IX

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A Marte.

La prima volta che ho sentito il suo profumo ci trovavamo proprio nella famosissima Bergamo in quella gara di sci in cui persi brutalmente, non ci fu partita.
Ero davvero bravo a sciare, mi muovevo bene e mi ero davvero allenato senza sosta, ma devo dire la verità? Marte fu letteralmente di un altro pianeta.
Spigliata nei movimenti, rapida, i miei occhi non avevano mai visto nessuno bilanciare così bene il peso.
Ero stregato e arrabbiato al tempo stesso, davvero una ragazzina mi aveva appena soffiato il primo posto? Tutti i pronostici davano me per vincitore.
Sono sincero, non avrei mai pensato ci potesse essere una persona più testarda di me, poi incontrai Lei.
Marte e la Sconfitta sono sempre state due rette parallele che non si sono mai incontrate... almeno non prima di me.
Con la mia morte Marte cadde, perse la sua partita con la vita per la prima volta.
Fu alla premiazione che ci incontrammo per la prima volta, lì che sentì per la prima volta il suo profumo, lì che capì tutto ciò che dovevo capire su di te, con un solo sguardo.
Sei ed eri tutto ciò che mostri, Marte, niente segreti, sei semplicemente fatta così.
In quel momento nei tuoi occhi ci vidi orgoglio, una parola che userei raramente adesso, parlando di te.
Forse orgogliosa di avermi battuto?
Sai che di solito sono una persona davvero irascibile ma quella volta non mi arrabbiai nemmeno un po', non in quel momento almeno.
Riesco ancora a rivivere il momento in cui il nostro sguardo si incrociò per la prima volta la prima volta che le nostre mani si sfiorarono: la nostra prima stretta di mano e fu lì che sentì il profumo che mi sarei portato dentro le narici fino all'ultimo momento.
Se adesso qualcuno mi chiedesse di descrivere il tuo profumo direi una sola parola: Bergamo.
So che potrebbe farti ridere ma sei totalmente il profumo di Bergamo e Bergamo è totalmente il tuo profumo.
Non ho mai capito che profumo fosse e ormai è troppo tardi per chiedertelo ma era la fragranza che emanava più sicurezza di tutte: era dolce, per niente invasivo, stava egregiamente sui vestiti, sulla tua pelle e sui tuoi capelli.
Forse non l'ho mai detto ma, quando l'ho conosciuta, Marte usava portare i capelli corti e ricci che, successivamente, tinse di un colore rossastro molto scuro... sembrava avesse un piccolo pianeta al posto dei capelli, è da lì che cominciai ad usare il suo nome: Marte.
Sai che cosa mi stupisce di te?
È passato così tanto tempo da questa prima, e apparentemente insignificante, volta ma noi ci ricordiamo ancora tutti i dettagli a memoria.
Lo so perché ancora parli spesso di me.
Quando passi una bella giornata, solitamente mi permetto di infilarmi nei tuoi sogni per stare un po' con te.
Tutti nella tua vita sanno chi è Giove, tranne Lui... ma va bene così, non ti avrei mai chiesto di parlargli di me.
Quando ti addormenti nel divano resto semplicemente a guardarti dormire, chissà se hai mai pensato o desiderato di dormire con me.
Non mi è permesso di entrare in certe stanze della tua casa: bagno, camera da letto.
In ogni caso non vi sarei entrato comunque; mi piace viaggiare con la fantasia e immaginarla: la vedo tutta bianca con qualcosina gialla, il tuo colore preferito.
In casa tua non c'è traccia di blu se non per una piccola foto, rivestita totalmente del colore che mi appartiene, a cui nessuno dà peso se non tu.
È una nostra foto, è lì che vivo, lì dentro, e tu lo sai.
È davvero piccolina, non dà nell'occhio perché è una piccola parte di te che vuoi rimanga solo tua.
È la nostra foto più bella, la più vera, il blu e il rosso, i nostri colori, sono accostati e non uniti, non mescolati.
Sai un'altra cosa che mi stupisce di noi?
Ancora oggi i nostri colori rimangono affiancati senza mai mescolarsi e senza mai davvero lasciarsi; perché io e te, Marte, siamo sempre stati così: non abbiamo mai lasciato che il blu e il rosso si unissero per formare il viola.

-Tuo, Giove.

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