CAPITOLO 11

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Capitolo 11. Chi nasce tondo non può morire quadrato

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SAMUEL

- Piacere, io sono Samuel. Samuel Hall

E comincia così la mia nuova settimana scolastica, con un'introduzione un po' alla James Bond.

Quando ieri sera mi sono stampato alcuni dei documenti che abbiamo trovato nell'ufficio della preside io e Samantha, mi sono finalmente deciso di cominciare ufficialmente l'incarico che mi ha affidato Peter.

In realtà il mio capo non è stato molto specifico al riguardo, ha solo detto di tenere d'occhio Dave Smith dato che era nella nostra scuola e basta. Sapevo che sarebbe entrato a far parte dell'istituto già da maggio, ma durante quest'estate ho cominciato a nutrire seri dubbi sul suo caso.

Incriminato per omicidio involontario all'età di diciassette anni, di un uomo dalla reputazione e fedina penale discutibili. I moventi sono vaghi, quasi inverosimili e la confessione è stata emessa quasi subito. Due anni di riformatorio e poi qui, nella San Francisco High School.

Ha avuto dei avvocati davvero buoni che gli hanno ristretto la pena fino a otto anni.

E tutto questo è talmente strano che comincio a nutrire seri dubbi. Serissimi.

Quindi oggi mi sono alzato con la voglia di scavare più a fondo nella faccenda e in questo momento infatti, Dave Smith mi sta guardando con un sopracciglio alzato, seduto dietro all'ultimo banco della classe di letteratura.

Boccheggia per qualche secondo: -Seh...Dave Smith-

La classe è ancora deserta dato che nessuno si affretta ad entrare in aula tra il cambio tra la prima e la seconda ora. Il moro si guarda intorno per qualche secondo, visibilmente a disagio, prima di distendere le labbra in una specie di smorfia tirata.

- Hai studiato l'argomento per oggi?- domando lasciando cadere lo zaino sul posto accanto al suo.

- No- bofonchia armeggiando con il cellulare.

Sbuffo.

- La professoressa ti potrebbe interrogare, sai? Ti consiglio...

- Potresti solamente tacere? Grazie- fa lanciandomi un'occhiataccia, prima di far sprofondare il collo nel bavero della sua giacca di jeans. Ha la fronte aggrottata e ho la netta impressione che voglia aggiungere qualcosa, ma non lo fa.

Mamma mia, che acido.

Prendo un respiro profondo, cercando di contare fino a dieci.

Non ho mai fallito una missione prima d'ora.

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