5

15 0 0
                                    



 

Durante la settimana mi staccai molto di più da Mattia e mi affezionai ancora di più a Leo tant'è che parlavamo sempre sia in chat che in chiamata la sera: molte volte staccava con la ragazza, con una scusa, per stare in chiamata con me e a me questo faceva solo che piacere. Un giorno concordammo di vederci venerdì, il giorno di San Valentino.
Come al solito andai al bagno e, dopo aver avvertito mia nonna che sarei tornata a casa alle sei, mi catapultai alla fermata.                                                                                                               Solita ora, solito messaggio: Leonardo che mi dava il buongiorno. Sorrisi non appena sentì il mio telefono vibrare.
Vidi Mattia al solito posto e mi venne incontro quando i suoi occhi incrociarono i miei, appena fu da me provò a baciarmi ricevendo un rifiuto da parte mia.                                                           << Perché non vuoi baciarmi?>> chiese stupito ma allo stesso tempo offeso.                                            
<< Non ne ho voglia.>> dissi schiettamente, la verità era che lui non mi piaceva da un bel po' e mi aiutò ad aprire gli occhi Leo. Vidi l'espressione di Mattia mutare e diventare un misto tra rabbia e tristezza.                                                                                                               << Dimmi cos'hai una volta per tutte.>> mi impose. La sera prima era venuto a cena da me e litigammo tutto il tempo perché non voleva che andassi a cena con Andrea e, in quel preciso istante, misi tutto in dubbio, infatti gli dissi che se avesse continuato così lo avrei lasciato da un momento all'altro.                                                                                                   <<Sono sempre arrabbiata per ieri, ok?>> urlai lasciandolo per andare dalle mie amiche aspettando che suonasse la campanella.
Durante le ore di lezione gli scrissi una lettera nella quale esplicavo ciò che non mi piaceva della nostra relazione e gliela diedi appena lo vidì all'uscita di scuola.                                        
Gli porsi la lettera e lui mi lanciò uno sguardo di terrore poiché pensava che in quella busta ci fossero scritte le parole che non voleva sentirsi dire. Alla fine la ebbe vinta e venne a mangiare con me e altre mie compagne di classe, ma sentivo che non mi sentivo come qualche settimana prima, sentivo che lui era un intruso nella mia vita.
Una volta arrivate le due lo salutai e andai con Vanessa a scuola per accaparrarmi gli ultimi banchi.
In cima alla classe notai una testa riccia che mi guardava insistentemente: Andrea.
Mi sorrise e venne da me, per poi abbracciami.                                                                                
<< Ciao scema, com'è stato il tuo pranzetto romantico con Mattia?>> mi chiese poco dopo, scatenando una risatina da parte di entrambi.
<< Una noia.>> definì. Io e Andrea avevamo un rapporto strano: lui era anaffettivo e se ti abbracciava stava a significare che c'era qualcosa che non andava, io, invece, desideravo le sue attenzioni ma ottenevo solo offese ed una spalla su cui piangere che non disturbava i miei spazi poiché non sapeva darmi consigli, ma sapeva ascoltarmi.
Iniziò il corso e io ed Andrea eravamo distanti ma riuscivamo comunque a comunicare attraverso degli sguardi.
<< Bene, facciamo una pausa, che dite>> annunciò il professore dato che ci vedeva annoiati e poco attenti.
<< Vieni ti offro un caffè.>> mi disse Andrea non appena mi raggiunse. Il corso sulla sicurezza era veramente una noia, ma almeno potevo stare in chat con Leo che mi aveva detto che era in città e, che una volta finito il corso, sarebbe passato a salutarmi.
<< Cosa vuoi?>> mi chiese indicandomi i gusti di caffè per ricevere un "caffè d'orzo" come risposta da parte mia.
Io ad Andrea ci si mise a parlare del più o del meno, quando ci accorgemmo che era tardi e che il corso era iniziato da un pezzo, al che partì una corsa per raggiungere la classe nel meno tempo possibile.
<< Scusi, per il ritardo.>> dissi appena misi piede in classe e ricevendo come risposta un'alzata di spalle.
Andai nuovamente a sedere e lessi un messaggio di Leo che diceva che era sotto la mia scuola che mi aspettava, automaticamente sorrisi.
Si fecero le sei e io corsi fuori dalla scuola per raggiungere Leo alle indicazioni da lui date.

All'inizio delle scale, alla cui fine si trovava lui, c'era un suo amico che faceva da scorta nel caso ci fessa stato una qualche persona che poteva essere un possibile rischio.
Dopo aver salito le scale, lo vidi' che girava in tondo, con il telefono in mano.
Mi schiarì la voce per fargli capire che ero arrivata.
<< Oh, eccoti.>> disse ridacchiando, probabilmente dall'imbarazzo.
<< Già, eccomi.>>ripetei, ridacchiando a mia volta per la stessa motivazione.
<< Com'è andata?>> domandò per rompere il ghiaccio.
<< Tutto ok, è stato abbastanza noioso.>> ammetto, col cellulare tra le mani.
Mio padre mi insegnò che era maleducazione parlare col cellulare accanto, perciò, quasi per automatismo, decisi di posarlo nella tasca anteriore dello zaino.
Non appena mi alzai dopo aver fatto quell'azione, mi ritrovai Leo davanti che si avvicinò e posò le sue labbra sulle mie.
E in un secondo l'amore e ricordi svanirono via, per lasciare spazio alle sensazioni che mi dava Leo con un solo tocco.
<< Ops.>> disse non appena mi staccai,ma lo facemmo così violentemente, che sentì la sua mancanza nonostante lo avessi tra le braccia.
Lo ribaciai senza indugi.
<< Ops parte due.>> ribadì non appena divise le nostre labbra una seconda volta.
<< E adesso?>> chiesi in cerca di risposte a domande che non aveva nemmeno.
Era chiaro: avevo tradito Mattia.
<<Adesso niente, adesso sei mia.>> ammise con tono provocante.
Deglutì, presi lo zaino e lo salutai con un bacio.
<< Be' io devo andare, ci vediamo domani?>>
<< Come d'accordo, signorina.>> disse ricevendo in cambio un mio sorriso.
Quando fui abbastanza lontana, ripresi il telefono, mi misi le cuffie facendo partire "Sentimenti" di Lorenzo Ciaffi.
Pochi secondi dopo squillò il telefono che segnava il nome di Mattia, sbuffai e abbozzai un sorrisetto poiché la mia testa mi riportò a qualche minuto prima.
<< Ei, dimmi.>> risposi freddamente, pensando a quello che era successo.
<< No, nulla, com'è andata?>>
<< Bene.>> replicai secca, desiderosa di staccare quella chiamata per riprendere ad ascoltare la canzone che era stata interrotta.
<< Mh, e adesso dove sei?>> chiese cercando di investigare come sempre.
<< Sto tornando a casa a piedi.>>
<< Non hai preso il bus?>>
<< No, l'ho perso, mi sono fermata a parlare con Andrea. Senti ci sente dopo, mi sta chiamando mia nonna, probabilmente vuole sapere tra quanto sarò a casa.>> mentì tre volta in una sola frase.
Lo salutai e continuai a camminare verso casa ricordando il bacio tra me e Leo.
Vibrò di nuovo il telefono e, al solo pensiero che fosse di nuovo Mattia, sbuffai ma quello sbuffo si trasformò in un sorriso non appena lessi il nome di Leo, che mi chiedeva se fossi ancora viva, sullo schermo.
Gli risposi che stavo bene e gli chiesi se stasera potevamo stare in chiamata e ricevetti una risposta positiva nel giro di pochi istanti.
Arrivata a casa mi fiondai sotto la doccia e, se mi concentravo, riuscivo ancora a sentire le mani di Leo su di me, vogliose di qualcosa che in pubblico non poteva avere.
Percepivo ancora la pressione delle sue labbra sulle mie e la sua lingua cercare la mia.
Udivo ancora le sue parole sussurrate nelle mie orecchie e, al solo pensiero, rabbrividì.

Dopo esser uscita dal box, essermi asciugata i capelli, aver mangiato ed aver studiato, mi  misi al computer alla ricerca di qualche film carino quando il telefono mi annunciò un messaggio da parte di Mattia che mi informava che era arrivata a casa in quel momento, gli risposi che lo avevo immaginato e lo tranquillizzai dicendogli che ero in crisi per conto mio in quel momento.
Inviai il messaggio e, poco dopo, mi chiamò desideroso di sapere che cosa mi stesse passando nella testa in quel periodo.
Senza giri di parole gli dissi che non ero più sicura dei miei sentimenti che provavo per lui, che era meglio per noi non continuare questa farsa e che avevo voglia di libertà poiché ero stanca dei limiti imposti dalla sua morbosa gelosia.
Nel giro di quaranta minuti lasciammo e, poco dopo,chiamai Leo come se non fossi mai stata fidanzata con un ragazzo per cinquemesi e non fossi stata in grado di innamorarmi di un'altra persona e ditradirlo in meno di una settimana

Espìrìto Libre.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora