ANDER
Sono appena le otto del mattino quando esco dall'appartamento di Natalie per ritornare a casa, desideroso di fare una doccia e togliermi di dosso l'odore del sangue. È domenica e le strade di New Haven non sono trafficate, eppure il tragitto fino al mio appartamento mi sembra durare in eterno. I pensieri martellano la mia testa e non sembrano volermi lasciare in pace, mentre l'immagine ferita di Natalie mi fa rizzare i peli dietro al collo. Quando ho visto che Jackson le aveva tirato un pugno, che inizialmente era indirizzato a me, avrei dovuto picchiarlo e non lasciarlo fuggire via. Ma era impossibile farlo con Natalie ferita sul pavimento di Berkeley, con l'aria innocente e gli occhi piagnucolanti. Tremo a questo ricordo, dispiaciuto e al tempo stesso furioso per aver permesso che sia davvero accaduta una cosa simile.
Una volta al semaforo sfogo la mia frustrazione lanciando un pugno sullo sterzo, e il suono del clacson mi rimbomba improvvisamente nelle orecchie. Dovrei svoltare a destra per tornare a casa ma quando la luce del semaforo diventa verde, decido di sterzare a sinistra in direzione l-91/ N-Hartford. Esco a tutta velocità dalla città mentre sento ribollirmi il sangue nelle vene. Provo rabbia, ma una rabbia lucida e vendicativa che mi fa perdere il contatto con la realtà e mi guida verso la città di Natalie senza uno scopo ben preciso. Il mio cuore, il mio corpo, la mia anima, tutto in me sembra desiderare quella splendida ragazza dagli occhi blu e dalle labbra carnose, col viso tondo e delicato e il corpo mozzafiato.
Sento già la sua mancanza, come se fosse una droga e io ne fossi assuefatto. È bizzarro, davvero, pensare costantemente a qualcuno e interessarsi alla sua vita al punto da sentirla come propria. Fare miei i suoi dolori, le sue paure e le sue gioie, preoccuparsi della sua felicità, lottando per realizzarla e pur disposto a rinunciare alla mia.Sarà questo l'amore?
A parte tutto, è proprio questo che sto facendo ora: lotto per la sua felicità.
Dopo una buona mezz'ora di viaggio comincio a intravedere gli alti palazzi di Hartford, seppur in lontananza. E in quel momento il motivo per cui ho guidato fino a qui diventa chiaro. Blue Hills mi aveva detto Natalie, non è vero? È lì che lavora Jackson, nel piccolo bar dello zio, vicino a una chiesetta diroccata. È frequentato da uomini, aveva aggiunto. Non pensavo di aver immagazzinato tutti questi dettagli ma più mi addentro nella città, tra le ampie vie e gli alti palazzi, in direzione di Blue Hills, più tutto si fa chiaro.Come un cacciatore alla ricerca della sua preda, guido lentamente e con prudenza alla ricerca di indizi utili. Il quartiere sembra piccolo e per due volte percorro la stessa strada ma poi voltando leggermente a destra, la vedo: una piccola chiesa abbandonata, contornata dal verde e collocata in un isolotto in mezzo alla strada. Non so se sia davvero questa, la chiesa che cerco. Ma scelgo comunque di parcheggiare l'auto e proseguire a piedi. Quando intravedo un piccolo locale all'angolo della strada, poco curato e privo di insegna, che si affaccia proprio sulla chiesetta, capisco di non aver sbagliato zona. Le mani mi sudano, il mio corpo è teso, la mia mascella serrata. Sono nervoso, non lo nascondo, ma non perché temo le conseguenze del mio gesto. Sono armato di coraggio e del desiderio di mettere la parola fine alle sofferenze di Natalie, una volta per tutte.
«Nessuno tocca più nessuno, mi hai capito?» Le parole di stamattina di Natalie mi risuonano improvvisamente nella testa.
«Okay... va bene!» Ricordo di averle detto.
«Promettimelo.»
«Te lo prometto.»
Dovrei darle ascolto, è vero, ma io non so mantenere le promesse! Mi precipito nel locale, silenzioso e furtivo, e per fortuna ci sono soltanto quattro gatti, impegnati a leggere il giornale e a mangiare frittelle in silenzio. Jackson è di spalle al bancone e sembra stia preparando il caffè, isolato da tutto e da tutti. Senza pensarci due volte accolgo ciò che il mio istinto mi dice di fare e lo raggiungo, guadagnandomi le occhiate indiscrete dei pochi clienti, tutti uomini, per giunta. Con una mano gli tocco la spalla e Jackson si volta, con le ferite sulla faccia di stanotte ben in vista. I suoi occhi verdi mi guardano con stupore e incredulità, frastornati e impreparati a ricevere la mia visita.
E in un battibaleno il mio pugno è sulla sua guancia, ferreo e vendicativo. «Questo è per Natalie!» stringo i denti con gli occhi a due fessure cariche d'ira.
Non aspetto che Jackson reagisca, probabilmente non sa neanche lui che cosa sta succedendo. Rimane immobile, con la faccia leggermente inclinata e una mano sul punto in cui l'ho ferito.
Mi guadagno l'uscita senza voltarmi indietro e senza pentirmi di essere venuto fin qui per dargli un pugno. È vero che fare a botte non è il modo giusto per chiarire le questioni, eppure improvvisamente mi sento sollevato.
~
So che è brevissimo, ma mi sembrava giusto separare da tutto il resto le riflessioni di Ander 💓
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Quando dai all'amore una seconda chance
Chick-LitPRESTO DI NUOVO SU WATTPAD Natalie Johnson ha diciannove anni, frequenta l'università di Yale e dopo aver ricevuto una grande delusione amorosa non riesce più a fidarsi degli uomini. Nonostante tutto Natalie non smette di credere nell'amore eterno...