Capitolo undici: Un girasole per te

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ANDER

Controllo l'orario sul mio cellulare e mi rendo conto che è da almeno dieci minuti che fisso il volante della mia auto, impassibile. Le mani mi sudano e il cuore batte veloce. Tutto sembra prendersi gioco di me, a partire dalle emozioni che non riesco a controllare. Anche la radio sembra divertirsi alle mie spalle quando manda in onda "Just the way you are", di Bruno Mars.

La spengo immediatamente non avendo bisogno di una canzone che mi ricordi quanto bella possa essere Natalie.

Lo so già.

Guardo il mazzo di girasoli che poco fa ho ritirato dal fioraio, poi prendo coraggio ed esco dall'auto. Ormai conosco a memoria la strada che porta all'alloggio di Natalie. Cerco di non fare rumore con i miei stivali di pelle mentre salgo le scale, per non attirare l'attenzione di nessuno, anche se per fortuna i corridoi di Berkeley sono praticamente vuoti a quest'ora della sera. Deglutisco non appena mi trovo di fronte alla porta con inciso in alto e al centro il numero otto.

La maglietta che indosso abbinata ai miei soliti jeans neri è troppo calda per il mio corpo, già accaldato da sé, tanto che cerco di allargarne il collo con una mano.

Sento il cuore in gola.

Cazzo.

Questa è la parolina magica che non riesco a smettere di ripetere nella mia testa. Scrollo le gambe tese muovendole velocemente mentre ripenso al discorso che ho imparato e che devo pronunciare a Natalie per convincerla a uscire con me. Dopo un lungo e ultimo momento di riflessione, finalmente mi convinco a bussare.

Sono rincuorato non appena mi accorgo che è Natalie ad aprire la porta e non la sua coinquilina. I capelli raccolti le valorizzano i lineamenti del viso. Mi guarda incredula mentre si appoggia alla porta di legno.

«Prima che tu dica qualsiasi cosa, sono qui perché mi sono comportato da stupido. Anzi, un coglione... sono stato proprio un coglione. Alla festa, ieri, ti ho chiesto se il bacio ti fosse piaciuto e quando mi hai fatto la stessa domanda, io non ti ho risposto.» Mi schiarisco la voce. Natalie non mi interrompe e questo è un vantaggio che mi spinge a continuare. «Sono qui per dirti che sì, Natalie, il nostro bacio mi è piaciuto. Se devo essere sincero, è stato il primo vero bacio della mia vita. Voglio che stasera tu esca con me, e spero che questa volta tu mi dica di sì perché non riuscirei a sopportare una risposta diversa. Ma se dovessi dirmi di no, sappi che continuerei a provarci, perché quel bacio per me è stato importante. Dico davvero, occhi blu. Più di quanto tu creda.» Le parole mi escono dalla bocca velocemente, una dopo l'altra, incontrollate.

Natalie ha le guance rosse, gli occhi lucidi e trasparenti. «Va bene...» sussurra.

Il mio volto s'illumina non appena pronuncia quelle parole. «Accetti anche i miei girasoli?»

«Si, certo! Grazie.» Sorride timidamente per poi afferrare il mazzo di fiori. «Be', allora immagino che debba vestirmi...» pensa ad alta voce lanciando un'occhiata veloce al suo corpo: indossa una tuta nera e ha i piedi scalzi. «Vuoi entrare un minuto? Giuro che ci metto poco a rendermi presentabile, e tu puoi aspettare sul divano a guardare la tv!» mi chiede dolcemente e apre di più la porta, invitandomi a entrare.

Vorrei dirle che per me è bella anche così, ma mi limito ad annuire e a fare come mi ha chiesto.

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