11-I'm Sorry

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Vi é mai capitato di dovervi scusare per qualcosa che non avete fatto voi?

Chi ha fratelli o sorelle lo sa bene, succede spesso. È fastidioso ma è l'unico modo per mantenere buono un rapporto a meno che non si smascheri colui che ha veramente commesso l'errore.

Più o meno era lo stesso per Adrien, con l'unica differenza che era lui a volersi scusare di sua volontà per qualcosa che qualcun altro aveva fatto, o almeno così pensava Eleonora.

Probabilmente se avesse saputo chi era Chat Noir non l'avrebbe affatto pensata così, forse avrebbe anche smesso di parlare ad Adrien.

Non era stato il gesto di Chat Noir ad irritarla ma più il fatto che lui avesse visto il suo corpo così scoperto e che si era sentita bene, nonostante il disprezzo che provava per se stessa.

Chat noir era riuscito a farla arrossire per la prima volta in vita sua e una volta che se ne fu andato la sua pelle era rovente, assieme alle gote che avevano preso sempre più colore come ogni volta che pensava a quell'episodio.

Si sentiva come una tigre, come se avesse un fuoco dentro di lei che la stava distruggendo ma che la faceva sentire così bene da non accorgersi dell'errore che stava facendo.

Com'era possibile provare qualcosa del genere dopo un solo incontro?

***

La ragazza affianco a me prendeva appunti concentrata. Avevo preso il posto di Nathaniel quel giorno assente visto che Nino si era voluto sedere al posto di Marinette, anch'essa assente.

La presi come una coincidenza, insomma anche se Nathaniel provava ancora qualcosa per lei non voleva dire che fossero assieme. In ogni caso non era una cosa che mi importava, Marinette mi aveva ferito quando ero andato da lei da Chat Noir il giorno prima per parlarle.

Le sue parole sembravano spade che mi trafiggevano il petto solo a pensarci. Marinette era la mia più cara amica, come poteva dirmi quello? "Ti ho aiutato perché tu hai aiutato me un paio di volte e non capisco il motivo per cui vieni qui, Chat. Non siamo neanche amici e io sono apposto così quindi puoi anche finire di venire perché siamo pari. Io ho aiutato te e tu hai aiutato me".

Era per questo che era fredda? Lei in realtà non era mia amica, lei stava solo cercando di farsi vedere per spiccare nella sua carriera stilistica. Se fosse stata mia amica sarei stato me stesso con lei, mi avrebbe voluto bene anche da Chat Noir.

"Oh Marinette, perché mi fai questo? Ho fatto qualcosa di sbagliato?" Provai a spiegarmi. Mi diedi come uno schiaffo mentale a quel pensiero. Perchè volevo darmi la colpa così?

Eleonora, dopo il mio compleanno, era riuscita a diventare sua amica ma se aveva ferito me dubito non lo facesse con lei soprattutto sapendo dell'odio che provava prima nei suoi confronti. Cercavo sempre di metterla in guardia ma lei non mi ascoltava, era testarda.

Aveva anche fatto amicizia con Juleka e ciò iniziava a spaventarmi. Avrebbe fatto come quelli che reputavo amici e mi avrebbe abbandonato?

«Adrien?» sentii la sua dolce voce richiamarmi che mi rilassò. Mi sorrideva leggermente e mi guardava penetrante, come a voler capire cosa avessi. «É tutto ok, puffa. Che c'è, non ti parlo per cinque minuti e già ti manco?» provai cercando di sdrammatizzare.

Lei ridacchiò piano, attenta a non farsi sentire dalla prof. «Forse» sussurrò. «Come faccio a stare senza le tue battute, gigante?» Ormai quelli erano i nostri soprannomi: puffa e gigante.

«Dovremmo sederci insieme più spesso, my lady» le dissi non rendendomi realmente conto del soprannome che avevo usato. Lei mise su una faccia confusa che ai miei occhi la rendeva terribilmente tenera.

La invidiavo; io, pur se un modello, mi sentivo inferiore a lei. Lei era bellissima ai miei e agli occhi altrui, peccato che non se ne rendesse conto. Mi aveva raccontato del suo episodio con Chat Noir accaduto una settimana prima ed era di nuovo arrossita, mi chiedevo cosa non andasse.

Lei sbadigliò, arricciando il naso e stiracchiandosi sulla sedia sfiorandomi per sbaglio il viso. Un brivido mi attraversò la schiena come se fossi stato toccato dal ghiaccio che si era sciolto a contatto con la mia pelle calda.

«Scusa» ridacchiò lei. Sebbene quella risata mi sembrasse fin troppo simile a quella di Wolfsbane avevo deciso di non indagare dopo quell'imbarazzante incontro. «Tranquilla, scusami tu piuttosto» mi uscì spontaneo. Mi morsi il labbro rendendomi conto di ciò che avevo appena detto. «Scusarti? Per cosa?» mi chiese lei.

"Per cosa, Adrien? Pensa, pensa!" Continuai a dirmi. Un sorrisetto mi apparve sul volto. «Per questo» le dissi avvicinandomi a lei che sgranò gli occhi. «Adrien che stai-» mi chiese ma venne interrotta dal mio dito sulle sue labbra. La guardai negli occhi, sentivo il suo fiato sul mio labbro a pochissimi centimetri di stanza. Lei deglutì.

Il mio sorrisetto si allargò mentre cercavo di scacciare l'istinto che mi diceva di baciarla. «Adrien no!» Urlò lei attirando l'attenzione della classe mentre le facevo il solletico facendola ridere. «Hunter, Agreste. Che diamine state facendo?» chiese irritata la prof. «Si stava riprendendo la penna che mi aveva prestato a inizio lezione solo che è scivolato e mi è caduto addosso. Ho urlato perché mi sono spaventata, prof» disse lei.

Rimasi stupito dalla sua abilità nel mentire e confermai la sua storia. La prof annuì e tornò a fare lezione dicendoci di stare più attenti e in silenzio. Silenzio che lei ruppe subito dopo. «Per un attimo ho creduto mi volessi baciare. Non farlo mai più, Adrien» disse lei leccandosi le labbra asciutte e leggermente screpolate per colpa del freddo. «Ai suoi ordini, vostra bassezza» risposi con un sorriso ricevendo solo un'amichevole gomitata da parte sua.

Desideravo di nuovo quel contatto, il più in fretta possibile ma prima mi sarei dovuto scusare con lei da Chat Noir.

Arrivò l'ora di tornare a casa. Offrii un passaggio a Eleonora che accettò volentieri dato il suo male alla caviglia dovuto a una storta presa qualche minuto prima sulle scale.

«Grazie per prima, Adrien. Se non fosse per te sarei di sicuro caduta dalle scale e avrei preso sicuramente di più rispetto a una semplice storta» mi ringraziò lei una volta arrivati. Salutò e sparì dietro la porta del condominio.

Una volta arrivato a casa e aver mangiato mi trasformai, intenzionato a vedere il più presto possibile la ragazza che trovai guardare pensierosa la strada dalla finestra. La vidi sospirare appena mi notò ma mi lasciò spazio per entrare, cosa di cui gli fui grato.

«Hey» la salutai non sapendo davvero come iniziare la conversazione. Presi un bel respiro, infondo dovevo solo parlare col cuore e tutto sarebbe andato bene. «Ciao, Chat» mi salutò lei. Non sembrava arrabbiata con me il ché mi sembrò decisamente strano.

«Senti Eleonora, mi dispiace tantissimo per ciò che è successo la settimana scorsa. Non mi sarei dovuto comportare così, in primis non avrei dovuto presentarmi a casa tua così. Ti avevo scambiato per una...per una mia amica, diciamo. Ero seriamente convinto che fossi lei. Ti prego, perdonami» mi scusai.

«É ok, Chat. Non sono state tanto le tue azioni ad irritarmi ma il come tu mi abbia vista» confessò lei rossa in viso. Si stava aprendo a me così?

«Devi stare tranquilla, sei bellissima» dissi non badando alle mie parole. Arrossii quando lei ridacchiò. «Grazie, Chat. Non ho un buon rapporto con il mio corpo e sentirmi dire qualcosa del genere è molto... gratificante» mi sorrise lei. Il rossore non aveva abbandonato le guance di entrambi.

Cosa ci stava succedendo?

The Miraculous catastrophe|| DesastyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora