CAPITOLO 5

103 13 172
                                    

Capitolo 5. Il suo Draco e la tua Hermione

***

SAMUEL

- Dave Smith è stato trasferito nella tua scuola, ora potrai svolgere il tuo lavoro con più comodità- dice l'uomo davanti a me incrociando le braccia al petto.

Il suo viso è solcato da profonde rughe di espressione che gli fanno dimostrare più anni di quanti ne abbia. Si inumidisce le labbra screpolate dal freddo e mi porge una cartella gialla sporgendosi oltre la sua scrivania.

La afferro e la ficco nello zaino senza nemmeno guardare al suo interno. So benissimo che è vuota, sarà il mio dovere riempirla di informazioni.

- Devo ancora parlarci- mormoro posando distrattamente lo sguardo sulla foto che raffigura il mio capo con sua moglie. -Come sta Joan?-

Lui scrolla le spalle per poi sfiorare l'immagine del volto della donna. Sembra felice.

Abbozza un sorriso:-Ho trovato da un po' i soldi per quella terapia a New York. Vogliamo provarci-

- Sono sicuro che ce la farà- dico con tono rassicurante.

Anche se non ne ho la più pallida idea.

Il mio capo però fa il gesto di scacciare una mosca, liquidando l'argomento in un istante.

Inarca un sopracciglio e sospira leggermente:-Ti sei proposto di fargli fare il giro della scuola?- chiede a un certo punto.

Io deglutisco e scuoto la testa per negare.

- Stavo per farlo...- biascico mentre il suo sguardo indagatorio mi scruta con la massima attenzione.

Starà sicuramente rivalutando la mia reputazione qui a lavoro.

- Ma?- sprona a continuare. E questo mi fa stringere i pugni.

"Io, prof". Il ricordo della sua voce fastidiosa mentre si offriva volontaria, mi fa arrabbiare.

Cosa pensava in quel momento, Dio Santo?!

-...ma un'altro è stato più veloce di me, scusa Peter- sbuffo abbassando lo sguardo sulle mie scarpe da ginnastica.

Lui sospira rumorosamente e si alza avvicinandosi alla finestra. Fissa per un attimo la strada caotica sotto di noi per poi tornare su di me. Mi dà una pacca sulla schiena come quando da piccolo facevo qualche cavolata e lui mi prometteva che non avrebbe detto nulla ai miei.

- Capita, Samuel. Capita- fa, leggermente compiaciuto -Dovrai però cercare di avere un'interazione sociale con lui, capisci?

Annuisco, anche se contrariato:-Sì, ma non mi pagano per parlare- ribatto stizzito.

Peter stringe la presa attorno alla mia spalla.

- Samuel...

- Okay, okay. Devo parlargli, farmelo amico e raccogliere più informazioni possibili- mormoro elencando ogni cosa sulle dita, annoiato. Me lo fa ripetere ogni giorno. Ogni, sacrosanto, giorno.

Mi da un'altra pacca e torna a sedersi. Sistemo la giacca a stampe militari mentre lui aggrotta le sopracciglia, riducendo gli occhi in due fessure.

- Ti stanno bene- esordisce a un certo punto, riferendosi ai miei capelli. Mi passo automaticamente la mano tra le ciocche platino che sfiorano la fronte, solleticando la pelle.

- Oh, beh...grazie- rispondo leggermente imbarazzato grattandomi la nuca.

- E il nuovo taglio...rasato solo ai lati. Mi piace- continua sfregandosi il mento. Abbandona la schiena contro la sedia girevole di pelle e annuisce leggermente.

JOURNALISTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora