Come al solito mi svegliai in collera col mondo, quel giorno sarei dovuta andare a fare alternanza alle scuole elementari.
Andai in bagno e mi sistemai controvoglia e velocemente, per non sembrare un morto vivente al mondo e, quando vidi che ero accettabile, misi in spalla lo zaino e uscì.
Furono le cinque ore più pesanti di sempre caratterizzate da un compito di sociologia e soprattutto dall'indifferenza di Mattia che, a ricreazione, mi fissava e faceva finta di non conoscermi.
All'una corsi alla fermata del bus poiché dovevo iniziare alternanza alle due e dovevo pure mangiare.
<< Buongiorno.>> salutai Anna quando la raggiunsi.
<< Buongiorno,che fai oggi?>> chiese mentre si toglieva le cuffie dalle orecchie.
<< Inizio alternanza e poi dovrei andare a ripetizioni.>> le spiegai.
Montai sull'autobus con lei e ci mettemmo a sedere.
<< Con Leo?>> chiese.
La domenica ci litigai talmente tanto che stetti a piangere quasi tutta la sera, mi disse che si tirava indietro e che non voleva più avere a che fare con me, poi, il giorno successivo mi spiegò che era la sua vendetta per averlo fatto incazzare il sabato a Fuoricittà.
<< Tutto bene, dovremmo uscire venerdì>> la informai guadagnandomi un'occhiataccia da parte sua.
<< Viene da te?>>
<< Sì, come sempre e poi tanto ci rivediamo anche sabato, come sempre.>>
<< Fa' attenzione.>>
Annuì e scesi dal bus, ritrovandomi in una cittadina che conoscevo a malapena, rischiando pure di ritardare.
Chiesi a una ragazza se sapesse dove si trovasse la scuola e, dopo avermi dato le indicazioni, se ne andò, lasciandomi più confusa di prima.
Mi feci coraggio e seguì le parole di quella ragazza che, se fossero state giuste, mi avrebbero portato alla mia meta, infatti così fu, dopo aver svoltato una curva e fatto una salita, mi ritrovai davanti ad un campo da basket e una scuola con le finestre decorate da dei disegni; adesso dovevo solo mangiare, quindi feci la discesa e, poco dopo, trovai un bar, entrai e ordinai un panino al prosciutto crudo e un'estate al limone.
Uscita dal locale, mi affrettai ad addentare il mio pranzo quando sentì il telefono nella tasca vibrare: un messaggio da Giacomo, nel quale mi chiedeva se fossi uscita.
Chiamai mia nonna e la pregai di non mandarmi a ripetizioni, inventandomi che ero stanca e che avevo bisogno di svagarmi, accettò, stranamente, senza obbiettare e informandomi che sarebbe venuta a prendermi a scuola.
Suonò la campanella ed io ero libera di ritornare alla mia vita di diciassettenne. In quella classe i bambini mi riempirono di domande alle quali, la maggior parte delle volte, non sapevo bene cosa rispondere. Camminai pochi metri e trovai mia nonna che mi aspettava in macchina.
<< Com'è andata?>> chiese mentre mi allacciavo la cintura.
<<Bene, mi piace molto, per ora.>> affermai, poiché dicevo sempre di odiare i bambini.
<< Stai a vedere che da grande farai la maestra.>> scherzò mentre era in coda al semaforo.
<< Non credo proprio.>>
<< Mh, senti ti porto a casa?>> chiese cambiando argomento per non farmi innervosire.
<< No, lasciami in piazza.>>
<< A che ora torni e, soprattutto, come?>> chiese interrogativa.
<< Verso le sette e, probabilmente, con Francesco.>> la informai mentre rallentava la macchina per farmi andare dai miei amici.
Scesi e, una volta salutata, mi diressi in piazza, incontrando Elia.
<< Ciao scema, accompagnami a bere.>> m'impose dopo avermi dato un bacio sulla guancia.
<< Ciao e poi si chiede per piacere.>> dissi fingendomi offesa ma comunque seguendolo verso la fontana che stava dalla parte opposta a dove ero diretta.
<< Come mai qua?>> continuò.
<< Sto aspettando una persona.>> ammisi col sorriso sulle labbra.
<< No, e chi?>> chiese incredulo.
<< Giacomo.>>
<< Gaia>> mi ammonì facendo scomparire l'entusiasmo di qualche istante prima.
<< Cosa?>>
<< Tutti,ma non Giacomo, si sa tutti che è scemo.>>
<< Va bene, ma ci devo uscire io, mica gli altri.>> dissi mentre ci incamminavo al solito posto.
<< Fai come vuoi.>> mi liquidò per poi andarsene e lasciarmi con i ragazzi di sempre.
Salutai tutti con un abbraccio e mi misi a sedere aspettando.
<< Com'è andata con i bambini?>> chiese Francesco mettendosi accanto a me.
<< Un inferno, non potevo nemmeno dire le parolacce.>> scherzai, scatenando una risata da parte sua.
<< Eh, allora deve essere stata proprio dura.>> continuò Lorenzo davanti a me.
Continuammo a scherzare e giocherellare tra noi quando, a un certo punto, sentì un rombo in lontananza.
Era lui.
Dopo pochi secondi una moto arancione comparì in cima alla discesa e si mise su una ruota, per poi fermarsi una volta davanti a noi.
Giacomo scese e sfilò il casco.
Mi venne a salutare abbracciandomi e poi andò verso Lorenzo e Davide, che ci aveva raggiunto poco prima.
<< Fra, non è che mi porteresti a casa? Così prendo il casco per dopo quando devo tornare a casa.>> chiesi avvicinandomi a lui.
<< Sì, ma ora chi te lo presta?>>
<< Io.>> disse Giacomo, porgendomi il suo casco.
Lo guardai un attimo e, dopo averlo afferrato, lo indossai e montai sul booster di Francesco che partì poco dopo.
<< Fra, ma come faccio a sbloccare Giacomo?>> chiesi mentre stavamo in strada.
<< Cioè?>>
<< Non riesco a stabilirci un contatto saldo, ogni volta è tutto un dubbio.>> spiegai alzando la voce per farmi sentire.
<< Giacomo è la definizione di mistero, tu provaci senza pensare alle conseguenze, altrimenti rimani nell'incertezza.>> mi consigliò mentre curvò per entrare nel piazzale di casa mia.
<< Sali la salita e fermati.>>
Fece come dissi e, una volta scesa dal motorino, iniziai a correre per andare a prendere il mio casco.
Arrivai sul mio terrazzo, aprì la casetta di legno che stava lì e lo agguantai per poi ricominciare a correre verso Francesco.
<< Ci sono.>> lo avvertì.
Arrivata in piazza, resi il casco a Giacomo cercando di instaurarci un contatto che ricevette un rifiuto immediato, al che mi misi a sedere sul muretto, perplessa dalle azioni di quel ragazzo.
<< Mettiti il casco che si va a fare un giro>> esordì poco dopo.
<< Ok...>> dissi incerta, mettendomi il casco e avviandomi verso di lui e la sua moto.
<< No, ma te sali con Lorenzo.>> mi spiegò, guadagnandosi un'occhiata confusa da parte mia e di Lorenzo.
<< Cosa?>> chiesi, sperando di aver sentito male.
<< Vai con Lore.>> ripeté.
<< No, io salgo con te, altrimenti non vengo.>>
<< No, te vieni e sali con Lorenzo.>>
Mi allontanai e mi tolsi il casco, per poi rimettermi a sedere, guardandolo male.
<< Forza, rimettitelo e vai con Lore, senza tante storie.>> continuò con un tono stranamente calmo.
<< O con te o me ne ritorno a casa.>> tagliai corto duramente.
<< Sali con Lorenzo.>> ripeté.
<< Dai, Gaia, vieni con me, altrimenti non se ne leva le gambe.>> mi riprese Lorenzo, guardandomi con uno strano sguardo.
Sbuffai e andai da lui, visibilmente offesa.
<< Ma perché deve fare così?>> chiesi una volta raggiunto.
<< Non lo so, sai com'è fatto.>>
<< Diglielo tu che voglio salire con lui.>> imposi.
Mi guardò e urlò il suo nome per catturare la sua attenzione.
<< Portala tu e zitto. >> lo obbligò, cercando di incutere timore, ma ottenendo solo uno sbuffo e un "sì" scocciato.
Andai verso di lui con fare vittorioso e gli lanciai uno sguardo che stava a dire" Ma lo sai con chi stai giocando?", montai e mi strinsi a lui.
Accese la moto che annunciò di essere sveglia con un bel rombo e poi partì a tutta velocità, andando, senza ritegno, su una sola ruota. Era in momenti come quelli che pensavo che riuscivo a godere a pieno la mia età.
Andammo in un vialone sterrato e, dopo avermi fatto scendere bruscamente, iniziò a fare le sue acrobazie.
<< Ma ti piace così tanto?>> chiese improvvisamente Francesco, con una sigaretta in bocca.
<< Credo di sì.>> dissi incerta, pensando a Leo.
<< Mh, stai attenta, Gaia, ti voglio bene e non voglio che tu stia male.>>
<< Anch'io, stai tranquillo, ok?>> lo tranquillizzai, mettendogli una mano sulla spalla.
Dopo un po' montai nuovamente con Giacomo e andammo verso un sentiero, senza problemi dato che la sua moto era fatta per andare nei boschi e aspettammo che Lorenzo e Francesco ci raggiungessero.
<< Dove sono secondo te?>> chiese.
<< All'inizio della via, Francesco non ce la faceva a venire.>> lo informai dato che vidi la scena di Francesco che improvvisamente si fermò.
<< E Lorenzo?>>
<< Credo che sia a dargli una mano.>> ipotizzai, sentendo, successivamente, il suono delle moto riecheggiare e vendendoli arrivare verso di noi.
Partimmo di nuovo e fummo, come sempre, in testa e lo adoravo. Ogni volta che andavo in moto ed ero ultima, dentro di me, maledicevo chi stava guidando, perché odiavo essere ultima, la vedevo come una cosa imbarazzante.
Ben presto mi ritrovai in una via costeggiata da alberi che filtravano la luce del sole a sprazzi, vedevo i fiori all'inizio della loro fioritura e le foglie volteggiare a causa del vento ed io ero abbracciata a Giacomo.
Sbucammo davanti ad un semaforo, la cui strada di fronte portava, a lungo andare, in piazza, perciò, una volta scattato il verde, la prendemmo.
<< Oh, Giacomo,io vado un attimo in piazza, per salutare e poi vado a casa.>> lo informò Lorenzo che si era avvicinato a noi.
<< Va bene.>> lo sentì rispondere e vidi Lorenzo allontanarsi.
<< Senti, per te va bene se ci fermiamo in piazza e poi ti riporto a casa?>>
<< Certo, tranquillo.>> dissi gentilmente, per rimediare alla scenata fatta prima.
Prese la curva per andare in piazza e ci trovai Mattia e il suo migliore amico che mi guardavano spiazzati. Per ripicca mi appoggiai alla schiena di Giacomo in modo provocatorio, come se tra me e Giacomo ci fosse stato qualcosa, il che era vero ma Mattia non doveva saperlo.
<< Bene, noi andiamo.>> affermò Giacomo dopo un po' di minuti passati a subire lo sguardo giudizioso del mio ex ragazzo.
Accese la moto e partì quando sentì che ero ben salda a lui e, forse per manie di protagonismo o per dispetto, impennò proprio davanti a Mattia.
Una volta arrivati a casa mia, spense la moto ed io scesi per poi piazzarmi davanti a lui che, senza preavviso, mi mise le braccia intorno ai fianchi.
<< Come mai così presto?>> chiesi mentre gli allacciavo le braccia intorno al collo.
<< Be' devo studiare, domani mi interrogheranno.>> mi spiega con il casco sempre indosso mentre io, al suo contrario, una volta tolto, lo posai in terra.
<< Ah perché studi pure?>> lo presi in giro, facendolo sorridere.
<< Be' per mia madre sì, in realtà mi chiudo in camera a non fare nulla.>> mi confessò.
Non capivo se tenesse il casco per proteggersi da me.
<< Ma toglilo in casco, no? Almeno si parla meglio.>> lo spronai e, dopo averlo detto, levò le braccia dai miei fianchi, si slacciò il casco e lo sfilò.
Incrociammo lo sguardo e, dopo pochi istanti, le sue labbra furono sulle mie.
Sentì la sua lingua chiedere il permesso battendo sulle mie labbra, avendo il consenso.
<< Ehm, scusa...>> dissi un attimo dopo essermi staccata.
<< Tranquilla.>> tagliò corto, per poi ridarmi un bacio a stampo.
<< Credo che sia l'ora di andare.>> continuò guardandosi l'orologio: << Altrimenti mia madre mi uccide.>>
<< Oh, sì, vai tranquillo.>> dissi e lo salutai.
In seguito a quel bacio, chiamai Sofia che quel giorno era andata da Thomas.
<< Indovina.>> esordì non appena rispose.
<< Cosa?>> chiese mentre sentivo Thomas borbottare scocciato.
<< Indovina, c'entra Giacomo.>>
<< Ci sei andata?>>
<< Ding Ding Ding.>>
<< Ah, fantastico.>>
<< Cos'è successo?>> chiesi aspettandomi un'altra reazione.
<< Dopo ti spiego>> mi liquidò e riattaccò.
Entrai in casa e dopo un'oretta mi scrisse Giacomo.
Lessi nel suo messaggio che aveva sbagliato e che preferiva tenermi come un'amica.
Gli risposi che non avevo problemi, l'unico problema che avevo era dire a Leo che io e Giacomo ci eravamo baciati.
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Espìrìto Libre.
ChickLitMolte volte le persone vedono l'immenso in persone in cui ci sono solo limiti e questo il caso di Gaia che ha visto troppo in gente che aveva troppo poco. Gaia, diciasettenne alle prese con i primi accenni di vita, si trova a fare i conti con nuovi...