da un fulmine ma non mi sarei stupito più di tanto se fossi stato colpito proprio in quel giorno tempestoso.

Non facevo altro che vedere un'ombra seguirmi. Pensavo fosse Wolfsbane ma lei sapevo si nascondesse bene. Che ci fosse un cattivo tra noi?

Con Eleonora le cose stavano mano a mano peggiorando. Ci eravamo messi insieme, avevamo chiarito e mi aveva chiesto di starle più distante in presenza di Marinette che sempre mi rivolgeva delle occhiate dispiaciute. Le avrei parlato, prima o poi.

Arrivai a scuola ma non c'era la solita confusione iniziale. A dire il vero non c'era proprio nessuno. Scesi dall'auto incurante delle gocce di pioggia che mi stavano via via bagnando. Intravisi la prof e la raggiunsi alla ricerca di informazioni.

«Che succede?» chiesi allarmato. «Non lo sai Adrien? Perché sei qui, piuttosto?». Chiese la lei. «É una giornata come tutte, perché non avrei dovuto esserci?» era la prima volta che vedevo la signorina Bustier vestita di nero. La pessima sensazione che avevo si era fatta più forte, ero agitato.

«Sono andati tutti a casa dopo aver partecipato al funerale. È normale che non lo sapessi, sei stato assente in questi giorni. Approposito...tutto bene, Adrien? Sotto questa pioggia finirai per prenderti una ricaduta!» mi rimproverò la donna. «F-funerale?» chiesi deglutendo rumorosamente. «Va a casa, Adrien. Fa decisamente freddo, non voglio che ti ammali» mi ordinò dispiaciuta. «Aspetti!» era troppo tardi, la professoressa era già andata via. Chi era morto? Perché non l'avevo saputo prima?

«Diamine Plagg, che sta succedendo?» chiesi passandomi la mano tra i capelli. E se fosse stato qualcuno a cui tenevo? Eleonora? Nino? Chloe? Pensai persino ad Alya e Marinette. «Calma, ragazzo» disse solo il kwami. «Come diavolo faccio a stare calmo, scusa?» chiesi. Mi dispiaceva parlare in quel modo a Plagg ma la tensione era alle stelle. Avevo paura di perdere qualcun altro, e quel qualcuno, in quel momento, speravo solo non fosse Marinette con cui non avevo avuto il tempo di chiarire o peggio Eleonora.

Uscii dall'edificio a testa bassa. Vicino, però, vidi Alya con un ombrello a guardare- un momento, cosa stava guardando? Parlava a telefono e intuii fosse Marinette la sua interlocutrice.

«Non so, non penso che lo sappia. Adrien era a casa, Marinette. Ti pare? Voi due eravate gli unici contro di lei. Non ti capisco proprio... Perché sei così giù? Tu la odiavi! Sì, sì. Ti senti in colpa? Non è di certo colpa tua» esclamò esasperata la bruna.

Si voltò verso di me e si bloccò appena mi vide. Mi avvicinai a lei, non sapendo neanche io cosa volessi esattamente dalla ragazza. «É qui. Ti saluto Marinette, rimettiti. Baci» disse concludendo la chiamata. Mi rivolse uno sguardo truce, gelido.

«Che ci fai qua?» mi chiese fredda. Era delusa dal mio comportamento con Marinette, era più che chiaro. «Volevo solo sapere che è successo..» dissi.

Era tanto che non parlavo con Alya, a dire il vero non avevamo mai avuto tanta confidenza. Eravamo amici, sì ma non ci eravamo mai parlati solo io e lei, se sapete che intendo.

Lei sospirò. «É morto qualcuno, mi sembra abbastanza evidente. Ladybug e Chat Noir non sono arrivati in tempo» misi una faccia confusa. «Non ho sentito di akuma in questo periodo» sussurrai. «Niente akuma, infatti. Ma al mondo non ci sono solo akuma, purtroppo. I prigionieri si dice stiano via via scappando visto che non riescono a controllarli» E io non ne sapevo nulla?

«Si pensa che ci sia sotto Papillon ma la cosa mi puzza. Una volta ho visto un'altra persona nel combattimento, una mai vista prima. Ci sono troppe coincidenze, se c'entra lui non è da solo» continuò la ragazza. Alya, la futura giornalista. Sapeva sempre tutto e con lo sguardo acuto intravedeva e scovava qualsiasi verità. Tutte tranne chi erano i supereroi di Parigi, da quanto sembrava.

Decisi di cambiare argomento ma a lei non piacque molto ciò di cui volli parlare. «Lei come sta?» chiesi. «Come pretendi che stia, Adrien? Hai iniziato a trattarla male all'improvviso, non capisco neanche io il perché. È a pezzi, sai che le piaci. Vuole scusarsi ma ha paura che tu non le lasci neanche la possibilità di spiegare» disse lei guardandomi con delusione.

Ero cambiato tanto nell'ultimo anno e non solo fisicamente e probabilmente non era l'unica ad essere delusa dal come lo avevo fatto.

«Volevo scusarmi anch'io. Ora le darei la possibilità di spiegarsi meglio ma pensa a come stavo prima. Ero arrabbiato con lei, dopotutto sai che io e Eleonora stiamo assieme. Cerca di comprendermi, tu cosa faresti se Nino fosse ferito?» lei si premette due dita sulla tempia. «Probabilmente avrei reagito come te ma tieni conto che lei ti ama, Adrien. Non ho mai visto una persona tanto presa da qualcun altro. Sei la sua aria, non viene a scuola da quando avete discusso»

«C-cosa?» arrossii, non pensavo di certo che per Marinette fossi così tanto. Alya annuì. «É meglio che vada ora. Ci vediamo, Adrien» mi salutò lei andando a casa sotto l'ombrello arancione.

Non avevo ancora capito chi era morto, era vero ma almeno sapevo che i miei amici stavano bene ed era tutto ciò che bastava.

The Miraculous catastrophe|| DesastyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora