23-Destiny

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Avete mai pensato alla vita come a qualcosa di già scritto? Chessò, magari una serie di avvenimenti che non riuscite a definire coincidenze e che vi portano a qualcosa di, secondo voi, inevitabile.

È un concetto complicato, non so esattamente come trattarlo. Ho centinaia e centinaia di idee diverse per la testa ma proverò solo a semplificarlo.

È tutto come leggere una storia. Il narratore parla dell'azione di un personaggio e puoi stare quasi certo del fatto che quell'azione servirà per uno scopo in futuro.

Spero di non essere l'unica a cui capita magari di pensare a una cosa qualche minuto prima e poi ecco che succede qualcosa legato a quel pensiero subito dopo. Non so se mi sono spiegata ma spero che ci abbiate capito qualcosa.

Come se qualcuno ci avesse preparato un piano. Ciò che fa uno risentirà sulla vita di un altro e così via. Ma si può uscire da questi schemi?

Adrien? Ormai pensava che fosse stato il destino a fargli avere Ladybug come amica. Da lei stava imparando tanto, stava imparando ad essere se stesso. Che fosse tutto un piano per farlo migliorare?

E poi c'era Eleonora. Le due erano come angelo e diavolo. La sua ragazza non era una cattiva persona ma in quel momento stava iniziando a dimostrarsi come una ribelle, una da cui forse i genitori ti tengono lontano.

Lei era il diavolo e non lo sapeva, lei era il diavolo e non voleva esserlo. Avrebbe fatto qualcosa per impedirlo?

***

«Chat Noir attento!» urlò Ladybug. Stavamo combattendo contro un sinti mostro. Era ovvio, no? Papillon non si faceva vedere e a sostituirlo c'era la sua amata Mayura.

Era un sinti mostro potente, ancora di più di quello creato dal maestro Fu. «Cataclisma!» invocai correndo verso il mostro. Avevamo bisogno di aiuto. «Chat Noir tu resta qui, vado a chiamare altri eroi» mi disse la coccinella che qualche tempo prima era diventata la guardiana dei miraculous. Annuii e lei andò.

Passò qualche minuto, qualche minuto che impiegai allo stremo delle mie forze. «Dove diavolo sei Wolfsbane quando servi?» mi chiesi. Ladybug tornò con Volpe Rossa, Carapace, Monkey King, Pegasus, Queen B- cosa abbastanza inaspettata dal momento che aveva rivelato la sua identità all'intera Parigi ma avevamo bisogno di aiuto- e...un momento, chi era quella?

Una tuta già vista apparve con l'eroina. "É la stessa tuta di Wolfsbane" pensai. I suoi capelli però erano neri con le punte viola. Ero decisamente confuso.

Fui colpito e venni letteralmente scaraventato in aria atterrando, come al solito, su Ladybug. «Ehm...Meow?» sussurrai tra le sue braccia. Lei mi lasciò cadere. «Ops» ridacchiò lei. «Spiritosa» sbuffai. Gli altri iniziarono a ridere. Il mio anello iniziò a suonare. «Torno subito» dissi correndo via.

Mi ritrasformai, pronto a riprendere la difficile battaglia dopo aver sentito i lamenti di Plagg mentre riprendeva le sue energie.

Riuscimmo a sconfiggere il mostro e avendo ancora un po' di tempo iniziammo a conversare. «Allora» iniziai io rivolgendomi alla nuova eroina. «Come ti chiami mademoiselle?» chiesi baciandole la mano. Lei arrossì. «N-non c-ci ho ancora p-pensato». Wow, era seriamente così timida?

«Avete visto come sono stata brava? Dovreste darmi il miraculous più spesso. Insomma, il mio veleno è fondamentale per le vostre missioni. Ma che dico, io stessa sono fondamentale» si vantò Chloé. «Ne abbiamo già parlato, Chloé» disse seccata Ladybug. «Ridicolo, assolutamente ridicolo. È ovvio che vi servo ma vi lascerò il vostro tempo per capirlo» disse la bionda con voce convinta. La coccinella sospirò. «Io devo andare» disse Monkey King. «Certo, e poi dobbiamo tutti andare in ogni caso. Sapete le regole quindi ora andate a casa. Passerò da ognuno di voi a ritirare il miraculous» sorrise la guardiana. «Allora a presto, insettina» le sorrisi malizioso. Lei alzò gli occhi al cielo sorridente.

Tornai a casa contento che tutto fosse tornato come a settembre, prima che tutto iniziasse. A dire il vero mi sentivo anche meglio. Entrai in camera appena in tempo visto che Nathalie mi chiamò. «Dimmi» risposi. «La tua compagna, Eleonora, ha chiesto di te. La faccio entrare?» da quando chiedeva a me e non a mio padre? «Sì» dissi. Pochi secondi dopo Eleonora mi si buttò al collo. «Ciao anche a te» ridacchiai. «Tutto bene? Ho visto la battaglia» chiese lei allarmata. Annuii semplicemente e mi chinai per baciarla.

Lei mi abbracciò. «Indovina chi ha avuto un'idea fantastica per restare qua in Francia?» sorrisi. «Dimmi tutto». Lei esaltata saltellò. «Beh, penso che per tuo padre sarebbe un affare espandere il marchio Agreste, no?» annuii, non capendo dove volesse arrivare. «Potremmo formare una band, no? Io canto, tu suoni e sarà fantastico! Cioè, sempre se vuoi anche tu, ovviamente» propose. «É una bella idea ma non so quanto mio padre possa starci. Gli parleremo» lei mi riabbracciò. «Vedrai, so essere molto persuasiva» ridacchiò. Il mio viso si incupì. «E se non funzionasse?» sussurrai tristemente. Lei sospirò. «Ricordi quando sono...beh "sparita"?» chiese simulando le virgolette con le dita. «Mh-mh» mugulai pronto ad ascoltarla. «Avevo litigato con mio padre. Lui mi rivuole in Italia il più in fretta possibile con il miraculous quindi questo è l'unico modo per...beh restare viva».

«R-restare viva?» deglutii. «Vuole un miraculous a tutti i costi. Insomma, a cosa gli servono? Perché li vuole? Io non lo capisco proprio» parlò acida. «Vedo che non sono l'unico con una famiglia burrascosa» ridacchiai. Lei negò con la testa. Le presi le mani. «Ci riusciremo, vedrai. Resterai qua con me, Juleka e gli altri con cui un giorno farai anche tu amicizia». Lei sorrise. «Quel giorno è ancora lontano» ridacchiò.

Quando andò via sospirai. «Puoi venire fuori, Wolfsbane. Se n'è andata» sbuffai sentendomi osservato. Lo sbattere della finestra mi fece capire che fosse entrata. «Lo so, lo so. Ora ricomincerai con "tu non devi stare con Eleonora" e tutte queste cose. Sul serio, sto iniziando ad odiarti» sbottai voltandomi verso la castana. Lei sorprendendomi negò. «Sono qui per dirti di starle più vicino possibile. Per quanto la cosa non mi piaccia per niente devi assolutamente tenerla d'occhio e stare con lei».

A quel punto strinsi i pugni, sentendo le mani prudere segno che mi stessi arrabbiando seriamente. «Io non ti capisco. Prima mi dici che devo starle lontane, fai di tutto per far sì che io non ci parli, addirittura mi rapisci-». Lei mi interruppe dopo che sottolineai la parola "rapisci". «Adrien non è come pensi-». La zittii. «Invece sì, Wolfsbane. È proprio così che stanno le cose. Io non mi fido più di te, per me puoi andartene all'inferno in questo istante e fidati che non farei nulla per fermarti» buttai fuori rosso in viso.

Lei, ferita, abbassò la testa. «Se tanto ti potessi spiegare non la penseresti così» sussurrò con voce rotta. «Allora spiega, Wolfsbane. Spiegami perché mi hai rapito, spiegami perché continui ad osservarmi- anzi, osservarci -senza un apparente motivo, spiegami di quale catastrofe parli, spiegami perché sei entrata nella mia vita così, spiegami perché non ci sei mai quando ne ho bisogno e perché non ti piace Eleonora. Ti ascolto». Sputai acido. «I-io non p-posso» vidi cadere una lacrima dal suo volto appena prima che si voltasse e corresse via.

Quante cose mi stava nascondendo?

The Miraculous catastrophe|| DesastyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora