I. A Marte.

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A Marte.
sono in ansia, incredibile come il mio corpo abbia smesso di sapere come si respira.
prendo una camicia nera, mi infilo i primi pantaloni decenti che ho e mi guardo.
sono davvero orribile, come posso pensare di piacerti?
scaccio via i pensieri che mi tormentano da un po', faccio il più bel sorriso che mi riesce, alzo la testa mi guardo. «andrà tutto bene».
devo solo chiudere l'ultimo bottone, sembra complicatissimo.
le mie mani sudate e fredde continuano a farlo scivolare via e a rendermi l'azione impossibile.
pensare che tra un po' il mio sguardo si poserà di nuovo su di te mi fa venire i brividi.
«balbetta quando mi parla» dicesti.
«carino» fu la mia risposta alla tua affermazione quasi disgustata, risi prendendolo in giro in modo affettuoso.
«no, Giove, non c'è niente da ridere, mi fa paura».
il mio cuore si fermò quella volta.
riesco a chiudere l'ultimo bottone.
ti fa paura vero Marte? ti inquieta.
chissà se ti faccio schifo, se ti inquieto anch'io.
butto un'occhiata veloce all'orario: sono in anticipo, ovviamente.
come potevo farti aspettare.
faccio un bel respiro profondo e mi spruzzo un po' di profumo prima di uscire.
ci dobbiamo vedere a casa tua giusto?
guardiamo un po' orphan black per poi andare via.
semplice, no?
tra l'altro è una serie bellissima che Tu non hai mai visto, ma davvero?
mi guardo ancora
la camicia è esagerata?
sono esagerato?
cerco di mettere nuovamente via i pensieri negativi su di me, mi metto dritto con la schiena e mi incammino verso la fermata.
sfilo dalla tasca le cuffie che tanto ho usato nell'ultimo periodo e le metto nelle mie orecchie sospirando.
faccio partire la tua playlist, accendo una sigaretta, e le note di "falling" si fanno subito riconoscere.
sospiro ancora e dopo 20 minuti che sembrano interminabili vedo in lontananza il 31 arrivare.
incredibile come sia sempre in grado di farmi innervosire.
distendo il braccio per chiamarlo e, non appena il grande bus si ferma proprio di fronte a me, entro mostrando l'abbonamento.
«dove sei?»
sei tu.
«ho appena preso il 31 Marte, tu sei già pronta?"
attendo la tua risposta.
«si, ti aspetto»
visualizzo e non ti rispondo.
spengo il telefono e mi sistemo ancora i capelli.
non lo faccio davvero per renderli più belli o sembrare più ordinato; sono davvero nervoso, Marte, è la nostra prima vera uscita in inghilterra e saremo soli; non ci saranno ne F né A né la tua compagna J.
la mia fermata è così vicina, è la prossima.
premo il grande bottone e faccio un altro grande respiro.
mi sto mordendo il labbro inferiore: sono tesissimo.
scendo dal bus ringraziando il conducente, un po' per abitudine un po' per la mia estrema educazione e, a passo veloce, mi incammino verso casa tua.
ti avviso prima di bussare alla porta: «sono qui, apri?»
vedo che visualizzi subito il messaggio.
busso ugualmente.
«arrivo»
sento qualcuno correre all'interno, sei tu.
mi apri la porta
eccoti finalmente.
ti squadro dalla testa ai piedi, sei bellissima, come al solito.
mi saluti sorridendomi e poi abbracciandomi velocemente.
mi chiedi di levarmi le scarpe e io, con un gesto fugace, assecondo le tue richieste.
non riesco a guardarti, deglutisco a fatica e mi maledico mentalmente.
non riesco a starti vicino, sento il mio cuore esplodere.
nonostante ciò, ti rivolgo uno dei miei sorrisi più sinceri.
«andiamo?»
le tue parole sembrano uscire divertite, mi riporti alla realtà.
sei davvero qui con me, non potrei chiedere altro.
annuisco e ti guardo.
«prego, faccia strada» è tutto ciò che ti rispondo.
ti fiondi rapidamente in quella che dev'essere camera tua.
«cazzo è davvero enorme» mi guardo ancora intorno, stupito dalle dimensioni della stanza.
«... e pensare che la dovete condividere in due, non la vorresti tutta per te?»
«mi sei mancato»
il mio cuore smette di battere per un secondo.
ti sono mancato? davvero?
«anche tu mi sei mancata» ti sorrido e mi metto accanto a te.
«sei proprio bella oggi»
«macché per favore»
ecco, non dovevi dirlo.
mi hai proprio distrutto.
non potevi solo stare zitta? no ovvio.
che testarda... non puoi mai stare solo zitta, devi avere sempre l'ultima parola.
ti sorrido comunque.
«allora, che dici? iniziamo orphan black?»
ti limiti ad annuire. 
ci distendiamo e la "sigla" di netflix rimbomba nella stanza.
«è bello essere qui con te....» ovviamente non lascio che i miei pensieri si trasformino in parole.
ti rivolgo un altro sorriso, non riesco a guardarti per più di due secondi.
guardo lo schermo del tuo telefono, cercando di concentrarmi il più possibile su orphan black e non su di te.
le prime immagini della mia serie tv preferita mi fanno sorridere nuovamente.

————

(ATTENTI AL GRASSETTO)

siamo già a metà del secondo episodio e io davvero, avevo risposto a tutte le domande e curiosità che mi aveva fatto.
sono ancora una volta nervosissimo.
mi sta guardando.
odio quanto mi fissa così: cosa cazzo c'è adesso?
mi giro posando i miei occhi sui suoi:«hai un'altra domanda?» distolgo velocemente lo sguardo e comincio a pensare che le mie mani siano improvvisamente un bellissimo soggetto da guardare.
«si. perché non riesci a guardarmi?»
che cazzo fai.
come puoi chiedermi una cosa del genere?
cosa vuoi da me?
vuoi sentirmi debole sotto il tuo sguardo magnetico?
vuoi sentirmi crollare?
cosa cazzo vuoi da me Marte?
sento la gola secca.
-avanti Giove, dille una stronzata, dille la prima cosa che ti viene in mente per pararti il culo.-
mi lecco le labbra e sputo:
«perché mi sento brutto quando mi guardi»
-cazzo Giove, no non questo, dì qualcos'altro.
sembrerai solo un ragazzo ridicolo in cerca di attenzioni.-
«e perché mi verrebbe voglia di avvicinarmi molto di più a te...»
consapevole di aver fatto una stronzata rimango lì, con lo sguardo basso, pieno di vergogna, aspettando il suo rifiuto.
«okay Giove guardami»
e così eseguo di nuovo il suo ordine, la guardo: impossibile non dargliela vinta.
«in che senso "avvicinarti"?»
il mio cuore sta impazzendo, mi sento svenire ad ogni sua singola parola.
-sono decisamente in panico.
che faccio adesso?-
deglutisco, agisco d'impulso, mi avvicino a te e ti bacio, come potevi aspettarti altro?
sono pronto a ricevere uno schiaffo...
aspetta...
cosa?
stai... ricambiando?...
sono sorpreso, continuo a baciarti, assaporo lentamente le tue labbra.
sei bellissima e amo il "tuo" sapore.
tra virgolette "tuo",  il tuo solito lucida labbra al gusto di vaniglia non mi permette di sentirlo pienamente.
avevo immaginato questo bacio così tanto a lungo... non pensando fosse COSÌ bello.
lecco gentilmente il tuo labbro inferiore.
stavo forse chiedendo troppo?
non mi hai dato nemmeno il tempo di rispondermi, hai schiuso le tue labbra e stai lasciando che la mia lingua scontri la tua.
una, due, tre volte.
sorrido mentre ti bacio.
finalmente.
il mio cuore sta impazzendo, Marte.
non vorrei finisse mai.
"Imagination" riconosco la melodia che riempie d'improvviso la stanza.
"maybe this will be the night that we kiss for the fist time..."
è tutto perfetto, Marte.
le tue labbra sono morbide e amo il modo in cui si muovono lentamente sulle mie.
poggio le mie mani sul tuo viso sentendoti sorridere.
sono io a interrompere il nostro bacio
«è stato...»
«come se marte e giove si fossero appena allineati» ti interrompo.
«è stato come se si fossero appena allineati, si» sorridi e ti avvicini di nuovo.
ti bacio ancora.
sono felice, il mio petto sta esplodendo.
ti stringo forte a me non smettendo di baciarti.
sei tutto ciò che chiedevo, Marte.

————

«allora? vuoi guardare anche il secondo
nessuna risposta.
«Giove? tutto okay?»
«uhm? sisi, tutto okay, mi ero imbambolato un attimo...»
«allora?... ti va di guardare anche il secondo?»
«certo che mi va, Marte»

"....or is that just me and my imagination"





















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